Quello che più preoccupa quando si affronta la questione Sanità in Calabria è l’assoluta cattiva volontà politica dei governi regionali di aggredire e risolvere i veri nodi del settore. I commissari governativi sono arrivati solo nel 2010. Il lassismo della politica regionale ha generato l’accumulo di tante criticità strutturali che, allo stato attuale, rendono quasi impossibile la risoluzione di questo gravissimo problema. Ciò si è avuto nonostante le criticità della sanità siano state sempre centrali nei documenti politico-programmatici che si sono succeduti dal 1970 in poi.
Dopo l’arrivo dei Commissari governativi, alcune problematiche della sanità calabrese sono state analizzate, ma si è trattato di attività del tutto inefficaci. Ad esempio, molti documenti programmatici elaborati dai Commissari ad acta sono rimasti quasi tutti inattuati e non hanno avuto, quindi, forti ricadute sul territorio. Basti pensare alle linee guida di recepimento della Conferenza Stato-Regioni sulla riabilitazione non attuate in alcune struttura sanitaria pubblica o privata calabrese. Oppure alla mancata riorganizzazione della rete ospedaliera. Moltissimi posti letto previsti non sono stati realizzati; ciò aiuta a capire i ricoveri fuori regione. E questa una delle principali cause della mobilità passiva. Altro esempio, sempre a proposito di riabilitazione. Nei 3 Hub sono previste 3 Strutture complesse. La prima presso l’AO di Cosenza con 10 posti letto di riabilitazione intensiva. La seconda presso l’AO di Reggio Calabria con 10 posti letto di riabilitazione intensiva. La terza presso l’AO Mater Domini con 8 posti letto e 2 in Day Hospital di riabilitazione intensiva. Posti attivati? Zero. Senza parlare di chirurgia generale o di altre specialità. Nel territorio della ex ASL n. 10 di Palmi (170.000 abitanti) c’è la percentuale di posti letto più bassa d’Europa (1,2 per mille); in Austria è 9 posti letto per mille per acuti (7 volte di meno). Quindi, tutti a Messina.
Le criticità strutturali. Le criticità strutturali che si sono accumulate ab ovo sono tali che senza un intervento mirato e non casuale o improvvisato, assorbiranno tutte le risorse del bilancio regionale, oggi già abbondantemente compromesso. Proviamo ad elencarle, anche se in modo non esaustivo.
- Mancata riorganizzazione della rete ospedaliera sia quella generale sia quella delle strutture eroganti prestazioni specialistiche e di diagnostica per immagini, rimasta solo sulla carta in quanto inattuata
- Mancata attivazione del livellamento delle prestazioni tra Aziende Sanitarie Provinciali ed Aziende Ospedaliere
- Carente definizione delle tariffe per le prestazioni di residenzialità e semi-residenzialità che hanno portato ad una diminuzione della qualità del servizio offerto
- Mancato accordo tra Regione Calabria e Medici di medicina generale per l’avvio della ricetta elettronica per la parte specialistica (esiste solo per la ricetta farmaceutica), come avviene in quasi tutte le altre regioni italiane, con notevoli risparmi sulla spesa sanitaria
- Mancato riordino del pronto soccorso, con conseguente monitoraggio degli interventi e potenziamento dell’OBI (Osservazione Breve Intensiva) per evitare i ricoveri impropri
- Scarso rilievo della distribuzione diretta dei farmaci da parte delle strutture pubbliche, poiché si è puntato sulla distribuzione per conto con oneri a carico del SSR
- Mancato monitoraggio del personale sanitario, para-sanitario ed amministrativo, per evitare che medici o paramedici facciano, spesso, un lavoro amministrativo improprio
- Mancato potenziamento e riordino delle guardie mediche, al fine di migliorare la “prossimità” che realizza un numero di guardie mediche per abitanti di oltre 7 volte la media nazionale con notevoli costi aggiuntivi
- Scarso rilievo del servizio di assistenza domiciliare integrata a favore, in particolare, degli anziani inabili
- Mancata applicazione del meccanismo della valutazione della performance degli operatori sanitari come accade in tutte le regioni italiane
- Quasi assente il Controllo di Gestione aziendale e quasi assente il sistema budgettario pubblico che avrebbe stimolato l’efficienza delle Unità operative ospedaliere e territoriali
- Mancata emanazione delle linee guida, del codice etico e degli “Obiettivi” ai Direttori Generali delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere
- Mancata istituzione della tesoreria centralizzata per evitare sprechi ed abusi nell’utilizzo delle risorse pubbliche destinate alla sanità’
- Mancato potenziamento della Centrale Acquisti, all’interno della “Stazione Unica Appaltante”, per soddisfare le richieste delle Aziende Sanitarie. Questo potenziamento è stato addirittura negato dal “Decreto Calabria” che ha completamente esautorato la SUA regionale
- Mancata attivazione delle procedure per l’avvio di una vera contabilità analitica
- Mancata predisposizione di un piano strategico regionale ed aziendale teso a ridurre i contenziosi che costringono la regione a pagare cifre consistenti per spese legali ed interessi di mora
- Mancata attivazione degli “accordi di confine” che dovrebbero contribuire a ridurre il costo della mobilità passiva extra-regionale
- Mancata realizzazione della Case della Salute che, in concreto, sarebbero dovute essere delle strutture complementari ed equivalenti ai Centri di Assistenza Primari Territoriali e che avrebbero dovuto fornire assistenza ai territori periferici ed evitare l’intasamento dei Pronto Soccorso
- Scarso utilizzo dei fondi destinati al settore dell’edilizia sanitaria. Nessuno dei previsti 5 ospedali da realizzare (Piana di Gioia Tauro, Vibo Valentia, Sibaritide, Cosenza e Catanzaro) ha ancora visto la posa della prima pietra a distanza, in 4 casi su 5, di oltre 10 anni dall’approvazione ministeriale
- Avvio infelice del Sistema Informativo Sanitario Regionale (SISR) finanziato con i fondi europei (16,5 milioni di euro l’aggiudicazione della gara), nonostante i recenti 12 milioni aggiuntivi dell’Agenda Digitale per la manutenzione. Ciò ha provocato il carente invio dei flussi informativi sanitari con penalizzazioni sul punteggio LEA (la Calabria è la regione peggiore d’Italia sui LEA e molto dipende dalla mancata o erronea trasmissione dei flussi informativi ai ministeri). Inoltre, nonostante fosse prevista e finanziata, non è partita la contabilità analitica informatizzata nelle aziende e ciò non ha reso possibile la realizzazione di un Bilancio consolidato integrato per come previsto dal Dlgs 118/2011. Il SEC-SISR era stato progettato proprio per questo, ovvero per realizzare un sistema unico ed integrato di contabilità e gestione dei magazzini.
- Mancata istituzione dell’Osservatorio Epidemiologico in grado di guidare le vere scelte di politica sanitaria
- Mancata predisposizione di un aggiornamento del piano di rientro regionale, da parte del Governatore Oliverio, da presentare alla Conferenza Stato-Regioni e al Governo
- Mancata costituzione di una commissione di esperti per analizzare, seriamente, la problematica relativa all’emigrazione sanitaria passiva della Calabria ed evitare di dire banalità sul fatto che con essa “perdiamo centinaia di milioni di euro”. Siamo proprio sicuri che si risparmierebbero risorse pubbliche nelle condizioni in cui si trova, oggi, l’intero sistema sanitario regionale in termini di logistica e di personale medico e paramedico?
- Mancata costituzione di una commissione d’inchiesta per analizzare le varie cause che determinano delle fortissime variazioni, in termini di costi giornalieri sostenuti per i ricoveri negli ospedali Spok o Hub gestiti dalle aziende sanitarie ed ospedaliere calabresi
- Mancata elaborazione di un “progetto strategico integrato” che preveda anche la formazione quinquennale, in particolare del personale paramedico ed amministrativo delle aziende sanitarie ed ospedaliere calabresi per migliorare non solo il loro livello di specializzazione, ma anche quello del miglioramento qualitativo sia delle relazioni con i pazienti, che con i cittadini
Sintesi. Per quanto esposto, è chiaro che il problema della sanità calabrese non si risolve con un Commissario. La sanità calabrese è come un cancro con molte metastasi che potra’ essere combattuto solo nel medio periodo, nella logica di un doppio binario: aggredire il male con delle “terapie d’urto” per le parti più compromesse, e nello stesso tempo, con altre terapie di più lungo respiro e con “farmaci” tra loro integrati in grado di estirpare definitivamente il male. Bisogna anche aprire il vaso di Pandora e far capire a tutti i cittadini dove sta il marcio ed abituarli al rispetto delle regole ed alla cultura della denuncia. Sarebbe utilissimo se i calabresi si abituassero alla tolleranza zero nei confronti del non rispetto delle regole e della privazione dei servizi essenziali.