L’incontro ha fornito diversi spunti di riflessione. In primo luogo, tutti i relatori hanno convenuto sulla necessità di accelerare in Calabria il processo di riforma degli assetti istituzionali e di farlo con una legge regionale che sia in linea con lo spirito della normativa nazionale, esplicitamente orientata a promuovere le fusioni, piuttosto che a ostacolarle.
Peraltro, in molti casi è inivitabile aggregare due o più comuni. E’ questo uno dei temi trattati da Francesco Aiello nella relazione che ha avviato i lavori del convegno. “Il processo di aggregazione dei comuni in moltissimi casi è necessario. I comuni calabresi con meno di 800 residenti sono 47. Il 60 per cento dei comuni ha una popolazione inferiore – ha sottolineato Aiello – a 2500 abitanti, pari al 15,9 per cento della popolazione totale distribuita su circa il 40 per cento del territorio regionale. Abbiamo tantissimo territorio disabitato e i piccoli comuni sono ormai al tracollo. La fusione dei comuni può essere lo strumento corretto per ottimizzare l’organizzazione amministrativa, recuperando efficienza e liberando risorse”. Ma la fusione deve nascere dal basso, così come è accaduto per i Comuni di Casali del Manco e per quelli di Corigliano e Rossano. Qui la “politica “codificata” ha pesato poco”, ha sottolineato Aiello, mentre in moltisismi altri casi, “essa ostacola gli spontane processi di avvio delle fusioni” E il motivo, a parere di Aiello “è che la fusione inevitabilemnte riduce gli spazi di azione nei mercati locali della politica”. Questa questione è condivisa dal coordinatore del comitato 100 Associazioni per la fusione Corigliano-Rossano, Amerigo Minnicelli: “La politica ha avuto paura inizialmente nel fare un passo in avanti. A Rossano e Corigliano ha influito il ruolo delle associazioni, la volontà dei cittadini che hanno avuto un ruolo di partecipazione attiva”.
“Anche nell’area urbana di Cosenza – ha sottolineato Piero Minutolo – è arrivato il momento di agire, non possiamo rimanere indietro e bisogna sollecitare la classe politica. Chiediamo di costituire un fondo regionale che indichi anche i criteri per l’assegnazione dei contributi aggiuntivi ai comuni che si fondono, come avviene a livello nazionale. Un’ulteriore possibilità di incoraggiare i Comuni alla fusione”. Sulla questione della Grande Cosenza è tornato Carlo Guccione, che sostiene politicamente il progetto di fusione tra Cosenza e Rende: “Possiamo diventare una realtà importante con il ruolo centrale dell’Unical, la metropolitana leggera e il nuovo ospedale che mi auguro venga costruito a Vaglio Lise. Si chiama innovazione politica e capacità di interpretare i cambiamenti. La parola deve passare ai cittadini. Subito. Il nostro baricentro è la volontà dei cittadini”.
Il convegno si è concluso con la relazione di Antonio Viscomi, il quale ha sottolineato come si stia compiendo una piccola rivoluzione culturale, quando si promuoe l’idea che “le fusioni non avvengono per risparmiare, ma devono nascere perché c’è una consapevolezza che i problemi davanti a noi non possono essere risolti da soli. La fusione deve essere una prerogativa non delle amministrazioni locali, ma delle comunità locali. La strategia deve essere plurale. È un problema di partecipazione non è una questione di legislazione”.