Calabria fuori dai mercati turistici di Massimo Clausi (*)
COSENZA – Il 28 Luglio a Soriano di terrà un forum sul turismo. Ad organizzarlo è Open Calabria, attraverso una serie di tavoli tematici. Ne abbiamo parlato con il professore Francesco Aiello, fondatore della piattaforma e docente di Economia all’Unical.
Perchè un forum sul turismo? Perché è un settore ad elevato potenziale che nel breve periodo potrebbe trainare l’economia calabrese verso una crescita elevata e duratura. Perché è un settore di cui si discute pochissimo e quando si fa è su aspetti contingenti e non di sistema. Perché è un settore in cui, in media, regna l’improvvisazione e la non programmazione. Non credo che in prospettiva potremmo puntare in modo esclusivo sul turismo, ma accorciare la distanza tra il peso attuale e quello potenziale di questo settore è una sfida che la regione deve giocare. Il Forum intende puntare i riflettori su qualche elemento di questa sfida.
Ossia? Non esiste dubbio alcuno che il primo vincolo è l’assenza di un posizionamento della Calabria nei mercati che contano su scala internazionale. Non mi riferisco solo ai circuiti che alimentano ingenti flussi turistici, ma anche, se non soprattutto, al turismo di nicchia. La nostra regione ha un differenziato e ricco patrimonio di eccellenze che non è noto e che, in quanto tale, è di difficile identificazione dall’esterno. Attraverso il Forum di OpenCalabria si proporrà una strategia per rendere visibile questo sistema di opportunità.
In che modo? Un elemento che caratterizza l’attuale configurazione dell’offerta turistica è la ridotta dimensione delle attività e loro dispersione sul territorio. In tali condizioni è impossibile creare una massa critica da proporre al “mercato” all’interno del quale sta prevalendo la tendenza del turista di scegliere le destinazioni non solo per la specializzazione in qualche ambito del settore (montagna, sport, mare, cultura, enogastronomia), ma soprattutto per la presenza di un diversificato sistema di opportunità. La soluzione, quindi, è semplice da identificare, ma è di difficile attuazione. Si tratta di creare dei sistemi strutturati di opportunità che aiutino spontaneamente a costruire le identità turistiche dei diversi territori della Calabria.
Lei crede possibile un processo in cui l’aggregazione in Calabria sia trainata dai privati? E’ l’unica alternativa. Non è ammissibile che in questa regione si pensi che tutto debba essere mediato dalla politica e dalle istituzioni. Queste ultime devono garantire le pre-condizioni per lo sviluppo del turismo ed è necessario che siano obbligate a fare un lavoro decente, ma lo slancio all’aggregazione deve provenire da chi opera nel settore. Peraltro, creare sistemi coesi di sviluppo locale avrebbe anche un certo peso nella domanda di politiche a sostegno del territorio. Infatti, l’aggregazione potrebbe innescare un sistema virtuoso di politiche locali, in cui una domanda qualificata di sviluppo del turismo forzerebbe le istituzioni ad uscire dal lassismo e pressapochismo che le contraddistingue.
Immaginiamo che la sua ipotesi di lavoro sia realizzabile. Essa , però, si scontra, con la bassa qualità dei servizi offerti ai turisti. Vero. In molti casi, si riscontrano forti carenze organizzative e basse abilità di chi opera nel settore. Gli investimenti in formazione sono cruciali, ma l’assorbimento di lavoro poco qualificato è anche l’esito del fatto che le micro-attività operano in autonomia con modelli gestionali e organizzativi improvvisati. In moltissimi casi, si lavora per “sopravvivere”. Se, al contrario, si fa parte di una rete di operatori che condividono l’obiettivo di promuovere per quel territorio un modello di sviluppo di turismo economicamente sostenibile nel tempo, la qualità di ogni anello della filiera non può che innalzarsi, creando opportunità di lavoro anche per coloro che sono altamente scolarizzati. Il che significa che a regime avremo maggiore professionalità e maggiori retribuzioni.
In teoria è uno scenario molto affascinate. Su cosa poggia la sua analisi? L’ho accennato in precedenza. La Calabria è ricchissima e la ricchezza più estrema è la diversificazione delle opportunità che offre. Se è vero, com’è vero, che la domanda ricerca ambienti diversificati allora la proposta di costruire un sistema integrato di opportunità consentirebbe a questa regione di proporsi come meta turistica per periodi certamente molto più lunghi delle ristrette due/tre settimane di Agosto. L’aspetto più sorprendente è che andando in giro per la Calabria si scoprono non soltanto ricchezze ad elevata attrattività, ma anche esperienze imprenditoriali di successo. Spesso invisibili, ma di successo. Mettere a sistema tutto questo è uno degli obiettivi del Forum, perché crediamo che sia l’unico modo per “aggredire” con veemenza il mercato.
Come misurerebbe il successo di questo processo che intendete avviare a partire dal Forum di Soriano Calabro? Innanzitutto occorre fare un po’ di programmazione e avere la pazienza di aspettare almeno 5 anni prima di osservare qualche risultato credibile. Penso che sia importante incrementare le presenze di turisti extra-regionali e stranieri, ma soprattutto credo che occorra triplicarne la permanenza media presso le strutture regionali. Oggi, in media, un turista soggiorna in Calabria 5 giorni. Si tratta di un dato che mortifica le potenzialità della nostra regione. Riuscendo ad offrire un diversificato e ben strutturato insieme di “cosa da fare”, non solo cattureremmo l’interesse di più turisti, ma riusciremmo a trattenerli più a lungo nei vari territori.
Quali sono le reazioni al Forum in programma per il prossimo 28 Luglio a Soriano Calabro? Come ci si registra? La partecipazione è già elevata perché chi ha idee e proposte a supporto dei propri territori considera il Forum la giusta occasione per entrare a far parte di una rete. Per partecipare è sufficiente registrarsi compilando il modulo di iscrizione disponibile su www.OpenCalabria.com
Questa intervista è stata pubblicata su “Il Quotidiano del Sud” (edizione del 26 Luglio 2018)