Questa nota presenta una mappa delle distanze tra i comuni calabresi. L’idea è di avere una visione d’insieme di tutti i comuni che sono relativamente “prossimi” in termini geografici. L’utilità dell’analisi dipende da due diverse considerazioni.
In primo luogo, la prossimità geografica può essere considerata una buona approssimazione delle diverse forme di prossimità che esistono tra due o più luoghi. Lo spirito identitario tra due comunità, le tradizioni, la rete delle relazioni sociali ed economiche sono tanto più “simili” e “intense” quanto minore è la distanza fisica dei luoghi.
La seconda considerazione è che la gestione delle distanze è alla base di qualsiasi strategia territoriale che guarda all’isolamento come a una delle cause del mancato sviluppo locale. Si tratta di due argomentazioni da tenere in debito conto in sede di pianificazione del potenziale riordino degli assetti istituzionali di governo del territorio.
Dati e motivazione. La fonte dei dati è la matrice delle distanze tra i comuni italiani elaborata dall’ISTAT. Facendo riferimento ai dati del 2011, l’ISTAT calcola la distanza tra i municipi di tutte le possibili coppie di comuni. Ai fini di questa analisi, si sono estrapolati i dati relativi ai comuni distanti tra loro al massimo 5 chilometri. Questa soglia è puramente soggettiva e risponde all’esigenza di capire la frequenza dei comuni calabresi “altamente vicini”: si tratta di coppie di comuni rispetto ai quali qualsiasi strategia di governo del territorio gode del beneficio di interessare aree geografiche ad alta concentrazione spaziale dei centri urbani. Un vantaggio è, per esempio, quello di non dover creare nuove infrastrutture per abbattere i tempi di percorrenza per spostarsi da un punto a un altro. Questi comuni sono già prossimi nello spazio, tant’è che, in un numero elevato di casi, spostarsi dal centro urbano ad un altro richiede un’infinitesima frazione dei tempi della mobilità che si osservano in qualsiasi città di media o grande dimensione.
La mappatura. Per avere una descrizione puntuale del fenomeno in esame, si sono considerate le seguenti classi di distanza: comuni distanti tra loro meno di un chilometro; comuni distanti tra loro da uno a due chilometri; comuni distanti tra loro da due a tre chilometri; comuni distanti tra loro da tre a quattro chilometri; comuni distanti da quattro a cinque chilometri.[1]
I casi che rientrano nella prima fascia di distanza sono tre coppie di piccoli comuni: Carlopoli e Panettieri; Caraffa del Bianco e Sant’Agata del Bianco; Brognaturo e Spadola (Figura 1).
Le coppie di comuni distanti tra loro da uno e due chilometri sono 30 (Figura 2). Anche in questo caso, la frequenza di comuni con un numero limitato di residenti è molto elevata.
Le coppie ricadenti nella fascia 2-3 chilometri sono 10, con una presenza largamente maggioritaria di nano municipalità (Figura 3).
Nella fascia di prossimità geografica compresa tra tre e quattro chilometri appartengono 26 coppie di comuni (Figura 4), mentre ben 62 sono le coppie di comuni distanti tra loro da quattro a cinque chilometri (Figura 5).
La Figura 6 aggrega tutti i comuni i cui municipi distano al massimo 5 chilometri. Si tratta di ben 131 coppie di comuni (vedi anche in forma tabellare). È molto interessante osservare che le distanze sono brevi anche quando si considerano più di due centri urbani. Per esempio, rientrano nello spazio “circolare” delimitato dai criteri di selezione imposti sulle distanze (massimo 5 chilometri), i comuni di “Brognaturo, Spadola, Serra San Bruno, Simbario”, “Riace, Camini, Stignano”, “Bivongi, Pazzano, Stilo”, “Cinquefrondi, Melicucco, Polistena”, “Cerzeto, San Martina di Finita, Torano Castello”, “Cenadi, Olivadi, San Vito sullo Jonio”, “Celico, Rovito, Spezzano della Sila”, “Filandari, Jonadi, Mileto”, “Casignana, Caraffa del Bianco, Sant’Agata del Bianco”, “San Lorenzo del Vallo, Spezzano Albanese, Terranova da Sibari”.[2]
Discussione Che cosa apprendiamo dai risultati ottenuti da questo esercizio di aggregazione geografica dei comuni calabresi? In primo luogo, la figura fornisce una visione di insieme dell’elevata prossimità geografica dei comuni. Il fenomeno non è isolato, ma caratterizza una parte rilevante del territorio regionale. Interessa tutte le province, con una minore frequenza nella provincia di Crotone.
In termini generali, il dato che emerge è che la vicinanza può essere intesa come un’opportunità da cogliere in sede di pianificazione di nuovi modelli di governance del territorio. Infatti, nei casi rilevati non esiste l’onere di governare le distanze e di avvicinare gli spazi attraverso la creazione di nuove infrastrutture fisiche: i tempi di percorrenza per raggiungere i luoghi sono già molto bassi.
Un’implicazione della mappatura riguarda anche il tema delle aggregazioni spaziali dei comuni: preservando le identità dei luoghi e le specificità dei borghi, è indubbio l’interesse collettivo di ripensare a nuovi assetti istituzionali del territorio che promuovano i processi di fusione dei nano comuni che sono tra loro vicini.
Qual è il senso di mantenere frastagliata l’organizzazione delle amministrazioni comunali, quando lo spazio relazionale tra due o più centri urbani fa leva sulla prossimità geografica e, quindi, anche su quella sociale, economica e culturale?
[1] Il criterio di estrazione dei dati è sbilanciato a favore dei casi in cui almeno un centro abitato è poco esteso ed è prossimo al confine amministrativo del comune. Pertanto, la selezione non censisce i casi di prossimità tra i centri urbani di grande dimensione e che registrano una distanza tra i municipi maggiore di 5 km (la coppia Cosenza-Rende rientra in questa casistica). Non censisce anche i casi in cui i centri urbani e, quindi, il punto di rilevazione della distanza (la sede municipio) è relativamente distante dal confine amministrativo del comune.
[2] Queste aggregazioni sono vincolate dalla restrizione che ogni coppia ammissibile sia composta da comuni distanti al massimo 5 Km. E’ un’esemplificazione che, chiaramente, sottostima la concentrazione spaziale dei comuni calabresi.