Coronavirus in Italia: riapriamo in paese? No, è ancora troppo presto

Le curve del contagio non sono stabilizzate.

Coronavisur in Italia: riapriamo in paese? No, è ancora troppo presto. Una notizia che sta facendo discutere in questi giorni è se e quando riaprire il paese. Il dubbio dipende dal fatto che l’epidemia da coronavirus sembra abbia rallentato la sua fase di spinta espansione. Sebbene i contagiati stiano aumentando giorno dopo giorno, la variazione giornaliera in termini percentuali è minore rispetto a quella di qualche giorno fa. Questo risultato può aver stimolato qualche riflessione per proporre l’abbandono del lockdown.  Ancora però la curva del contagio non è nella parte decrescente e addirittura non è stabilizzata nè a livello di paese (figura 1) nè in ciascuna regione italiana. Pertanto, non siamo ancora pronti a riaprire il paese. Anzi ci vorrà del tempo (un mese ancora, ci dicono i virologi) e non è da escludere che la ripresa debba essere scaglionata nel tempo, per attività economica e, aggiungerei, da regione a regione: se in una determinata area del paese la riduzione del contagio dovesse anticipare quella di altri luoghi allora si potrebbe/dovrebbe pensare di riaprire quella regione.  Con la garanzia di essere nelle condizioni di massima sicurezza,

Figura 1

Il tema della sicurezza. Le implicazioni logiche di questo ragionamento sono due. Riaprire in sicurezza e sapere quello che accade in ogni angolo del paese. Ecco perché è cruciale analizzare le curve del contagio delle singole regioni. La proposta ragionevole (direi ovvia) è di riaprire quando la curva del contagio è nella parte decrescente. Occorre però che si faccia in sicurezza anche in quella fase: la sicurezza è legata alla realizzazione di una campagna di tamponi su tutto il territorio nazionale selezionando in modo rigoroso campioni di persone che siano rappresentativi della popolazione. E di ripetere 2 volte il test. Allo stato attuale della conoscenza sul virus, non esistono altri modi per garantire sicurezza.

Dicevamo dei casi regionali. In nessuna regione il valore assoluto dei contagi sta diminuendo. La notizia buona di questi giorni è che nella stragrande maggioranza delle regioni, la crescita è piu’ lenta di prima e questo ci dà fiducia su quello che potrebbe accadere nelle prossime settimane. Ma gli scenari di riferimento sono molto diversificati da regione a regione, perchè il rallentamento dell’espansione del contagio non è uniforme in tutto il paese. L’elemento, però, che accomuna molte regioni è che la curva del contagio è ben approssimata (in questa fase dell’espansione dell’epidemia) da una curva logistica. Se questa approssimazione dovesse essere confermata nei prossimi giorni, allora potremmo fare delle previsioni piu’ accurate su quando avremo il picco del contagio in ciascuna regione  e capire per quanti giorni avremo variazioni giornalieri nulle, sapendo, però, che la riapertura delle attività dovrà avvenire nella fase di riduzione del contagio.



Nota: I grafici che seguono riproducono l’andamento delle curve del contagio da Covid19 in tutte le regioni italiane. Accanto ai dati osservati, ciascun grafico mostra l’andamento del contagio ottenuto stimando econometricamente una funzione esponenziale e una funzione logistica. In questa fase di espansione del coronavirus il fatto che, nella stragrande maggioranza delle regioni, i dati osservati del contagio si “accostino” meglio alla funzione logistica è un risultato non banale. Infatti, se questa approssimazione dovesse  essere robusta (ossia confermata nei prossimi giorni) avremmo uno strumento aggiuntivo per fare previsioni più accurate sul momento in cui la funzione logistica raggiungerà il cosiddetto plateau, in cui si hanno variazioni giornaliere nulle del contagio. Per dettagli “tecnici” scrivere a francesco.aiello@opencalabria.com . Si veda anche qua.



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