Questa nota spiega come la neve in Sila possa essere considerata una risorsa e un’opportunità da valorizzare per stimolare il turismo invernale e lo sviluppo locale dei territori di interesse. Analogamente a tutti gli altri settori dell’economia calabrese, anche il turismo legato agli sport invernali soffre di vincoli di domanda. Qualsiasi strategia di sviluppo dell’altopiano della Sila centrata sulla domanda proveniente dai calabresi è destinata a fallire perché il mercato regionale è limitato e facilmente saturabile. Accanto alla domanda locale, il settore deve puntare, quindi, a soddisfare la domanda proveniente dai mercati extra-regionali. Si tratta di capire come la Calabria possa recuperare competitività ed esportare servizi turistici sui potenziali mercati di riferimento, che sono rappresentati dalla Basilicata, dalla Puglia e dalla Sicilia. L’ipotesi di lavoro è di discutere di alcune caratteristiche dell’offerta dei servizi turistici invernali esistenti in Sila e delle esigenze del consumatore-turista. Pensando a cose “normali” nel meccanismo di funzionamento di questo mercato, la discussione è finalizzata a capire quali sono le pre-condizioni per avviare un virtuoso processo di sviluppo locale. Il focus è limitato agli sport su pista. Tale scelta semplifica l’esposizione del testo. Sebbene le attività su pista assorbano la stragrande maggioranza della domanda di sport invernali, si è consapevoli del fatto che la Sila è anche ben altro.
Dove si scia Le stazioni sciistiche dove poter praticare lo sci sono localizzate a Camigliatello Silano, Lorica e Villaggio Palumbo. Camigliatello Silano è dotato di 2 piste per un totale di circa 3 Km di tracciato sciabile. Lorica è oggetto di un importante progetto di ammodernamento degli impianti di risalita e di riprogettazione dei tracciati. Per la stagione 2016-2017, le attività dovrebbero essere avviate nella parte del comprensorio che fa capo a Botte Donato, in cui sono presenti tre piste per un lunghezza totale di circa 5 Km di tracciato. L’anno prossimo dovrebbe essere fruibile anche l’impianto che interessa il monte Marinella di Coppa, in cui sono previste due piste lunghe in totale circa 3 km. Villaggio Palumbo conta su 20 km di piste distribuiti su 10 tracciati di variegata lunghezza. Accanto alle piste omologate, in ciascuna località c’è spazio per fare anche attività free-racing. In teoria, quindi, lo spazio per sciare non manca. Difatti, le presenze in Sila sono consistenti. I dati della tabella 1 sono forniti dall’ex-ARSSA Calabria e si riferiscono ai biglietti e agli abbonamenti rilasciati per utilizzare gli impianti di risalita di Camigliatello Silano e di Lorica: dal 2005 al 2015 si conta un valore medio annuo di 65899 utilizzi degli impianti di risalita di Camigliatello Silano (di cui 12437 effettuati con abbonamenti e 53462 con biglietti). A Lorica, dal 2005 al 2013, i dati equivalenti ammontano a 28877 “risalite” medie annue, di cui 5867 con abbonamenti e 23010 con biglietti giornalieri. Chi ha frequentato quei luoghi ha consentito l’emissione di un ammontare totale di scontrini negli esercizi pubblici (bar e ristoranti) pari a 477383 a Camigliatello Silano e 251680 a Lorica (le medie annue sono 43398 e 27964, rispettivamente). Il comparto, anche nelle condizioni di pressapochismo sistemico in cui versa da anni, ha, comunque, garantito elevate presenze e consistenti guadagni diretti a favore dell’ente che ha gestito gli impianti e, indirettamente, alle attività private localizzate nei due agglomerati urbani. La domanda che bisogna porsi è, quindi, la seguente: se i dati mostrano un certo interesse per questi sport, che cosa potrebbe verificarsi in presenza di una riqualificazione degli impianti, di un’ottimizzazione della fruibilità delle piste e di una ristrutturazione dell’intera filiera del turismo invernale?
L’ininfluenza dell’accessibilità Sebbene lo sci non sia uno sport accessibile a tutti (sciare costa), chi lo pratica domanda poche cose, che sono, peraltro, essenziali e semplici. La prima questione da capire è che il turista-sciatore non considera un freno l’accessibilità dei luoghi (tempi di percorrenza e difficoltà dei percorsi). E’ implicito che non è facile raggiungere i luoghi montani e chi desidera praticare questi sport incorpora nella sua funzione di utilità il costo dell’accessibilità. L’evidenza mostra come i tempi di percorrenza necessari per raggiungere alcuni comprensori sciistici italiani non siano brevi. Se questo fosse il problema, allora non si capirebbe perché queste zone sciistiche sono ad alta crescita e a bassa accessibilità. Se ne deduce che l’ipotesi in base alla quale lo scii in Sila sia poco sviluppato per la perifericità della Calabria è priva di alcun riscontro empirico. Peraltro, i tempi di percorrenza non aiutano a capire i flussi turistici da Sud verso Nord. Evidentemente non conta come, e in quanto tempo, si arriva in un luogo, ma è fondamentale che il turista soddisfi le proprie aspettative una volta giunto a destinazione.
Il vincolo dell’innevamento La dotazione di infrastrutture in Sila è unica nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia e ha un’utenza teorica molto ampia. Tuttavia, il potenziale di offerta soffre di molti vincoli, il primo dei quali è legato all’innevamento. La stagione sciistica è concentrata nei periodi di innevamento naturale che, in presenza di vistosi cambiamenti climatici, diventano sempre più limitati stagione 2015-2016). I dati della tabella 1, indicano, peraltro, come l’instabilità climatica si rifletta nell’instabilità nell’utilizzo degli impianti di Camigliatello Silano e di Lorica. In assenza di innevamento programmato, qualsiasi piano di sviluppo del settore incorpora, in senso negativo, l’incertezza legata alla probabilità di poter sciare. In tali circostanze, dal lato dell’offerta nessun agente ha incentivi a offrire i servizi che ruotano attorno allo sci e, d’altro canto, dal lato della domanda, nessun cliente-turista programma di trascorrere del tempo libero in Sila nei periodi a basso innevamento naturale. La pre-condizione, quindi, per trasformare lo sport invernale in fonte di crescita della Sila è che ciascuna stazione sciistica si doti di un efficiente e moderno impianto di innevamento artificiale in modo da anticipare l’inizio e posticipare la fine della fruibilità degli impianti. In tutte le località del Nord si fa largo uso dell’innevamento artificiale e non è ben chiaro perché la stessa pratica non si applichi in Calabria: si tratta di investimenti che oggi non richiedono ingenti risorse finanziare e che, al minimo, dovrebbero essere effettuati per innevare almeno una pista per comprensorio. Poiché il clima nelle ore notturne è compatibile con le condizioni di innevamento programmato, la presenza di una pista sempre innevata, annullerebbe le incertezze nella programmazione delle attività da ambo i lati del mercato. Un’implicazione di questo è che si dovrebbe garantire continuità nella fruibilità delle piste e, in tale direzione, ciò implicherebbe la predisposizione di impianti di risalita intermedi. Questo vale per Camigliatello Silano, poiché a Villaggio Palumbo esiste già una seggiovia intermedia e a Lorica questo intervento non è necessario qualora l’innevamento programmato interessi una o entrambe le piste della Valle dell’Inferno.
Serve solo garantire l’innevamento? Il punto centrale del ragionamento è se la garanzia dell’innevamento (naturale e programmato) sia una condizione sufficiente per garantire sviluppo. Se fosse sufficiente avere le piste ben innevate e ben battute, dovremmo osservare dinamismo e prosperità nei periodi di innevamento naturale che, almeno in alcuni specifici luoghi dei comprensori analizzati, può durare molto a lungo. Per esempio, le condizioni ambientali di Botte Donato garantiscono per molti mesi un buon livello di innevamento delle due piste della Valle dell’Inferno. Poiché la crescita della Sila indotta dalla pratica degli sport invernali è quasi nulla, si deduce che dotarsi di impianti di innevamento programmato e far leva sulle stagioni ad elevato innevamento naturale è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per determinare un virtuoso processo di crescita del settore. Serve altro.
La domanda del turista-sciatore Gli elementi di attrattività di un comprensorio sciistico possono essere classificati in due gruppi. Il primo gruppo fa riferimento ai servizi legati allo sci e alle piste, mentre il secondo gruppo riguarda la presenza e la qualità dei servizi dell’intera filiera dell’offerta turistica del comprensorio. E’ preferibile avere piste sicure e ben battute, così come dirimente è poter disporre di spazi di sosta, puliti e facilmente accessibili, per poter socializzare, consumare cibo o, più semplicemente, godere della bellezza e della qualità dell’ambiente. Nonostante le caratteristiche naturale-paesaggistiche della Sila siano di rara bellezza, in nessun punto delle piste sono previste aree di sosta. Sarebbe a basso costo, ma ad elevata utilità prevederle almeno nei pressi dei rifugi a monte e a valle degli impianti. Inoltre, il turista-sciatore preferisce permanere a fine giornata nei pressi delle piste al fine di soddisfare un desiderio di convivialità: per vincoli organizzativi legati all’orario di lavoro del personale delle società che gestiscono gli impianti questa opportunità è negate in Sila. Chi ha mai bevuto una bevanda a Monte Curcio o a Botte Bonato alle ore 17:00/17:30 di un generico giorno di Gennaio, Febbraio o di Marzo? Forse questo elemento è valutato di scarsa utilità per lo sciatore “pendolare di giornata”, ma è estremamente importante per intercettare le preferenze di chi decide di permanere più a lungo, ossia il turista in senso stretto. Seppure apparentemente banale, questo ragionamento impone una radica innovazione nell’organizzazione dell’offerta dei servizi, in cui i tempi della filiera non sono più centrati sui dipendenti delle società di gestione o sui pendolari, bensì sui turisti extraregionali. Infine, è cruciale disporre di servizi strettamente legati allo sci. Due banali esempi indicano come il settore abbia bisogno di recuperare “normalità” anche su questo fronte. Il generico sciatore, si aspetta, che l’attrezzatura da noleggio sia diversificata e di buona fattura, offerta a prezzi competitivi e calibrata alle individuali esigenze tecniche; le lamine degli scii siano preparate in tempi rapidi e fatte bene; gli scarponi siano riscaldati. Cose normali. Infine, avere continuità nella fruizione degli impianti e delle piste contribuirebbe a potenziare il ruolo delle Scuole di Scii, le quali, avendo periodi più lunghi su cui programmare le loro attività, potrebbero intercettare molta più domanda, trasformando quella latente in effettiva.
L’attenzione sul comprensorio. Il sistema turistico-ricettivo deve garantire efficienza organizzativa e diversificazione dei servizi. Se il differenziale dei prezzi del sistema di ricettività è a svantaggio delle aree silane, è ovvio che la domanda extra-regionale sarà dirottata verso altre destinazioni turistiche. La sfida competitiva impone, quindi, ai privati di fissare equi rapporti prezzo-qualità. La diffusa pratica di fissare prezzi alti e offrire bassa qualità non premia. La probabilità che un turista ritorni e/o faccia buona pubblicità all’interno della propria rete amicale aumenta se a fronte di un determinato prezzo riceve servizi di alta qualità. Poiché la Sila soffre di indubbi svantaggi competitivi (bassa promozione, limitata conoscenza, discontinuità nella fruizione degli impianti, bassa qualità dei servizi, alti prezzi, bassa diversificazione) è opportuno che all’inizio di un ipotetico piano di rilancio del settore, i privati facciano di più e meglio dei propri colleghi di altre località. D’altra parte, dopo aver trascorso molte ore della giornata all’esterno e sulle piste, il turista desidera (a) rientrare in una stanza calda, pulita, accogliente e funzionale; (b) alimentarsi con cibo buono, preferibilmente legato alle tradizioni e ai sapori dei luoghi; (c) trascorrere le prime ore serali svolgendo attività di socializzazione (tornei vari, rappresentazioni teatrali, proiezioni di film) (d) essere quotidianamente informato sui luoghi e sugli eventi programmati in Sila, prevedendo di trasformare la settimana bianca (corta o lunga che sia) anche in un momento di conoscenza dei territori.
La sintesi Serve un serio patto per gli inverni della Sila. E’ falso pensare che il rilancio del turismo invernale sia di esclusiva responsabilità degli enti territoriali. Nella nuova fase, l’apparato burocratico e la politica, in latu sensu, devono (i) garantire le precondizioni per avviare il percorso di sviluppo tramite il supporto agli investimenti strutturali, (ii) offrire in modo rapido ed efficiente alcuni servizi di pubblica utilità (viabilità, disponibilità di parcheggi) e (ii) minimizzare la loro ingerenza nei meccanismi organizzativi del comparto. Sul fronte della funzionalità degli impianti e delle piste, è necessario ri-programmare i tempi nella gestione dei servizi. I collaudi e la manutenzione devono essere fatti in largo anticipo rispetto all’avvio della stagione. Occorre recuperare reputazione annullando le inattese e ripetute interruzioni degli impianti di risalita. Eventuali interventi contingenti devono essere rapidi, brevi e comunicati in anticipo agli utenti. Il personale deve essere periodicamente aggiornato e professionalizzato. Occorre, infine, dotarsi di snelli e funzionali strumenti di comunicazione con l’utenza. La rete dell’accoglienza deve radicalizzare la trasformazione dei servizi offerti ai clienti, la cui domanda non è solo di ristorazione, ma è molto più articolata e complessa. Per soddisfarla urge che il sistema degli operatori privati e delle istituzioni intermedie (pro-loco, associazioni, ente parco) fissi un obiettivo, unico e condiviso, e lavori in modo cooperativo e sinergico per perseguirlo. Se è vero, com’è vero, che il turista non è un mero cliente, ma è un ospite, allora l’obiettivo dei privati, nella nuova fase di sviluppo del settore, deve necessariamente essere basato anche sulla diversificazione delle opportunità di svago e sulla riqualificazione della vivibilità dei luoghi.