Francesco Aiello, Graziella Bonanno e Francesco Foglia hanno curato il Capitolo XV (“Digital Divide”) del Rapporto SVIMEZ 2021 sull’Economia e la Società del Mezzogiorno.[1] Gli autori hanno mostrato come durante il periodo contrassegnato dalla pandemia Covid-19 si sia assistito ad un aumento esponenziale della diffusione e dell’uso delle tecnologie digitali in tutti i settori dell’economia italiana.[2] Questo shock esogeno dal lato della domanda ha messo in luce i vincoli della dotazione infrastrutturale[3],[4] e dell’alfabetizzazione digitale del nostro paese. Si tratta di vincoli che condizionano la digitalizzazione e che contribuiscono a spiegare la bassa crescita che caratterizza da più di tre decadi l’economia italiana. Poiché molti dei cambiamenti indotti dalla pandemia diventeranno strutturali, la digitalizzazione diventa una priorità nell’agenda delle politiche economiche post-Covid-19.
Tenendo conto delle quattro leve del decennio digitale dell’Ue fino al 2030 (competenze digitali, trasformazione digitale delle imprese, digitalizzazione dei servizi pubblici, infrastrutture digitali sicure e sostenibili), l’elaborazione dei dati effettuata da Aiello, Bonanno e Foglia rileva che il digital divide è un fenomeno che interessa la dotazione infrastrutturale, la pubblica amministrazione, le imprese e le competenze degli individui e che ritardi si osservano tanto nei confronti internazionali con gli altri paesi quanto tra le regioni italiane.
Alcuni dati aiutano a comprendere la dimensione del digital divide in Italia. In Calabria, la copertura della rete FTTH interessa solo l’11,37% delle famiglie. La media nazionale è il 30%. Rispetto alle altre regioni meridionali, il dato calabrese è significativamente più basso di quello che si osserva in Campania (40,8% delle famiglie), Sicilia (29,64%), Puglia (24,42%), Abruzzo (16,35%), Sardegna (14,65%) e Basilicata (12,62%). Il Molise è la regione del Sud con minore accesso alla fibra FTTC (6,45% delle famiglie). Con riferimento alla connessione della rete FTTC si mostra come esistano significative differenze tra gli accessi effettivi e e la copertura potenziale dell’infrastruttura: questa differenza è particolarmente elevato in Calabria, dove a fronte di una copertura del 95% di FTTC (con almeno 30 Mbps), la diffusione si attesta al 31% delle famiglie. L’analisi mostra anche le marcate differenze di natura culturale: nel 2019 in Italia il 41,6% della popolazione ha un basso livello di competenze digitali, cui si aggiungono coloro (il 3,4% degli individui) che non hanno alcuna competenza (Fonte Istat). Al contrario, un quarto della popolazione ha competenze di livello base, mentre di livello avanzato sono le competenze del 29,1% degli italiani. Nel Mezzogiorno è elevata la frequenza di persone senza competenze digitali (4,3% della popolazione) o con competenze basse (47,8% dei residenti), mentre nelle regioni settentrionali prevalgono coloro che hanno un alto livello di competenze digitali (32% nel Nord ovest e 30,8% nel Nord est). A livello di singole regioni, gli individui dotati di alte competenze regionali presentano, in media, valori compresi tra il 20,3% in Sicilia e il 36,7% in Valle d’Aosta. Nel caso, invece, di basse competenze digitali le variazioni sono più contenute: i valori medi regionali variano dal 51,6% registrato nel caso della Sicilia e il 33,6% della Valle d’Aosta. In Calabria, il 4,4% dei residenti non ha alcuna competenza digitale, il 47,9% ha basse competenze, il 22,5% ha competenze di base, mentre le competenze digitali alte interessano il 25,2% dei calabresi. La diffusione degli accessi a Internet è un fenomeno che si osserva in tutto il territorio nazionale: nel 2020, il 76% della popolazione italiana utilizza Internet (50% nel 2011). Incrementi di circa 25 punti percentuali si osservano ovunque: nel 2020, l’utilizzo di Internet è più diffuso tra i residenti delle regioni del Nord est (82% della popolazione). Nel Centro e nel Nord ovest la percentuale di individui che usano Internet è dell’80% e del 79%, rispettivamente, mentre nel Mezzogiorno Internet è regolarmente utilizzato dal 70% della popolazione. Nel 2020, in Calabria il 67% di individui utilizza Internet (nel 2011 la percentuale era del 41%). Un aspetto della digitalizzazione è l’accresciuto ricorso alla rete per acquisti online, che, nel 2020, interessa il 44% degli italiani. Nel 2011 questa percentuale era pari solo al 16%. L’uso della rete per gli acquisti è sensibilmente aumentato in tutte le macroregioni: nelle regioni settentrionali dal 21% al 50% dei residenti nelle regioni settentrionali, dal 16% al 46% al Centro e dall’11% al 38% dei residenti nelle regioni meridionali. Nel 2011, il 9% dei calabresi effettuava acquisti in rete. In dieci anni tale percentuale è passata al 32% della popolazione che è, comunque, la più bassa in Italia, assieme alla Campania (30%).
La naturale implicazione che deriva dall’analisi di questi dati e degli approfondimenti inclusi nel capitolo di Aiello, Bonanno e Foglia è che l’obiettivo di colmare il digital divide diventa strategico per accelerare la ripresa economica dell’Italia e per consentire a tutti di trarre pieno beneficio dalla transizione digitale. I tre autori evidenziano come l’impulso all’accelerazione della digitalizzazione del paese provenga dal PNRR, la cui prima missione (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) è specificamente dedicata a questo tema. L’esame testuale del PNRR indica che i termini digitalizzazione/digitale-i sono tra i più ricorrenti, a conferma del fatto che l’impianto generale del piano riconosce che la costruzione di un’economia più digitale deve coinvolgere in modo sistemico tutte le aree di intervento: “la digitalizzazione è … una necessità trasversale” che riguarda gli adeguamenti tecnologici di tutti i settori. In tale direzione, specifici interventi si ritrovano in tutte le altre missioni del PNRR dedicate alle infrastrutture, ai trasporti, al sistema scolastico e alla formazione di capitale umano e alla sanità.
Uno degli effetti della trasversalità degli interventi a sostegno della digitalizzazione è che non è immediato conoscere l’ammontare delle risorse che direttamente ed indirettamente saranno impiegate a regime in questo settore. Tuttavia, è nota sin d’ora la dotazione finanziaria messa a disposizione per la Missione 1 del PNRR che, facendo specifica leva sulla digitalizzazione, è finalizzata al “rilancio della competitività e della produttività del Sistema Paese” (PNRR, p. 87).
Le risorse assegnate alla Missione 1 sono considerevoli: 49,82 mld di euro, equivalenti al 21,2% della spesa totale (235,1 mld di euro) mobilitata dal Next Generation EU. Si tratta di uno sforzo finanziario imponente che conferma la priorità assegnata alla digitalizzazione come strumento per accelerare la modernizzazione dell’economia italiana. La provenienza dei quasi 50 mld della Missione 1 è la seguente: l’81,4%, equivalenti a 40,32 mld di euro, sono del Dispositivo di Ripresa e Resilienza (DRR), 0,8 mld di euro (1,6%) sono stanziati dal REACT-EU e 8,74 mld di euro (17%) provengono dal fondo complementare, ossia da risorse nazionali per progetti che non saranno finanziati con risorse UE. Guardando al peso della Missione 1 per ciascuna fonte di finanziamento si ottiene che essa assorbe ben il 21,5% della dotazione totale (191,5 mld di euro) del DRR e il 27,4% dei 30,62 mld di euro del fondo complementare. Essa, infine, assorbe il 6,1% dei 13 mld del REACT- EU (dati estratti dal PNRR disponibili al 30 settembre 2021).
Aiello, Bonanno e Foglia ribadiscono che la ripartizione territoriale a favore del Mezzogiorno per singola Missione del PNRR non è nota. Tuttavia, ci si attende che la “Missione 1 avrà un impatto significativo nella riduzione dei divari territoriali” (PNRR, p. 118). Questo anche grazie agli interventi sulla connettività a banda ultra-larga che per il 45% saranno destinati al Mezzogiorno. Il PNRR enfatizza anche l’effetto atteso della digitalizzazione degli enti pubblici del sud che “che esibiscono ampi divari in termini di digital divide ed esposizione on line di servizi pubblici al cittadino”, così come per “l’accresciuta accessibilità agli incentivi fiscali del Piano Transizione 4.0 che favorirà molte imprese del Mezzogiorno” (PNRR, p. 118).
Il tema centrale di questo lavoro è che al di là dell’ammontare complessivo di finanziamenti previsti, va riconosciuto – a parere di Aiello, Bonanno e Foglia – che il PNRR promuove un approccio maggiormente sistemico rispetto al passato verso l’obiettivo della digitalizzazione. Infatti, nel PNRR si prendono in considerazione non solo gli aspetti connessi all’introduzione di nuove tecnologie nei processi produttivi e nella pubblica amministrazione, con misure differenziate dal lato dell’offerta e della domanda, ma si affrontano anche le debolezze riconducibili all’adeguamento delle competenze degli individui alle sfide poste dalla trasformazione digitale. Resta d’altra parte un tema aperto, a causa di un disallineamento nei tempi della programmazione, il coordinamento con gli strumenti finanziari disponibili nell’ambito del nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 della politica di coesione.
In estrema sintesi, Aiello, Bonanno e Foglia concordano che un uso efficiente delle risorse del PNRR potrebbe far compiere nei prossimi anni al Mezzogiorno un progresso rilevante in termini di rafforzamento della digitalizzazione che, in ultima istanza, è oggi più che mai una pre-condizione per consentire nelle regioni meridionali l’avvio in via definitiva di un percorso di crescita duratura e auto-sostenuta.
[1] Aiello F., Bonanno G., Foglia F. (2021), Digital Divide, in Rapporto SVIMEZ 2021 sull’Economia e la Società del Mezzogiorno, Il Mulino, Bologna.
[2] Nei primi 3 mesi del 2021, il traffico da rete fissa è stato in Italia pari 130 petabyte al giorno, ben +36,1% del I trimestre del 2020 (95,9 petabyte/giorno) e più del doppio del 2019 (66,9 petabyte/giorno). Analoghi incrementi si osservano nel traffico dati da rete mobile: 0,16 GB/giorno nel 2019, 0,26 GB/giorno nel 2020 e ben 0,32GB/giorno nel I trimestre del 2021.
[3] La fibra super veloce FTTH è disponibile in media a circa il 30% delle famiglie italiane, mentre la copertura con la fibra FTTC è molto più estesa, interessando il 90% delle famiglie. L’accesso alla fibra fino a casa raggiunge il 34,70% delle famiglie residenti nelle regioni del Centro, il 34,20% delle famiglie del Nord ovest e il 26,76% delle famiglie del Mezzogiorno. Diversamente, il Nord est risulta, in aggregato, l’area con minore copertura di fibra FTTH con solo il 24,18% delle famiglie che può usufruirne.
[4] La copertura della Fibra fino alla cabina di smistamento (FTTC) (con velocità almeno pari a 30 Mbps) interessa l’88,89% delle famiglie italiane, ma solo il 32,61% ha sottoscritto un abbonamento di internet veloce. Queste differenze sono più marcate nel Mezzogiorno, in cui alcune regioni (Sicilia e Calabria) sono state sì beneficiarie di investimenti pubblici, ma a questa maggiore copertura in infrastrutture non è seguita un’adeguata espansione di servizi in banda larga. È condivisibile, pertanto, la sollecitazione dell’AGCOM, quando segnala che il raggiungimento di una compiuta digitalizzazione del paese richiede sia politiche a sostegno degli investimenti in tecnologia, sia azioni a favore della domanda di servizi da parte delle famiglie.