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Guardia Piemontese: l’ultima enclave occitana in Calabria

by Giuseppe De Bartolo
09/04/2019
in Società e Demografia
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I vantaggi dell’immigrazione per l’Italia

Introduzione. Sul territorio del nostro Paese è possibile individuare undici gruppi linguistici storici che possono essere così suddivisi: minoranze di confine, che parlano una lingua di uno Stato confinante (i tedeschi dell’Alto Adige, gli sloveni del Friuli, i francesi della Valle d’Aosta); minoranze che occupano alcune aree interne a seguito ad emigrazioni  e diaspore (gli albanesi del Mezzogiorno, i serbo-croati, gli occitani, i catalani di Sardegna); e, infine, i cosiddetti gruppi residuali di popolazioni in passato maggioritarie (grecanici, ladini, friulani e sardi). Tre di questi gruppi sono presenti in Calabria: la minoranza albanese, quella grecanica e la occitana. Secondo le stime del Ministero dell’Interno circa il 5% della popolazione italiana ha come lingua materna una lingua diversa dall’italiano. L’Italia, pur non avendo ancora ratificato la Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, si è data, nel 1999, una specifica legge-quadro, la n. 482/99, chiamata «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche», che regola la materia. La definizione generalmente accettata definisce “minoranza storica” un gruppo di cittadini italiani, stanziato su un determinato territorio, numericamente inferiore rispetto al resto della popolazione, i cui membri hanno caratteristiche etniche, religiose o linguistiche diverse da quelle del resto della popolazione.

La recente visita del Presidente Mattarella e di quello d’Albania Meta a San Demetrio Corone, per partecipare alla cerimonia del 550mo anniversario della morte dell’eroe albanese Skanderbeg, ha riacceso l’interesse sulle minoranze etnico linguistiche calabresi. Noi, cogliendo quella occasione, su OpenCalabria abbiamo cercato di contribuire a migliorare la diffusione della conoscenza della demografia delle minoranze alloglotte calabresi con due note: la prima sugli arbëreshë e la seconda su quella grecanica. Con questo short paper completiamo il quadro, soffermandoci sui tratti demo-linguistici della minoranza occitana di Guardia Piemontese, che oltre a mostrare evidenti sintomi di implosione come isola linguistica, presenta di già, come molte altre realtà territoriali regionali, segni evidenti di malessere demografico.

Breve storia della minoranza occitana calabra. Gli occitano-valdesi del Piemonte sono giunti nel Meridione per terra e mare verso la fine del XIV secolo per sfuggire alle persecuzioni religiose[i], prendendo due direzioni: Napoli e Paola. Gli occitani – valdesi sbarcati a Napoli raggiunsero l’Irpinia, la Daunia e la Capitanata. Gli altri, giunti a Paola, si inoltrarono nell’interno fondando gli insediamenti di San Sisto, La Guardia, Vaccarizzo, Rose, Argentina, San Vincenzo, Borgo degli Ultramontani e Montalto (Montalto Uffugo). Tutti erano chiamati “Ultramontani” perché provenivano da oltre i monti, ovvero dalle Alpi. Nel corso dei secoli queste popolazioni hanno perduto completamento il tratto religioso, mentre quello linguistico si è via via ridotto sempre di più.

Oggi, le colonie occitano – valdesi della Calabria sono rappresentate da Guardia Piemontese, San Sisto dei Valdesi e San Vincenzo la Costa, ma la lingua, il Guardiolo, è presente solo a Guardia Piemontese e a San Sisto dei Valdesi. Il Guardiolo, oltre a infiltrazioni del dialetto calabrese, è un misto di varie parlate della zona alpina da dove provenivano i Valdesi, ma ha anche molto in comune con gli idiomi della Val Pellice, che è la più meridionale delle Valli Valdesi.

Bellinello stima che al 1988 i parlanti la lingua madre erano 1501 di cui 1263 a Guardia Piemontese e 238 a San Sisto dei Valdesi, frazione di San Vincenzo la Costa (Tabella 1). Nel corso di questi ultimi decenni, però, il processo di forte contaminazione con la popolazione circostante e anche a seguito della scomparsa delle generazioni più anziane che avevano mantenuto vivo l’uso della lingua, secondo stime di testimoni privilegiati, il numero dei parlanti il “Guardiolo” si sarebbe ridotto a non più di 200-300 unità[ii]

Aspetti demografici passati e presenti. La popolazione di Guardia Piemontese, come quella di molti altri centri calabresi, dopo l’Unità ha conosciuto un intenso esodo emigratorio che è continuato ininterrottamente fino al 1921. Ricordiamo che tra il 1876 e il 1914 ben oltre 5milioni e 400mila persone lasciarono il Mezzogiorno e di questi 879mila dalla Calabria. Dopo la pausa tra le due guerre, periodo in cui l’emigrazione si è ridotta sensibilmente sia per effetto delle misure restrittive messe in atto da molti paesi d’oltre Oceano, come gli Stati Uniti, sia a seguito del varo della politica pronatalista del fascismo che scoraggiava l’esodo, l’emigrazione è ripresa con intensità. Questi accadimenti hanno fortemente limitato la crescita demografica di Guardia Piemontese tant’è che al censimento del 1971 la sua popolazione era inferiore del 15% rispetto a quella del 1861. A partire dagli anni ’70, invece la regione è stata interessata dal fenomeno dell’urbanizzazione: si spopolano via via i piccoli centri interni, crescono vistosamente le città e i paesi della zone costiere; si assiste ad un selvaggio sviluppo edilizio. Anche Guardia Piemontese, come altri paesi della costa tirrenica, vive questa fase di crescita demografica, favorita anche dalla presenza sul suo territorio di un importante centro termale. Così, dal 1981 in poi la sua popolazione aumenta fino a raggiungere nel 2018 il tetto di quasi duemila unità di residenti (Tabella 2). Questo trend riesce a nascondere un incipiente malessere demografico, come evidenziano, a partire dal 2008 in poi, sia i tassi di incremento naturale negativi sia il trend crescente degli indici d’invecchiamento (Tabella 3).

La prospettiva demografica. L’incipiente malessere demografico che si coglie dai dati recenti, si accentuerà nel prossimo futuro, quando l’impatto del saldo sociale positivo (iscritti meno cancellati all’anagrafe) si esaurirà ed emergeranno appieno le tendenze di fondo delle componenti naturali della popolazione. Tutto ciò viene evidenziato dalle previsioni demografiche da noi elaborate, proiettando al 2068 la struttura della popolazione per sesso e età, ipotizzando per il prossimo cinquantennio l’invarianza della fecondità della mortalità[iii]. Con queste ipotesi, abbastanza prossimi al vero, nel 2068 la popolazione di Guardia Piemontese si ridurrebbe a poco più di mille abitanti (quasi il 45% in meno rispetto al 2018) (Tabella 4), mostrando un invecchiamento  via via crescente da 220 vecchi per 100 giovanissimi del 2018 a 362,7 vecchi per 100 giovanissimi del 2068. In definitiva, anche Guardia Piemontese, come molti altri centri della Calabria, si incamminerebbe velocemente sul sentiero che porterebbe inesorabilmente alla sua implosione demografica.

Riferimenti bibliografici

CASANOVA E., Le colonie allogene dell’Italia Meridionale e della Sicilia, Genus, Vol. IV, N. 3-4, 1940.

PIROMALLI A., Inchiesta attuale sulle minoranze etniche e linguistiche in Calabria, Edizioni Brenner, Cosenza, 1981.

GENRE A., A proposito degli studi sulla parlata e l’origine dei Calabro – Valdesi, in Bollettino Atlante Linguistico Italiano, III serie, 1984.

STANCATI E., Gli Ultramontani. Storia dei Valdesi di Calabria, Aiello Editore, 1984.

CORTESE A., Le minoranze linguistiche italiane, Rivista Italiana di Economia Demografia e Statistica, XLII, 1-2, 1988.

BELLINELLO P. F., Minoranze etniche nel Mezzogiorno d’Italia, Istituto Geografico Militare, Firenze, L’Universo, Supplemento al n. 5, 1992.

CIACCIO R., Solidarietà e conflittualità in una comunità eretica del Seicento, Dipartimento di Storia, Università degli Studi della Calabria, Miscellanea di studi storici, XIV, 2007, Rubbettino, 2008.

MICALI I., L’occitano di Guardia Piemontese tra conservazione, innovazione e mutamento: analisi di un corpus, Quaderni di Linguistica e Studi Orientali, n. 2, 2016.


[i]Sebbene poi nel 1560 la Santa Inquisizione di Napoli abbia attuato un vero e proprio massacro di queste popolazioni, perpetrato dai soldati del cardinale Ruffo.

[ii] https://www.corrieredellacalabria.it/cronaca/item/160785-lultima-guardiana.

[iii] Più precisamente, si è supposto che nel prossimo cinquantennio la sopravvivenza si mantenga costante sui valori che assicurano una vita media di 79,8 anni per i maschi e 84,2 anni per le femmine, mentre per la fecondità si è previsto che le donne di Guardia Piemontese mantengano nel medesimo periodo costante la loro propensione feconda sul valore di 1,29 figli per donna, valore leggermente superiore a quello medio provinciale, che nel 2017 è stato di 1.23 figli per donna feconda, per tener conto che questa è un’area ancora demograficamente vivace, con un livello di invecchiamento contenuto rispetto, per esempio, a quello dei Comuni dell’area urbana cosentina, segnati da malessere demografico molto più pronunciato.

 

Giuseppe De Bartolo

Giuseppe De Bartolo

già Professore Ordinario di Demografia presso il Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza "Giovanni Anania" dell'Unical. Laureato in Scienze Statistiche e Attuariali presso l’Università di Roma nel 1966. Actuarial Student presso la Continental Assurance Co di Chicago nel 1967-1968. Ha conseguito la MaÎtrise in Demografia presso l’Università Cattolica di Lovanio (Belgio) nel 1979. E’ stato visiting professor presso le Università di North York (Ontario) e di Niznhi Novgorod (Russia). S’interessa di stima e previsione della popolazione, di demografia regionale e delle minoranze linguistiche, di migrazione internazionale, di demografia applicata (Business Demography). Ha pubblicato numerosi saggi su riviste nazionali e internazionali ed è membro delle più importanti società scientifiche che studiano i problemi della popolazione.

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