La Puglia, nonostante i suoi atavici problemi di sviluppo e i suoi grandi squilibri interni, è da tempo considerata la “California del Mezzogiorno”, ovvero la regione più dinamica e con maggiore potenziale di crescita. Negli ultimi anni settori ad elevata tecnologia come la meccatronica e l’aerospazio hanno conosciuto una fase di forte sviluppo, smentendo chi vede la vocazione turistica e agricola del Sud Italia come unici possibili percorsi di sviluppo a breve termine.
Il Rapporto Regionale 2019 della Banca d’Italia sulla Puglia fornisce un quadro economico sostanzialmente stagnante, con un lieve miglioramento delle condizioni economiche delle imprese e dell’occupazione. Il rapporto evidenzia la crescita del settore turistico, che oramai attrae circa un quarto delle presenze del Mezzogiorno.
La ripresa ciclica che ha interessato la penisola è stata meno intensa in Puglia: il valore aggiunto regionale è cresciuto dal 2013 complessivamente del 3,5 per cento, a fronte del 2,3 del Mezzogiorno e del 4,9 dell’Italia. In questa fase di ripresa, la peggior dinamica del valore aggiunto pugliese rispetto al dato nazionale è in parte dovuto alla decrescita demografica e alla dinamica migratoria negativa nei confronti delle altre regioni italiane, soprattutto tra i lavoratori più giovani e qualificati. L’impoverimento di capitale umano sta lentamente soffocando le prospettive di crescita della regione e urge investire in settori che possano stabilizzare il mercato del lavoro e attrarre investimenti.
Dall’andamento dell’occupazione emerge un aspetto importante: in linea col resto del paese, in Puglia è cresciuta la quota di popolazione con livelli di istruzione elevati, con una maggiore propensione a partecipare al mercato del lavoro. Nonostante, come confermano i dati del Rapporto AlmaLaurea 2019[i], sia più difficile per i laureati del Sud trovare occupazione dopo gli studi e nonostante i vistosi tagli ai finanziamenti per le attività didattiche e di ricerca delle istituzioni universitarie che hanno colpito soprattutto gli atenei meridionali[ii], i settori ad elevata tecnologia come l’informatica si confermano trainanti per il mercato del lavoro.
Basti pensare che dall’analisi dei microdati ISTAT, nel periodo 2012-16, a fronte di un aumento degli addetti alle unità locali nel settore “produzione di software, consulenza informatica e attività connesse” del 16% in Italia, si sia registrato un aumento degli addetti del 34% nel Sud e del 25% in Puglia. La Puglia ha inoltre beneficiato dell’aumento più elevato del numero di unità locali delle imprese attive, pari al 16%, che rappresentano ben il 27% delle imprese informatiche del Mezzogiorno.
Già nel 2014, dai documenti di supporto alla Smart Specialization pugliese[iii] emergeva come la ricerca Pugliese avesse delle punte di eccellenza in aree legate all’informatica come le scienze fisiche, le scienze matematiche ed informatiche e nell’ingegneria industriale e dell’informazione, con picchi di performance scientifiche delle università regionali nel top 30% del Mondo. Quindi, nonostante un finanziamento agli enti di ricerca risibile se confrontato a quello di altre economie sviluppate, gli atenei pugliesi hanno saputo scalare i ranking mondiali di performance scientifica in aree che sono di importanza strategica per la rivoluzione portata da Industria 4.0. Queste competenze non sono rimaste isolate: con un approccio di “Quadruple Helix”[iv], già da qualche anno la regione Puglia ha riconosciuto in modo definitivo il Distretto Produttivo dell’Informatica,
un’associazione di organizzazioni che operano in Puglia nel campo della ricerca, dello sviluppo e della produzione di tecnologie, prodotti e servizi dell’Information Technology. Il Distretto coinvolge una cinquantina di imprese piccole, medie e grandi (tra cui il colosso Exprivia s.p.a.), i principali centri di ricerca e università regionali, oltre ad Associazioni di categoria e sindacali, Enti locali e associazioni pubbliche e private.
Qual è stato il risultato? I dati dell’ultimo “Osservatorio IT”[v] sulle imprese del Distretto dimostrano come tale sistema produttivo sia molto coeso. Le imprese hanno aumentato il proprio fatturato e il numero di addetti di circa il 6% nel periodo 2015-16. Esse collaborano frequentemente con gli enti di ricerca su progetti di ricerca e sviluppano costantemente innovazioni di prodotto. Le imprese del distretto assorbono tutti i laureati in informatica e ingegneria informatica prodotti dagli atenei pugliesi e richiedono maggiori investimenti universitari nella formazione per soddisfare la sempre più complessa e vorace domanda di figure professionali del settore IT.
Pertanto, l’esperienza del settore IT Pugliese stride con i risultati del Rapporto 2019 della Banca d’Italia e ci insegna che la Puglia non è solo turismo. Lo sfruttamento dell’invidiabile patrimonio storico e naturalistico può convivere con l’implementazione di un modello economico basato sulla conoscenza, che è in grado di fornire ottime prospettive occupazionali giovanili e sostenere lo sviluppo tecnologico della regione nel lungo periodo.
[i] https://www.almalaurea.it/universita/occupazione/occupazione17/volume
[ii] Muscio A. et al., 2013, disponibile qui: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048733312001199
[iii] http://por.regione.puglia.it/ssi
[iv] Carayannis E.G. e Campbell D.F.J., 2009, disponibile qui: http://www.inderscience.com/offer.php?id=23374
[v] http://www.distrettoinformatica.it/index.php/chi-siamo/osservatorio-it