La pubblicazione del Rapporto Annuale 2018 dell’ISTAT consente di focalizzare l’attenzione su alcune dinamiche territoriali dello sviluppo attraverso l’uso dei dati dei sistemi locali del lavoro. Si tratta di ambiti territoriali definiti in base alla mobilità degli individui e alla localizzazione delle imprese.[1] . Attraverso l’integrazione di informazioni relative alla struttura produttiva, alla dinamica demografica, alle forme dell’insediamento residenziale e della geografia funzionale dei sistemi locali, l’ISTAT individua 611 sistemi locali e ne propone due classificazioni.
La prima classificazione fa riferimento alle caratteristiche socio-demografiche (struttura demografica, dinamica di popolazione, forme di insediamento residenziale) e, in base a questo criterio, il territorio italiano viene suddiviso in 7 gruppi (Figura 1, panel B): le città del Centro-nord; la città diffusa; il cuore verde; i centri urbani meridionali; i territori del disagio; il Mezzogiorno interno e l’altro Sud. La seconda classificazione fa riferimento alla specializzazione produttiva dei territori, i quali vengono raggruppati in 1) i sistemi locali del made in Italy; 2) i sistemi locali della manifattura pesante; 3) i sistemi locali non manifatturieri; 4) i sistemi locali non specializzati.
Un’interessante informazione che si ottiene dalla geografia dei SL è data dalla scomposizione delle dinamiche nei periodi 2008-2013 e 2013-2017 rispetto agli andamenti di occupazione e disoccupazione dei singoli sistemi. Prendendo in considerazione le variazioni dell’occupazione si ottengono 4 gruppi:
- 1) Vincenti, i sistemi che presentano un aumento/stabilità dell’occupazione nei due periodi;
- 2) Instabili, con un aumento/stabilità dell’occupazione rispetto al 2008 ma con una diminuzione tra il 2013 e il 2017, presenti esclusivamente al Centro nella misura del 16,5 per cento;
- 3) In ripresa, con minore occupazione rispetto al 2008, ma in aumento negli ultimi quattro anni;
- 4) Perdenti, che presentano una diminuzione dell’occupazione sia rispetto al 2008 sia nel periodo 2013-2017
Una rappresentazione dei risultati di quest’analisi è fornita dalla figura 1, panel A. In estrema sintesi, si noti come TUTTI i sistemi locali della Calabria ricadano nel gruppo di quelli in ripresa. Si tratta di territori con minore occupazione rispetto al 2008, ma in aumento negli ultimi quattro anni. Persiste, però, il divario con molte aree del paese in cui è concentrata la presenza di sistemi locali cosiddetti vincenti, ossia con dinamiche occupazionali in regolare crescita. Da notare che molti SL “vincenti” si hanno anche in Campania e in Basilicata, e se ne ha traccia in Puglia, Sicilia e Sardegna. La Calabria è monocolore.
[1] I SL “consentono di approssimare meglio i perimetri di relazioni, reti, scambi e flussi che caratterizzano i luoghi ovvero una dote infrastrutturale sociale, economica che concorre all’affermazione dell’individuo. È tuttavia altrettanto chiaro che per costruzione i sistemi locali tengono conto soltanto dell’aspetto, ancorché fondamentale, dell’utilizzazione dello spazio da parte dei cittadini dovuto alla mobilità giornaliera per lavoro” (ISTAT, 2018, pag. 126)