Il calo del PIL in Italia: oltre gli investimenti pubblici

Gli investimenti in Italia Analizzando i dati ufficiali Istat di contabilità nazionale è possibile stabilire come sia stata la componente investimenti ad aver maggiormente influito in negativo sulla dinamica del PIL negli ultimi anni (Figura 1). Tra il 2008 e il 2016 gli investimenti, infatti, si sono ridotti di ben 71 miliardi di euro, dei quali circa 58 miliardi riconducibili agli investimenti privati e oltre 13 miliardi a quelli pubblici. Ad arginare e compensare gli effetti del crollo degli investimenti sul livello del PIL ci hanno pensato le esportazioni nette (+70,7 mld di euro tra il 2008 ed il 2016) ed i consumi privati (circa +41mld nello stesso arco temporale).

Centro-Nord vs Mezzogiorno Tale analisi è replicabile per ripartizione geografica e per singola regione, scontando però la disponibilità di un anno in meno all’interno delle serie storiche dei conti economici territoriali Istat (Figura 2).

Lo scenario per le regioni del Centro-Nord non si discosta da quello nazionale appena tratteggiato, con riduzioni evidenti, tra il 2008 ed il 2015, degli investimenti privati[1] (-39 miliardi di euro) e pubblici (-6,4 mld), che sono state però compensate dal trend positivo dei consumi privati (+42 mld) e delle esportazioni nette (+37 mld).  Al contrario, nel Mezzogiorno si osserva come, tra il 2008 e il 2015, il PIL si sia ridotto di quasi 10 miliardi di euro, passando da 383 miliardi a circa 374, con una variazione percentuale del -2,5%, a causa di un crollo generalizzato di investimenti e consumi. A determinare tale riduzione sono stati gli investimenti privati (-18,8 mld) e pubblici (-2,3 mld), accompagnati questa volta, a differenza del Centro-Nord, da un sensibile calo dei consumi pubblici e privati (-4,4 e -3,7 mld di euro rispettivamente). L’unica “grandezza” che ha compensato un simile declino è stata quella relativa alle esportazioni nette, cresciute in 7 anni di oltre 20 miliardi di euro.

Il dato calabrese

Per quanto riguarda la Calabria, il PIL è passato dai 33,7 miliardi di euro del 2008 ai 32,1 miliardi del 2015 (Figura 3), con una variazione del -4,8% imputabile in larga parte ad un crollo della componente privata degli investimenti (-2,6 mld).

Anche la componente pubblica ha assecondato tale decrescita, mentre il dato dei consumi si differenzia a seconda che questi siano attribuibili al settore privato (-426 mln) o a quello pubblico (+875 mln).

Sintesi e implicazioni Dal confronto Centro-Nord e Mezzogiorno emerge come in entrambe le ripartizioni geografiche sia stata la componente privata degli investimenti ad aver impattato con maggiore forza sulla dinamica negativa del PIL.

A conferma di ciò, la Figura 4 evidenzia la contrazione significativa, specialmente nel Mezzogiorno, degli investimenti privati a partire dal 2008: in tale area gli investimenti privati sul PIL raggiungono il 13,5% nel 2015, ossia 6 punti percentuali in meno rispetto al picco pre-crisi del 2007. Ciò che preoccupa dunque, in un Paese con una scarsa disponibilità di risorse pubbliche (in forte contrazione e soggette a vincoli di bilancio), non è soltanto la dinamica complessiva delle entità finanziarie, quanto piuttosto la scarsa propensione dei privati ad investire nel nostro Paese. Vengono a mancare così risorse necessarie ad alimentare gli investimenti, specialmente quelli infrastrutturali, di cui l’Italia ha una gran fame per sostenere la domanda aggregata (nel breve periodo), ampliare i livelli di servizio, ridurre i divari economici territoriali, recuperare competitività.

 

 


[1] Gli investimenti privati sono calcolati dai Conti Economici Regionali Istat come differenza tra gli investimenti fissi totali e gli investimenti della branca “Amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria; istruzione; sanità e assistenza sociale” (ATECO 2007).

Exit mobile version