“La corruzione nuoce gravemente alla salute”: probabilmente se leggessimo più spesso questa avvertenza, anche nella posologia dei “bugiardini” elettorali, riusciremmo ad avere una percezione plastica di quanto la corruzione ammorbi la società e della altrettanto urgente necessità di fare seria “prevenzione” in tema di contrasto alla corruzione ed al malaffare, sin dall’urna elettorale e sui diversi contesti polito- socio-economici in cui l’individuo si muove. Avremmo, cioè, la consapevolezza che la corruzione morale (rectius: etica), abile a camuffarsi, è quel fattore che ha condizionato il nostro presente e che ipoteca il futuro delle giovani generazioni, in quanto altera e pregiudica il funzionamento dei sistemi democratici, crea sacche di oligarchie e monopoli occulti, nega nei fatti il merito e le pari opportunità, azzera e spreca ingenti risorse pubbliche, deviandole dai bisogni effettivi delle comunità. La corruzione sistemica, pertanto, è quella tara che, penetrando in ogni ambito della vita sociale e pubblica, disorienta e compromette nel lungo periodo la sostenibilità delle politiche pubbliche.
Per una nozione ampia di corruzione
Il nuovo Piano Nazionale Anticorruzione [1] conferma la nozione di corruzione da intendersi in senso ampio, in quanto più estesa rispetto ai fatti penalmente rilevante nello specifico reato di corruzione e del complesso dei reati contro la pubblica amministrazione. Essa, invero, è il cofattore di larghe sacche di “maladministration” con le quali coincide. Sul piano fenomenico si concretizza, infatti, nell’assunzione di decisioni e provvedimenti sulla programmazione e gestione di risorse pubbliche che determinano un assetto di interessi deviati dalla causa tipica della funzione pubblica e dell’esercizio dei pubblici poteri, in quanto si discosta dalla cura dell’interesse generale per uno scopo utilitaristico. In altre parole, può dirsi che la corruzione consiste nel condizionamento improprio di interessi particolari nella gestione pubblica. Spesso, ai cittadini ne sfugge la diretta percezione circa la sua virulente capacità di determinare un danno alla vita di ciascuno. Sebbene ne sia perfettamente tangibile il disvalore in sé, non altrettanto può dirsi per gli effetti negativi che quella condotta ha determinato. Il fenomeno corruttivo va osservato, pertanto, avendo riguardo ad atti e comportamenti che contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e pregiudicano l’affidamento dei cittadini nel patto sociale e nell’imparzialità delle amministrazioni e dei soggetti che svolgono pubbliche attività e funzioni a presidio del pubblico interesse.
La corruzione sistemica nel rapporto dell’UE e gli obblighi degli Stati membri
Secondo l’analisi di contesto di un attento monitoraggio condotto dall’UE, la corruzione è un fenomeno “sistemico” per il cui contrasto si sollecita un impegno politico più efficace in quanto si rileva che essa “danneggia gravemente l’economia e la società nel suo complesso”. Le norme anticorruzione, sebbene cospicue, non sempre vengono applicate con determinazione, in quanto è mancata l’adozione di un approccio incisivo. Una politica seria ed efficace di contrasto al fenomeno corruttivo si caratterizzerà, dunque, per almeno due aspetti dinamici ed interagenti. In primo luogo, diventa cruciale la capacità di visione generale, integrata, sistemico-programmatica, tra livelli diversi di normazione e governo. Dall’altro alto, è dirimente la capacità di (penetr)azione nei singoli contesti con strumenti normativi congrui, adeguati e diversificati rispetto al contesto ed altrettanto effettivi ed efficaci in ragione delle ipotesi di rischio concreto che caratterizzano i singoli interventi. Occorrono, cioè, strumenti che potenzino la capacità di controllo interno alle organizzazioni ed esterno in un’ottica di prevenzione e non solo di repressione e sanzione. Sono altrettanto necessari ed anzi prioritari rispetto ai primi, che ne rappresentano una naturale conseguenza sul piano pratico, politiche e programmi di enhancement etico sul capitale umano delle organizzazioni. E’ plausibile sostenere che solo operando contestualmente su queste direttrici di sintesi si può incidere sul rischio di corruzione insito in ciascun sistema socio-politico-organizzativo.
Mafie e corruzione: due diversi vertici di osservazione di un medesimo mercato pubblico
Che la corruzione sia sistemica vuol dire che nessun luogo e contesto sono immuni. Non si tratta di un fenomeno tipico di certi specifici luoghi rispetto ad altri, ma è diffusa in tutte le latitudini. Quando si radica al sistema, però, assume connotati peculiari in quanto si correla alle realtà locali delle quali si nutre. Nell’analisi di contesto non possono sfuggire i collegamenti con la criminalità organizzata di tipo mafioso, con la quale sussiste spesso un intreccio profondo, poiché la corruzione è utilizzata come fattore facilitante di altri reati. Attraverso i collegamenti al mercato ed alla politica, essa condiziona l’economia e l’esercizio dei poteri e delle funzioni pubbliche, alterando le competizioni elettorali, le regole del gioco nei contratti ed appalti pubblici, pregiudicando i servizi pubblici, sottraendo risorse economiche ingenti alla “trasparenza”, alla libera concorrenza ed al benessere comune. Non è banale osservare che tra un sistema civile organizzato in ragione di un patto etico fondamentale ed un sistema organizzativo di tipo mafioso, la differenza fondamentale sta proprio nel tipo di “regola”, di codice che ciascuno di essi si è dato. Nel primo caso – evidentemente orientato a valori positivi di libertà e rispetto dell’altro senza i quali non può esserci uno sviluppo sostenibile. Fuori dalle regole dell’etica e della legalità il futuro è fortemente incerto.
Le vicende processuali del 2015 riguardanti Mafia Capitale sono fortemente esemplificative della capacità evolutiva e pervasiva dei sistemi criminali e mafiosi di utilizzare il “sistema” “corruttivo” per aggredire, distorcere e plasmare poteri e funzioni pubbliche e di farlo attraverso il mondo di mezzo, ovvero la zona grigia della società. Nella recente inchiesta scandalo Anas 2 denominata “Dama nera” sono state segnalate dal Comando provinciale di Roma della Guardia di Finanza condotte illecite, al vaglio della magistratura, sulle quali sono stati costruiti gli episodi di corruzione, che non riguardano la fase di aggiudicazione delle gare d’appalto, ma le fasi di esecuzione delle opere pubbliche in cui la dirigente Anas sembrerebbe avere gestito un vero e proprio centro di potere sfruttando i poteri autorizzativi tipici della sua funzione, attraverso un continuo flusso di corruzione. Ad esempio, dall’inchiesta è emerso che la “Dama nera” avesse “consigliato” ai titolari di un’azienda, aggiudicataria di un appalto pubblico in Calabria, di subappaltare alcune opere a ditte facenti capo ad imprenditori già noti alle cronache giudiziarie per contiguità alla criminalità organizzata di stampo ndranghetista, i quali avrebbero garantito la necessaria sicurezza in un territorio ad alta densità mafiosa [7]. Ed ancora per le attività di esecuzione di opere pubbliche nel comune di Palizzi (RC), sempre la stessa dirigente avrebbe richiesto l’assunzione di operai/geometri ed esercitato pressioni affinché la fornitura del calcestruzzo ovvero il movimento terra – attività notoriamente di interesse quasi esclusivo delle cosche di ‘ndrangheta in quei territori – venisse affidato a persona di fiducia della Accroglianò stessa, che avrebbe così garantito la sicurezza del cantiere da interventi o pressioni di gruppi criminali egemoni nella zona di competenza [7].
Orbene alla luce di queste brevi riflessioni si comprende meglio come, sul piano generale e sistemico, il fenomeno debba essere aggredito attraverso strumenti che collochino “in qualità” le pubbliche amministrazioni ed al contempo le imprese sul mercato, in quanto i temi dell’integrità e dell’anticorruzione negli Enti e nelle pubbliche amministrazioni e quelli della Legalità di impresa, specialmente in Calabria, non possono essere disgiunti e si coniugano nella cultura della compliance organizzativa eticamente orientata. Non può efficacemente contrastarsi la corruzione se istituzionalmente non ci si fa carico di promuovere altrettanto efficacemente, il valore della legalità di impresa e se non ci si rieduca al vero senso di una politica orientata alla cura del bene comune ed appassionata nell’impegno civico.
Contrasto alla corruzione attraverso la prevenzione e la cultura dell’Etica e della legalità Il livello di corruzione di un Paese non dipende soltanto dalla defaillance della normativa tecnica o dalla sua incapacità di assicurare corrotti e corruttori alla giustizia, attraverso la repressione e la sanzione dei fatti illeciti, ma anche dalla capacità di uno Stato di contrastare la virulenza di un male atavico. Assolvono all’obiettivo di contrasto alla corruzione e di good public governance, quelle politiche di “prevenzione” che fanno leva sui temi dell’Etica, della Legalità e dell’Anticorruzione intesi come sistemi valoriali che orientano i rapporti tra privati e pubbliche amministrazioni e sostengono buone pratiche e stili di vita tipici di un tessuto sociale sano e di benessere olistico complessivo, eco-sostenibile nel lungo periodo. Per reagire ad un fenomeno che assume caratteristiche sistemiche e pandemiche, serve un approccio multidisciplinare, ovvero servono politiche di lungo periodo di prevenzione e di contrasto all’inefficienza ed al degrado morale, orientate al risultato ed idonee ad interagire su più livelli. L’azione di rinnovamento “culturale” è probabilmente la più difficile a realizzarsi, poiché gli investimenti immateriali hanno bisogno di più tempo per radicarsi. Ciò assume un maggiore significato nei territori del “Sud” come quelli Calabresi che scontano un notevole gap culturale ed un ritardo storico riguardo alle politiche di investimento di lungo periodo, rimanendo sempre bloccati ai nastri di partenza. Sono ancora vive le immagini di una Calabria dilaniata da eventi catastrofici di dissesto idrogeologico che continua a pagare inefficienze e disservizi, figli numerosi di politiche e programmazioni sin troppo miopi generati, nel migliore dei casi, da incuria ed incapacità. E’ imprescindibile alla buona riuscita del processo di innovazione culturale che ciascuna agenzia formativa e di accrescimento del capitale umano si faccia carico dell’educazione ai temi fondamentali dell’etica, della legalità e dell’integrità, quali componenti essenziali di un vivere civile sostenibile che giustifichi e rinsaldi il patto sociale [2] per sostenere la sfida dell’innovazione come motore di sviluppo.
Dalla formazione del capitale umano alla social capabilitiy
Abituati ad assegnare a tali categorie valoriali una valenza ontologica, dimentichiamo di soffermarci sulla loro capacità di caratterizzare la curva di benessere di una comunità. Questo gli americani lo hanno compreso prima di noi (sebbene con qualche deviazione utilitaristica) in quanto la Dichiarazione d’indipendenza americana del 4 Luglio 1776, con massonica fiducia, stabilisce, ancora oggi, che «a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà, e al perseguimento della felicità»[3].
Nell’ambito del quadro costituzionale, lo Stato Italiano è chiamato ad assolvere alla funzione tradizionale di regolazione del mercato e delle condotte ed, altresì, a quella più moderne di regolazione delle finalità e degli scopi, attraverso la programmazione di politiche di benessere sostenibili orientate al risultato [4]. In questo asset, la cultura della prevenzione e della legalità assume un ruolo nevralgico, in quanto orienta il capitale umano verso la consapevolezza dei valori positivi dell’integrità, della scelta del merito, delle pari opportunità, della buona amministrazione [5]. In pratica una chimera!
L’educazione alla cultura della prevenzione ha un risvolto pragmatico molto positivo, in quanto nelle organizzazioni amministrative complesse, funzionali all’erogazione di pubblici servizi o alla realizzazione di opere pubbliche, valorizza il ruolo dei controlli interni e dei controlli di gestione, rendendo trasparenti le procedure e promuovendo le buone prassi. Essa, inoltre, stimola la partecipazione ed il controllo esterno da parte dei cittadini e delle autorità all’uopo deputate. In quanto strumenti di monitoraggio e verifica trasversali ad ogni settore della pubblica amministrazione, essi consentono di scavalcare l’empasse crisi-cronicità-aumento della spesa pubblica, risultando idonei, in linea di principio, alla corretta allocazione delle risorse pubbliche in ragione dei fabbisogni reali, misurabili nei risultati conseguiti. Il livello di “gradimento” di tali sistemi gestionali è direttamente proporzionale al grado di consapevolezza sulla loro importanza per il successo degli obiettivi dei programmi politici ed amministrativi.
La prevenzione attraverso la salvaguardia e la promozione attiva dello “stato di salute” dell’individuo e della collettività presuppone la promozione di nuovi (e più sani) stili di vita in cui la cittadinanza assume un ruolo significativo nell’affermare i valori dell’Etica, della Legalità e della Salute, quest’ultima intesa come stato di benessere complessivo degli individui e precondizione di sicurezza sociale.
L’importanza di un sano marketing dissuasivo nella stagione del POR 2014/2020
Oggi è scientificamente dimostrata la necessità di promuovere una corretta informazione sul tema dell’anticorruzione, la cui efficacia è correlata ad un “sano” marketing dissuasivo su quali siano gli effetti negativi del fenomeno della “corruzione”. L’obiettivo deve essere quello di stimolare la percezione che la corruzione ed il degrado politico e valoriale sono la causa principale di un degrado proporzionalmente tangibile della qualità della vita individuale e collettiva, in quanto generano spreco di risorse ed incidono sullo stato di benessere dell’individuo e della comunità. Tali inefficienze hanno una proiezione cartesiana esatta nel tempo e nello spazio. Occorre, cioè, stimolare attraverso la percezione fenomenologica del danno subito al bene della vita, la consapevolezza della improcrastinabilità di un rinnovamento culturale profondo e orientato all’etica ed alla responsabilità sociale perseguito attraverso investimenti culturali di lungo periodo.
Anticipare la soglia del contrasto alla corruzione dalla repressione alla prevenzione consta di un primo livello di intervento generale culturale che – attraverso programmi ed azioni – deve implementarsi in programmi e azioni concrete che valorizzino la collaborazione ed accendano l’attenzione di ciascuno in ragione del proprio ruolo sociale. Non sviluppare questi temi implica svilire il significato del sistema di riforme che ruota attorno alla necessità dell’anticorruzione.
Parte della crescita di un sistema locale e della sua produttività deriva dal possesso di social capabilities e dal raccordo tra apparato istituzionale, produttivo e comunità locale che gli fornisce il clima sociale e il fattore umano adeguati [6].
Nel contesto appena descritto la Calabria giocherà la partita dei prossimi investimenti finanziati dalle risorse POR Calabria 2014/2020 che si presenta caratterizzato da una strategia di specializzazione intelligente. Attraverso una visione sistemica ed integrata dello sviluppo regionale, il documento si propone di operare con modalità attuative caratterizzate da innovazione, competenza e responsabilità dell’azione per realizzare un programma di investimenti concreto e misurabile. Il POR declina, in concreto, la strategia Europea per la crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva finalizzata al raggiungimento della coesione economia, sociale e territoriale attraverso la distribuzione di ingenti risorse economiche. In una regione per la quale la cronaca giudiziaria parossistica e le analisi statistiche descrivono una situazione di crisi generale e di ritardo strutturale preoccupante, tale documento assurge alla funzione di strumento ordinatore delle politiche regionali di sviluppo e di motore finanziario e progettuale per l’attuazione dell’agenda di governo. E’ inevitabile che l’attenzione sia, da più parti, molto alta. Occorre vigilare, ciascuno per la funzione ed il ruolo che occupa, con alto senso etico e di responsabilità, poiché ne va del futuro della nostra terra.
[1] ANAC, Determinazione 28/10/2015, n. 12 pubblicata sul sito il 2 Novembre 2015- Aggiornamento 2015 al Piano Nazionale Anticorruzione 2013-2016.
[2] Siciliano Concettina, “Come promuovere la cultura dell’etica e della legalità per uno sviluppo sostenibile delle comunità”, in Labour & Law Iusses –Issn 2421–2695 Rivista ospitata e mantenuta da ASD–ALMA DL (privacy), vol. 2, no.2, 2015, pag. 33- 57 , Issn 2421-2695 – http://labourlaw.unibo.it/
[3] Umberto Eco, “Il diritto alla Felicità”, le Bustine di Minerva, l’Espresso online
[4] Dalla dogmatica delle tre EEE (Economicità, Efficienza ed Efficacia) che hanno caratterizzato negli anni ‘80 il riformismo e la privatizzazione della pubblica amministrazione si è passati alle quattro E con l’anteposizione dell’Etica. Per ogni approfondimento si veda anche AA.VV., “Valutare gli effetti delle politiche pubbliche metodi e applicazioni al caso italiano” Formez, Progetto Governance, Linea Osservatorio 2006.
[5] Nella Enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco (giugno 2015), lo stimolo ad una ecologia “integrale” – che nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda – supera l’approccio cattolico cristiano e si propone come pensiero universalmente umano con valenza laica.
[6] Annunziata De Felice, “Social capabilities e sistemi produttivi locali”, in Dynamis-Quaderni, IDSE Istituto di ricerca sulla dinamica dei sistemi economici, Università di Bari (www.idse.mi.cnr.it).
[7] Alessandro Arona, “Inchiesta Anas/2: ecco i trucchi della «Dama nera» per costruire la corruzione”, in Edilizia e Territorio, Ed Il Sole24ore, 22 Ottobre 2015,.
[8] Relazione Presidente della Giunta Regionale al Consiglio Regionale del 31 Agosto 2015 “POR Calabria 2014/2020 e Strategia di specializzazione intelligente”