I dati del 2018. Nel 2018 le esportazioni della Calabria sono state pari a 544 milioni di euro, il 15.9% in più del valore registrato nel 2017. Nello stesso periodo, le esportazioni italiane e delle circoscrizioni geografiche sono variate a tassi molto più bassi: le esportazioni dell’Italia sono aumentate del 3.6%, quelle del Nord Ovest del 3.36%, nel Nord est sono aumentate del 4.35%, nel Sud del 2,45% e nelle Isole del 12,21%. Questi differenziali delle variazioni annuali delle esportazioni si osservano da qualche anno: come mostra la figura 1 l’accelerazione delle esportazioni calabresi si osserva a partire dal 2014.
Il confronto tra regioni. Su base regionale, meglio della Calabria ha fatto solo il Molise, le cui esportazioni sono aumentate del +45%, passando da 401 (2017) a 584 (2018) milioni di euro. Significativo è anche l’incremento registrato in Sicilia (15,29%) e in Valle D’Aosta (9,26%). La variazione osservata nelle altre regioni meridionali è la seguente: Sardegna (+6,85%), Basilicata (+4,21%), Abruzzo (+3,86%), Campania (+2,08%). Le esportazioni della Puglia sono diminuire del 2,20%. Altre due regioni italiane hanno registrato una riduzione delle esportazioni, ossia la Liguria (-6,64%) e il Lazio (-4,31%).
La dinamica delle esportazioni del Mezzogiorno e’ diversa da regione a regione: anche in questo e’ possibile osservare un maggiore dinamismo delle esportazioni calabresi, la cui crescita, a partire dal 2014, e’ piu’ regolare e sostenuta di quella registrata nelle altre regioni del Sud, ad eccezione della Basilicata la cui accelerazione e’ legata all’industria automobilistica.
Esportiamo poco. Nonostante l’incremento registrato tra il 2017 e il 2018, il livello delle esportazioni regionali rimane molto basso: rispetto al dato nazionale, la quota detenuta dalla Calabria è dello 0,1%. Data la variazione osservata dal Molise, la Calabria nel 2018 occupa l’ultima posizione nella distribuzione regionale delle esportazioni italiane. Le quote delle altre regioni meridionali sono “relativamente” distanti dal dato calabrese: la Basilicata esporta circa otto volte in più della Calabria (la quota lucana è pari a 0,88%), l’Abruzzo assorbe l’1,9% delle esportazioni italiane, la Campania il 2,3%, la Puglia l’1,7%, la Sicilia il 2,3% e la Sardegna l’1,2%. La quota del Mezzogiorno è del 10,6%, che è circa sei volte di meno del peso delle regioni settentrionali. Le quattro regioni dell’Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche e Lazio) contribuiscono all’export nazionale per circa il 16%.
Macro-settori. Le prime elaborazioni dei dati forniti dall’Istat consentono di avere anche qualche informazione settoriale. A livello di macro settori, l’aggregato “agricoltura, silvicoltura e pesca” ha osservato nel biennio 2017-208 una riduzione del 12,3% delle esportazioni verso tutte le destinazioni, mentre il settore manifatturiero ha registrato un incremento del 9%. Di ben il 20% sono aumentate le esportazioni di prodotti delle attività di trattamento dei rifiuti e risanamento. Da osservare che quest’ultimo settore assorbe nel 2018 l’1,5% delle esportazioni nazionali di quel comparto. E’ il contributo più elevato proveniente dalla Calabria per le esportazioni settoriali del paese (la quota della Calabria sull’export dell’agricoltura italiana è dell’0,7%, mentre il settore manifatturiero assorbe lo 0,1% del dato nazionale).
Il settore manifatturiero e la diversificazione. All’interno dell’industria manifatturiera, emerge che i settori che mostrano maggiore dinamismo sono quelli legati agli apparecchi elettrici, le cui esportazioni sono aumentate dal 2017 al 2018 del 235%, degli autoveicoli (+106%) e delle sostanze e prodotti chimici (+17,4%). Le esportazioni del settore alimentare sono aumentate del 5,1%. Infine, è importante sottolineare come la “crescita” delle esportazioni calabresi stia interessando molti settori. Sembra che sia in atto anche un processo di diversificazione. Questo dato si osserva guardando ai settori che, rispetto al passato, nel 2018 hanno raggiunto la metà dell’ordine minimo considerato dalle rilevazioni dell’ISTAT. E’ il caso, per esempio, del settore dei mobili, degli apparecchi elettrici, degli autoveicoli e delle macchine ed apparecchi, la cui quota ha raggiunto nel 2018 il minimo osservabile, ossia lo 0,1% delle esportazioni nazionali di ciascun settore.
Sintesi. Sebbene i volumi esportati siano ancora bassissimi, una prima considerazione di sintesi è che qualcosa inizia a muoversi nel sistema produttivo regionale. Sarebbe estremamente utile capire in dettaglio le tendenze in atto analizzando i dati per settore merceologico, aree di destinazione e caratteristiche delle imprese esportatrici, ma i segnali forniti dai dati aggregati vanno nella direzione di mostrare la presenza di un minimo di dinamismo dei settori che competono sui mercati internazionali. La relativa fiducia non proviene tanto dalla puntuale osservazione di quanto accaduto tra il 2017 e il 2018, ma soprattutto dal fatto che la crescita delle esportazioni sta diventando strutturale. Questo è quanto si osserva se si analizzano, per esempio, i dati trimestrali: è dal terzo trimestre del 2014 che le esportazioni della Calabria hanno invertito il trend, passando dal relativo declino degli anni della crisi (2008 – 2013) ad una fase di regolare crescita nel tempo. Oggi le esportazioni calabresi sono molto più elevate di quelle osservate prima della crisi e la differenza è sostanziale: +70% nel 2017-18 rispetto al biennio 2006-07 (figure 1 e 2). Iniziano anche a manifestarsi forme embrionali di differenziazione dei beni esportati. Si tratta dei primi germogli per poter credere che anche in questa regione possa innescarsi un modello di sviluppo, che dovrà essere necessariamente trainato dalle esportazioni.
Parti di questa nota sono state pubblicate su Il Quotidiano del Sud (Edizione del 14 Marzo 2019).
[ultimate_author_box user_id=”3″ template=’uab-template-1′]