I comuni italiani hanno adottato criteri diversi per determinare l’ammontare dei buoni spesa legati all’emergenza coronavirus. L’esito è che situazioni simili sono trattate in modo diverso a seconda del comune di residenza: il buono spesa ricevuto da una famiglia composta da tre persone è pari a 150 euro a Milano, 450 euro a Reggio Calabria e a 560 euro a Verona. Significative differenze sono presenti anche all’interno della stessa area e della stessa regione. Era un risultato prevedibile, poiché, data l’emergenza e l’assenza di linee guida, i comuni hanno agito in autonomia Tra quelli esaminati, l’unico comune che sembra aver utilizzato un riferimento di dati per fissare l’ammontare dei buoni spesa è Lamezia Terme, che, nell’apposito avviso pubblico, cita la spesa alimentare delle famiglie italiane del 2018 di fonte ISTAT. Una ragione del fatto di non aver usato criteri simili poteva essere l’eccezionalità del caso in esame e la necessità di dover essere rapidi nell’erogazione degli aiuti ai più bisognosi. Limitatamente ai comuni esaminati in questa nota, solo in pochi hanno già distribuito i buoni spesa, mentre gli altri sono ancora nella fase di verifica delle richieste. L’aiuto alimentare è, quindi, sia lento sia differenziato (a parità di composizione della famiglia).
L’intervento della protezione civile. Lo scorso 29 marzo il Dipartimento della Protezione Civile ha stanziato 400 milioni di euro per l’erogazione di buoni spesa a favore delle famiglie che, a seguito dell’espansione dell’epidemia da Covid19, soffrono lo stato di disagio e di povertà e che non sono in grado il soddisfare i bisogni alimentari ed essenziali (ordinanza n. 658 del 29/03/2020). Data l’emergenza, le somme sono state accreditate subito ai comuni, i quali individuano i beneficiari seguendo le determinazioni che, in piena flessibilità, ciascuna amministrazione ha fatto proprie.
I dati dei buoni spesa in alcune città. I comuni si sono auto-regolamentati per stabilire i dettagli per implementare la misura a sostegno dei poveri. Uno degli aspetti rilevanti per l’analisi economica di questo intervento riguarda l’ammontare dei buoni spesa. Non esistendo alcuna linea guida, i comuni hanno fissato regole proprie ed è, pertanto, interessante verificare l’esito di questo processo decisionale. L’esercizio che è stato fatto è di consultare i siti di un insieme di comuni e di estrapolare le informazioni relative al valore economico del buono spesa. I comuni selezionati sono Milano, Torino, Roma, Napoli, Bologna, Genova, Bari, Firenze, Catania, Palermo e Verona (tabella 1). Per la Calabria si sono considerati i seguenti comuni: Catanzaro, Crotone, Corigliano Rossano, Cosenza, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Vibo Valentia (tabella 2).
L’elemento che, in generale, differenzia il valore dei buoni spesa è la numerosità del nucleo familiare: nella tabella 1 il numero di componenti di una famiglia varia da 1 a 7, che corrisponde al massimo dettaglio previsto da un comune (Lamezia Terme) (Tabella 2).
Si noti, innanzitutto, che alcuni comuni fissano il valore dei buoni spesa per variazioni unitarie dei componenti della famiglia (Bologna, Genova, Firenze fino al quarto membro della famiglia, mentre altri comuni prevedono due (Milano per esempio) o tre classi dimensionali dei nuclei familiari (Roma, Torino). Particolare è il caso di Catania e di Napoli che prevedono, rispettivamente, un bonus fisso di 400 euro e di 300 euro, indipendentemente dalla composizione della famiglia. A Catania si distingue la spesa in generi alimentari (300 euro) e prodotti di prima necessità (100 euro). Articolato è lo schema previsto dal comune di Palermo, il quale ha previsto una ponderazione su base settimanale, suddividendo i percettori anche per fascia di reddito mensile (nella tabella 1 si ipotizza il valore mensile del buono mensa che, per il comune di Palermo, è spendibile sino al 30/04/2020).
Risultati. L’esito di questa verifica è una forte differenziazione dei contributi erogati dai comuni ai meno abbienti, con l’importante l’implicazione che situazioni simili danno luogo a trattamenti differenziati (scenario previsto in sede di analisi del provvedimento della Protezione Civile). Lo stato di povertà e di disagio determinato dal coronavirus “vale” in modo diverso a seconda del comune di residenza. Le differenze dei buoni spesa non seguono le differenze territoriali della spesa alimentare rilevate dall’ISTAT, perchè nel caso dei buoni spesa Covid molte differenze si riscontrano anche all’interno delle stesse aree o delle regioni.
A Milano una famiglia che è in emergenza alimentare riceve 150 Euro se è composta da 1 fino a 3 membri e 350 euro se ha 4 o più componenti. A Bologna il buono per una famiglia con un solo componente è uguale a quello di una famiglia di Milano con tre familiari. Se vivi a Bologna in una famiglia di 5 persone ricevi un buono spesa di 500 euro che è uguale a quello previsto, per esempio, a Genova e a Torino, ma maggiore di ben 150 euro di quello che otterrà una famiglia milanese. A Firenze la stessa famiglia percepisce 427 euro, a Reggio Calabria 600 euro, a Catanzaro 500 euro, mentre a Bari, Cosenza, Crotone il contributo è pari a 400 euro (tabelle 1 e 2).
Il caso della famiglia media italiana. Considerando che la media dei componenti di una famiglia italiana è pari a 2,7, consideriamo il buono spesa Covid erogato a una famiglia con 3 membri (figura 1). Il valore massimo (560 euro) è previsto dal comune di Verona, seguito dal comune di Reggio Calabria che, alle famiglie con tre componenti, eroga un contributo di 450 euro. Seguito Roma e Torino (400 euro). A Palermo, il bonus varia da 80 euro per le famiglie con un reddito mensile compreso tra 461 euro e 560 euro al mese a 320 euro al mese per le famiglie senza reddito. Il valore più basso (150 euro) è fissato dal comune di Milano. In Calabria, tra le città analizzate, Vibo Valentia quella che assegna l’aiuto più basso (210 euro). Nelle città di Corigliano Rossano, Cosenza e Rende l’importo previsto è 240 euro, a Lamezia Terme 280 euro (che possono diventare 336 se uno dei tre componenti è un bambino di 0-6 anni, oppure un portatore di handicap o di patologie croniche). Alla famiglia media con 3 persone, il comune capoluogo di regione, Catanzaro, eroga 300 euro, così com’è previsto a Crotone.
Come varia il bonus al variare della numerosità della famiglia. I dati delle tabelle 1 e 2 consentono di evidenziare altre due specificità dei contributi ricevuti dai meno abbienti. Le famiglie mono-componente ottengono un buono spesa che è compreso tra 80 euro (Cosenza) a 300 euro (Roma, Napoli, Torino).
E’ anche interessante verificare quanto “pesa” in termini di spesa alimentare un componente di una famiglia. A tal fine, si consideri l’incremento di buono spesa in ciascun comune all’aumentare del numero delle persone del nucleo familiare. I casi estremi sono Catania e Napoli, in cui il bonus è indipendente dalla numerosità delle famiglie. Bari, Bologna, Genova, Catanzaro e Crotone fissano un incremento di 100 euro passando da una famiglia con un componente a una con due membri. Lo stesso dicasi passando da 2 a 3 componenti. Il passaggio da 2 a 3 membri della famiglia dà diritto a 100 euro in più di bonus spesa anche a Roma e a Torino. Milano ha previsto due classi dimensionali e il passaggio dalla prima alla seconda (da 3 a 4 componenti) dà diritto a un incremento di 200 euro in più di bonus. A Palermo, il bonus aumenta sempre di 40 euro. A Verona, il bonus addizionale assegnato a ciascun nuovo membro della famiglia è pari a ben 160 euro (tabella 1). A Cosenza l’incremento del bonus è di 80 euro, a Rende di 60 euro, così come a Corigliano Rossano. A Vibo Valentia, il secondo membro della famiglia vale 70 euro di bonus spesa, mentre gli incrementi dal terzo membro in poi’ “pesano” 40 euro (tabella 2).