Ricordando i principi fondativi della legge 266/91 che norma le organizzazioni di volontariato (OdV), il Direttore Morena si è soffermato sui principi distintivi dei volontari, la cui azione “non è svolta dietro pagamento (lavoro gratuito), è effettuata per libera iniziativa (lavoro non obbligatorio) e determina un vantaggio a favore di un terzo esterno all’ambiente familiare o amicale del volontario”. Un argomento molto dibattito riguarda la restrizione delle risorse pubbliche che avrà significative ripercussioni sul settore. Tuttavia, secondo Morena “si intuisce di essere giunti ad un punto di svolta e sull’uscio di nuove possibilità, facendo leva su due aspetti fondamentali per il volontariato che sono la motivazione e la modalità con cui lo stesso si raffronta ai problemi e ai bisogni delle persone”. La ricerca di un nuovo posizionamento ha portato alla riscoperta di quella che Morena definisce la “catena del valore del volontariato, ossia la sua capacità di intercettare e combinare risorse sparse, per articolare e produrre multiforme valore poi distribuito in modo diffuso”. In sintesi, “il volontario tende a irrobustire alcune delle aree oggi particolarmente critiche in quanto oggetto di forti trasformazioni: l’area della socialità; l’area della cittadinanza; l’area dell’innovazione sociale”.
Durante il suo intervento, il Prof. Francesco Aiello ha analizzato alcune caratteristiche del terzo settore, quali le ragioni della sua esistenza, la riforma nazionale del settore, le componenti della domanda che ne caratterizzano la dimensione e quelle dell’offerta di servizi sociali di chi opera nel settore del non profit. Il filo conduttore della discussione è legato al tentativo di riflettere sul posizionamento della Calabria in tutte le dimensioni che determinano il ruolo e il funzionamento del terzo settore in Italia. Un punto discusso dal Prof. Aiello è che “oltre al perseguimento di obiettivi sociali, non riconducibili in alcun modo alla sfera dell’economicità delle relazioni sociali – il Terzo Settore contribuisce, comunque e in modo sostanziale, alla creazione della ricchezza nazionale”. “Si stima che nel 2009 il contribuito dell’economia sociale alla creazione del PIL nazionale è stato pari a 300 miliardi di euro, equivalenti a circa il 10% del PIL italiano”. Aiello continua riportando i dati dei censimenti dell’ISTAT sull’occupazione del terzo settore che mostrano come “il settore del non profit sia in crescita: nel 2001 l’occupazione settoriale era il 6,8% del dato nazionale ed è aumentata all’8,5% nel 2011”. Una ragione che spiega l’elevato peso dell’economia del non profit in Italia è il “crescente disagio sociale che, in vari modi, drammaticamente alimenta la domanda collettiva dei servizi di pubblica utilità”. E’ una domanda solo parzialmente soddisfatta dal pubblico, che, con la riforma nazionale del terzo Settore, prova a programmare e coordinare le attività contro la povertà e a sostegno dell’inclusione dei soggetti ai margini delle relazioni sociali (anziani, disabili, immigrati, malati, disoccupati). Oggi, peraltro, le competenze delle politiche sociali sono state trasferite ai comuni e, questo trasferimento, assicura (in teoria) una migliore efficienza allocativa delle risorse, poichè i comuni dovrebbero essere in grado di sfruttare, nel processo di identificazione dei fabbisogni, i vantaggi di prossimità e di conoscenza dei territori. Tuttavia, i rischi in Calabria legati a questa nuova governance derivano – a parere di Aiello – “dalla qualità delle relazioni istituzionali che i Comuni e la Regione Calabria saranno in grado di avviare in tema di gestione delle politiche sociali”.
La Redazione
“Prospettive Economiche del terzo settore in Calabria”. La presentazione di Francesco Aiello
Follow-up del convegno:
La domanda di servizi sociali e le sfide per il terzo settore in Calabria di Francesco Aiello