A fronte di un incremento della povertà, l’Italia si trova in una fase di transizione nell’attuazione di meccanismi di sostegno del reddito dei meno abbienti. L’ISTAT (2023) indica che in Italia nel 2022, la povertà assoluta interessa 2,18 milioni di famiglie (l’8,3% delle famiglie italiane) e 5,6 milioni di persone (9,5% degli italiani). Si tratta di un’ampia platea di individui che è il target delle politiche di contrasto della povertà. Queste ultime sarebbero pienamente efficaci se riuscissero a garantire a tutti un adeguato livello di aiuto monetario tale da consentire il superamento della soglia della povertà assoluta.
Questo obiettivo è soggetto a due vincoli. Il primo vincolo è di natura regolamentare ed applicativo, ossia dipende dalle norme di implementazione dello schema di aiuti e dalla capacità dei potenziali beneficiari di aderire al sostegno (cosiddetto take-up): il caso limite è che in assenza di qualsiasi forma di barriera, tutti gli aventi diritto aderiscono al programma e ricevono un aiuto. In tali circostanze, il take-up è pieno, ad indicare che tutti i poveri sono beneficiari del sostegno monetario. Il secondo vincolo è di natura finanziaria, poiché oltre a registrare un take-up pieno, uno schema di contrasto della povertà è pienamente efficace se è in grado di consentire a tutti di collocarsi al di sopra della soglia di povertà. La condizione, quindi, è di disporre di adeguate coperture per finanziarie il sostegno al reddito delle famiglie meno abbienti.
Uno studio sui dati dei singoli beneficiari del Reddito di Cittadinanza fornirebbe evidenze empiriche sull’efficacia dello strumento, sia in termini della capacità di raggiungere chi è effettivamente eleggibile sia sull’intensità del sostegno al reddito. Un’utile alternativa ai dati individuali dei singoli nuclei percettori del Reddito di Cittadinanza è rappresentata dalle statistiche dell’INPS sul numero delle famiglie beneficiarie e sull’ammontare dell’aiuto che sono disponibili su base comunale, sulla più spinta disaggregazione territoriale disponibile. La tabella 1 riporta i valori medi del tasso di inclusione del programma e degli importi medi mensili nel 2021 e nel 2022 in Italia e nelle due circoscrizioni Mezzogiorno e Centro Nord.
Nel biennio 2021-2022, il 6.2%-6.5% delle famiglie italiane hanno beneficiato del RdC, che è l’esito dell’ampia differenziazione geografica dell’utilizzo dello strumento di politica sociale (Tabella 1). Infatti, nel Mezzogiorno d’Italia la quota di famiglie beneficiarie è, in media, più del triplo della quota dei nuclei percettori del Centro-Nord, a conferma dell’atavica dicotomia del modello di sviluppo del nostro paese. Con riferimento all’ammontare dell’aiuto, la tabella 1 mostra che tra il 2021 e il 2022 è diminuito da 305 a 267 Euro l’importo medio mensile ricevuto da ciascun nucleo familiare. Tra le due macro-regioni italiane, esistono differenze sull’intensità del sostegno che però si attenuano nel 2022, poiché la riduzione delle somme erogate registrata dal 2021 al 2022 è maggiore nel Mezzogiorno d’Itala (da 337 a 279 euro mensili) rispetto ai comuni del Centro Nord (da 305 a 267 euro mensili).
Al fine di ottenere indicazioni sul take-up del RdC e sull’intensità dell’aiuto, in questa nota si utilizza l’indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) elaborato dall’ISTAT (2015) utilizzando i dati censuari del 2011.[1] Il livello ex-ante di deprivazione nei comuni italiani è utilizzato per calcolare correlazioni con il tasso di inclusione del RdC – misurato dalla quota di famiglie beneficiarie dell’aiuto – e con livello dell’aiuto – espresso in termini dell’importo medio mensile ricevuto dalle famiglie di un determinato comune. Le figure 1 e 2 riportano i risultati del 2021 e del 2022, rispettivamente, mentre la figura 3 consente di effettuare un confronto di sintesi. Le argomentazioni che possono essere formulate in base all’informazione presentata nelle figure 1 e 2 sono almeno due.
Elevata variabilità. Innanzitutto, i dati segnalano la presenza in Italia di un’elevata variabilità del tasso di inclusione del RdC e degli importi medi erogati sia nel 2021 che nel 2022. Sul tasso di inclusione si rimanda al recente saggio “Famiglie con reddito di cittadinanza: frequenza alta non solo a Sud” di Aiello e Bonanno (2022).
Qua è utile evidenziare che nel 2022 in 38 comuni italiani (41 nel 2021) i percettori del RdC hanno ottenuto in media meno di 50 euro al mese. Inoltre, nel 2021 in 75 comuni l’importo medio ottenuto dai beneficiari del RdC è al massimo pari a 100 euro mensili. All’estremo opposto, in 62 comuni l’importo medio erogato nel 2021 è superiore a 700 euro mensili. In 4259 comuni, nel 2021 i beneficiari del sostegno monetario hanno ricevuto un importo medio compreso tra 300 e 500 euro mensili. Nel corso del 2022 è aumentato a 94 il numero di comuni con un importo medio inferiore a 100 euro, è diminuito a 3 il numero dei comuni in cui i beneficiari hanno ricevuto un sostegno superiore a 700 euro mensile ed è drasticamente diminuito a 1648 il numero di comuni i cui nuclei percettori hanno ricevuto un importo compreso tra 300 e 500 euro.
Correlazioni con l’Indice di Vulnerabilità. Inoltre, i dati del RdC sono sempre correlati positivamente con l’indice di vulnerabilità comunale. In media, il reddito di cittadinanza è maggiormente più utilizzato nei comuni italiani in cui è più elevata la vulnerabilità sociale e materiale.[2] Inoltre, gli importi medi più elevati sono erogati a favore di beneficiari che risiedono in comuni più vulnerabili. In altre parole, l‘analisi delle correlazioni fornisce qualche indicazione sull’efficacia della politica, ossia sul raggiungimento delle famiglie che abitano nei comuni più vulnerabili e sulla capacità di erogare maggiore sostegno finanziario a coloro che vivono in comuni ad elevata vulnerabilità. Tuttavia, è importante osservare che sia nel 2021 che nel 2022 la correlazione tra RdC e vulnerabilità comunale è maggiore nel caso del tasso di inclusione rispetto a quella che si ottiene considerando il livello del sostegno. Infine, si notano delle marcate differenze registrate nel 2022 rispetto al 2021. La figura 3, riportando solo le rette di interpolazione dei dati, fornisce una chiara rappresentazione del fatto che in Italia tra il 2021 e il 2022 la capacità di targeting della politica è rimasta pressoché uguale (Figura 3, Panel Tasso di Inclusione), mentre, a parità di vulnerabilità comunale, è diminuito in modo significativo l’ammontare medio per comune del livello di sostegno finanziario erogato ai nuclei percettori (Figura 3, Panel Livello del Sostegno).
I dati per macro-area
Queste regolarità empiriche sono confermate a livello di macro-regioni, soprattutto quando si considera la correlazione tra la vulnerabilità comunale e il tasso di inclusione della politica, mentre alcune differenze emergono nel caso del grado di sostegno finanziario. Infatti, nel biennio 2021-22 la correlazione tra il tasso di inclusione del RdC e l’indicatore di vulnerabilità è praticamente rimasta la stessa, fluttuando sempre attorno a 0.35, sia quando si considerano i comuni del Centro Nord che quelli del Mezzogiorno d’Italia (Panel Tasso di Inclusione delle Figure 4 e 5). La correlazione tra vulnerabilità e importi medi per comune è rimasta sì positiva, ma nel caso del Centro Nord è diminuita dal 2021 al 2022 da 0.1 a 0.04, determinando un appiattimento della retta che interpola i dati (Figura 4, Panel Livello del Sostegno). Al contrario, nel Mezzogiorno d’Italia la correlazione è rimasta costante (0.18). In questo caso, però, è la traslazione verso destra della retta di interpolazione che segnala il peggioramento dell’efficacia della politica di erogare livelli adeguati di sostegno a favore dei beneficiari che vivono nei comuni più vulnerabili del Sud del paese (Figura 5, Panel Livello del Sostegno).
Il caso Calabria
[1] L’indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) è un indicatore composito costruito attraverso la sintesi di sette indicatori riferiti alle dimensioni della vulnerabilità sociale e materiale ritenute più rilevanti per la formazione di una graduatoria nazionale dei comuni. Include, le famiglie monogenitoriali giovani; le famiglie con 6 e più componenti; la popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni analfabeta e alfabeta senza titolo di studio; le famiglie con potenziale disagio assistenziale; la popolazione in condizione di affollamento grave; i giovani (15-29 anni) fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione scolastica e le famiglie con potenziale disagio economico. Sugli aspetti metodologici dell’indice IVSM si veda ISTAT (2015).
[2] Limitatamente al 2021, la correlazione tra l’indice di vulnerabilità e la quota di nuclei percettori è stata studiata anche da Monturano G. et al (2023). Le novità di questa nostra ricerca sono almeno tre. Si considera anche il 2022, consentendo di ottenere delle indicazioni dell’impatto legato alle modifiche della politica intervenute tra il 2021 e il 2022. Inoltre, si propone un approfondimento della discussione su base regionale e, soprattutto, si focalizza l’attenzione sulla correlazione tra la vulnerabilità comunale e il livello medio comunale degli importi erogati ai nuclei percettori.