Una visione d’insieme sulle misure del programma europeo di contrasto alla disoccupazione, i principali problemi che ne ostacolano la buona riuscita e una proposta per la Calabria
Di FRANCESCO FOGLIA*
Per rispondere al peggioramento delle condizioni dei giovani disoccupati dell’Unione Europea, è stato istituito nel giugno 2013 il sistema di Garanzia per i giovani. Il suo finanziamento ammonta a 12,7 miliardi di euro provenienti dal Fondo sociale europeo e da un’apposita iniziativa a favore dell’occupazione giovanile, l’Iniziativa per l’Occupazione Giovanile che, per il periodo 2014-2020, dispone di un bilancio di 6,4 miliardi, di cui metà proviene dal FSE e metà da un’apposita linea di bilancio. A queste risorse, va aggiunto l’ammontare di finanziamenti messi a disposizione a livello nazionale per l’attuazione del sistema.
YG E YEI – È utile specificare le principali differenze tra la Youth Guarantee (YG) e la Youth Employment Initiative (YEI). La prima è una policy di lungo termine (policy concept), strutturale, i cui finanziamenti per la sua attuazione derivano da diverse fonti: bilancio nazionale e regionale, Fondo Sociale Europeo, YEI, etc. La seconda, invece, è uno strumento finanziario di breve periodo, la cui ammissibilità è destinata a 20 Paesi su 28 (Italia e Spagna SI, Austria e Germania NO) e supporta solo alcuni aspetti della Garanzia Giovani.
L’IDEA DI UNA GARANZIA – Più nello specifico, la garanzia per i giovani mira ad assicurare a tutti i giovani sotto i 25 anni un’offerta concreta e di buona qualità di apprendistato, tirocinio, lavoro, studio, entro i 4 mesi dall’inizio della disoccupazione o dalla fine dell’istruzione formale. Principali destinatari della garanzia sono i cosiddetti NEETs (Not in Education, Employment, or Training), ovvero giovani che non lavorano, non studiano e non svolgono attività di tirocinio. In Europa i NEET di età compresa tra i 15 e i 24 anni sono 7,5 milioni.
NEET IN ITALIA E IN EUROPA – In Italia la garanzia giovani è estesa ai giovani dai 15 ai 29 anni, pertanto è significativo analizzare i dati relativi a questa fascia di età. Secondo le ultime rilevazioni Istat (dato T1 2015) in Italia ci sono più di 2,39 milioni di NEET (15-29 anni), ovvero il 26,2% della forza lavoro, mentre il tasso di disoccupazione giovanile per la stessa fascia di età è del 31,6%. A Giugno 2015, il tasso di disoccupazione per la fascia 15-24 anni ha, invece, raggiunto quota 44,2%. In 10 anni la disoccupazione tra i giovani under 30 è passata dal 17,7% al 31,6%, registrando un aumento del 13,9%, mentre l’aumento della media UE per lo stesso arco temporale è stato del 2,6% (dal 15,1 al 17,7 percento). Il divario tra Italia e UE, sia nel tasso di disoccupazione giovanile che nella percentuale di NEET, è cresciuto a ritmi sostenuti (grafico 1). In particolare, a partire dal 2011 si è registrato un aumento esponenziale (+10,5%). La situazione è ancor più drammatica se si confrontano i tassi più alti e più bassi a livello di Stato membro (grafico 2). L’Italia registra il secondo dato più alto (26,2%) dopo quello della Grecia (26,7%) con un divario del 19% rispetto ai Paesi Bassi e del 19,7 % rispetto al Lussemburgo che ha registrato per il 2014 il livello più basso. A livello regionale paneuropeo, le divergenze nei dati sono molto più accentuate. Tra la provincia di Overijssel nei Paesi Bassi, che nel 2014 ha registrato il tasso più basso di NEET nella fascia di età 18-24 (4,7%), e la regione bulgara Severozapaden che ha registrato quello più alto (45,7), la differenza è del 41%. Senza troppe sorprese, le regioni italiane con le percentuali di NEET 18-24 più alte sono la Sicilia (42,1%) penultima, e la Calabria, terzultima con il 40,7%.
BUDGET INSUFFICIENTE – Le stime più recenti della Commissione Europea indicano una dotazione complessiva per il periodo 2014-2020 pari a 16,7 miliardi di euro. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, però, il costo di attuazione di tale sistema potrebbe raggiungere potenzialmente i 21 miliardi di euro l’anno. Il primo problema, dunque, sembrerebbe quello del budget, in quanto le risorse attualmente a disposizione per l’intero settennio sarebbero addirittura insufficienti per coprire i costi (potenziali) di un anno.
ASSENZA DELLA VALUTAZIONE D’IMPATTO – Sull’adeguatezza del finanziamento complessivo si è espressa anche la Corte dei Conti Europea, nel suo report sulla YG pubblicato a Marzo 2015, nel quale ha individuato anche altri fattori che rischiano di ostacolare l’attuazione nell’UE della garanzia per i giovani. Gli auditor della Corte hanno osservato che la Commissione non ha condotto una valutazione d’impatto specificando costi e benefici attesi, benché questa sia la procedura convenzionale per le sue principali iniziative. Di conseguenza, non sono disponibili informazioni sul potenziale costo globale dell’attuazione del sistema nell’intera UE e sussiste il rischio, pertanto, che il finanziamento complessivo non sia adeguato. Questo aspetto, unito al fatto che non esiste una chiara definizione di offerta di lavoro “qualitativamente valida”, rischia seriamente di causare un’attuazione del sistema inefficace e incoerente all’interno dell’UE.
FOCUS REGIONE CALABRIA: I RISULTATI SU YG E UNA PROPOSTA CONCRETA
Una delle ultime regioni italiane ad avviare il sistema di Garanzia Giovani è stata la Calabria. I fondi a disposizione per la sua attuazione ammontano a 111 milioni di euro, 44 dei quali messi a disposizione dal bilancio regionale. I NEET calabresi tra i 15 e 29 anni, secondo i dati ISTAT 2014, sono 133.499 e rappresentano il 38% della forza lavoro. Dai dati del monitoraggio forniti dal Ministero del Lavoro (giugno 2015), risultano 38.258 adesioni (4,8% rispetto al dato italiano), di cui 2040 esterne, cioè da giovani residenti presso altre regioni. Rispetto al numero dei potenziali beneficiari, gli iscritti rappresentano solo il 27,13%. Le istanze prese in carico dai vari Centri per l’Impiego (che stipulano il cd “Patto di Servizio”) sono 17.795, ovvero il 46,51% delle adesioni. Non si hanno, purtroppo, informazioni attendibili circa il numero di giovani che ha iniziato a svolgere attività di formazione o di tirocinio. I dati regionali, però, potrebbero rivelare almeno due cose: che i giovani credono poco alle opportunità offerte da Garanzia Giovani, a patto che tutti i 133,5 mila siano a conoscenza dell’iniziativa, e che i Centri per l’Impiego non riescono, per più ragioni, a fare matching tra domanda e offerta. Il che non è banale, in quanto i giovani offrono la loro disponibilità a lavorare (perciò rappresentano l’offerta, è bene ricordarlo) ma in alternativa domandano attività formative (e in questo caso rappresentano la domanda); dall’altro canto ci sono le imprese che domandano forza lavoro e, ad esempio, i centri di formazione che offrono i loro corsi.
Una proposta concreta per limitare le distorsioni create da questo sistema a domanda/offerta multiple è quella di inserire meccanismi di mercato all’interno della garanzia giovani, bypassando l’attuale ruolo svolto dai CPI e dagli altri intermediari. In sostanza, il giovane propone alla Regione un progetto di formazione/tirocinio scegliendo dove svolgerlo, entro determinati lassi di tempo e nei limiti di un massimale finanziario. In questo modo, ad esempio, un giovane può programmare di frequentare un corso in UK per 3 mesi presso una scuola che egli stesso ha individuato, o svolgere il tirocinio presso un’azienda da cui ha avuto la disponibilità (si può aprire una call anche sul sito della Regione) in Calabria o fuori regione.
Rimodulare il programma di Garanzia Giovani in questa prospettiva, prevedendo l’attivazione di un progetto pilota con fondi regionali dedicati per un arco temporale di uno o più semestri, rappresenterebbe un importante passo in avanti verso il cambio di approccio nel prendere misure a favore dell’occupazione giovanile, con il plusvalore di promuovere l’auto-progettualità dei giovani under 30.
* Economista Junior, si occupa di affari europei tra la Calabria e Bruxelles. Giornalista pubblicista, è laureato in Economia presso l’Unical e ha ricevuto il Premio Unione Europea Giovani Giornalisti.