Il settore delle nocciole in Italia dal 2010 al 2020: anni di profonde trasformazioni strutturali

In Calabria il settore è asfittico

Questa nota riporta una breve descrizione delle caratteristiche strutturali del settore della corilicoltura italiana, fornendo un quadro dettagliato delle dinamiche intercorse nel periodo intercensuario 2010-2020. Sebbene il settore rimanga fortemente concentrato in quattro regioni (Lazio, Piemonte, Campania e Sicilia), nel periodo 2010- 2020 molti nuovi impianti produttivi sono stati avviati in altre regioni (Lombardia, Toscana, Emilia R., Umbria). Ciò segnala la rivelante attrattività della produzione di nocciole anche in aree geografiche prive di tradizioni produttive in questo comparto. È da notare come il settore calabrese mostri nel periodo 2020-2010 una profonda ristrutturazione che si è tradotta in un ulteriore ridimensionamento quantitativo delle aziende agricole e della superfice dei noccioleti.

I dati nazionali In Italia la produzione di nocciole rappresenta un comparto produttivo marginale rispetto al settore agricolo nazionale. Secondo i dati del VII Censimento Generale dell’Agricoltura, nel 2020 le aziende attive nel comparto sono 25761, per un’estensione di superfice a nocciolo pari a poco più di 78mila ettari. In termini relativi, le aziende del settore corrispondono al 2,27% delle aziende agricole italiane e, in termini di superfice, pesano per lo 0,62% della SAU totale nazionale. La corilicoltura fa parte del comparto delle legnose (melo, pero, ciliegio, castagno e altre) e, in tale ambito, le aziende con impianti a nocciolo sono pari al 3,2% delle aziende con legnose agrarie.

Nel 2020 il settore è ad elevata concentrazione geografica La produzione delle nocciole è concentrata in pochissime regioni, ossia in Piemonte, Campania, Lazio e Sicilia. Nel 2020, le aziende a nocciolo presenti in queste quattro regioni rappresentano tutte assieme l’86% delle aziende italiane. Questo valore era poco più del 93% nel 2010. La numerosità più elevata di aziende si ha in Piemonte, dove nel 2020 sono attive ben il 32,3% delle aziende italiane, segue la Campania (23%), il Lazio (19,6%) e la Sicilia (11,25%). In Calabria, nel 2020 le aziende a nocciolo sono 310, equivalenti all’1,2% del totale nazionale (tabella 1 e figura 1). In modo analogo, nel 2020 la ripartizione della SAU nazionale è concentrata nel Lazio (34,9% della SAU nazionale), Piemonte (31,7%), Campania (18,2%) e Sicilia (8,4%). Da sole, queste 4 regioni assorbono oltre il 93% della SAU nazionale dedita alla corilicoltura. Secondo i dati del Censimento Generale dell’Agricoltura, in Calabria nel 2020 la SAU con impianti a nocciolo è pari a 293ettari, corrispondenti ad appena lo 0,37% nazionale.

La dimensione media delle aziende è ancora estremamente bassa Combinando i dati del numero delle aziende e della SAU, è possibile ottenere una misura della dimensione media delle aziende agricole a nocciolo. Nel 2020, la media italiana è pari a 3 ettari per azienda. Su base regionale, nelle quattro regioni che trainano il settore nazionale, la dimensione maggiore delle aziende si registra nel Lazio (5,39 ettari in media per azienda), in Piemonte (2,97 ha), Campania (2,42ha) e in Sicilia (2,28 ha). In Calabria, la dimensione media è meno di un ettaro per azienda (il dato puntuale è pari a 0.95 ha). Nelle altre regioni italiane la dimensione media è 1,5 ha (all’interno di questo aggregato geografico, è da notare come siano molto grandi – 10 ettari per azienda – sono le 23 aziende attive in provincia di Bolzano e quelle dell’Umbria, dove operano 363 aziende con un’estensione media pari a 3 ha di SAU).

Dieci anni di radicali trasformazioni strutturali La tabella 1 riporta i dati del Censimento Generale sull’Agricoltura del 2020 e del 2010 da cui è, quindi, possibile calcolare le variazioni intercensuarie che si sono avute nelle caratteristiche strutturali del settore corilicolo italiano. Le trasformazioni sono significative. Il numero totale di aziende con impianti a nocciolo è diminuito di circa 7200 unità (-22%). Parallelamente, la SAU è aumenta di poco meno di 14mila ettari, passando da 64mila del 2010 a 78mila nel 2020 (+21,6%) ettari. Queste trasformazioni si riflettono in una crescita (+55%) della dimensione media delle aziende, che nel 2020 si attesta a poco più di tre ettari per azienda.

È importante evidenziare come le dinamiche settoriali siano molto diversificate da regione a regione. Infatti, il risultato nazionale che riguarda il numero di aziende è dovuto alla radicale riduzione di aziende in tre delle quattro regioni specializzate nella produzione di nocciole – Campania (-49%, ossia da 11565 aziende del 2010 a 5902 aziende nel 2020), Sicilia (-40%) e Lazio (-18%) – e al concomitante incremento di attività nelle altre regioni, in cui le aziende si moltiplicano addirittura per sei, passando da 470 unità nel 2010 a 3269 nel 2020.

In Piemonte, il numero di aziende nel 2020 è pressoché uguale, ma la SAU è aumentata in modo significativo (quasi 9500 ettari in più a coltura), determinando, pertanto, un incremento di circa 1 ettaro della dimensione media delle aziende (nel 2020 la dimensione media è quasi 3 ettari, ossia +62,9% rispetto a quella registrata nel 2010). Eloquenti sono i dati sulla profonda riorganizzazione settoriale nel Lazio: alla riduzione del numero di aziende con impianti a nocciolo segue un incremento di ben 7,9mila ettari di SAU (+40,9%) e, di conseguenza, un incremento del 72,7% della dimensione media delle aziende laziali (da 3,12 nel 2010 a 5,29 ettari nel 2020 per unità produttiva).

In Calabria il settore è dimensionalmente asfittico. La riorganizzazione del settore ha riguardato anche la Calabria, in cui le aziende nel corso del decennio 2010-2020 si sono più che dimezzate, passando da 728 nel 2010 a 310 unità nel 2020. Un analogo ridimensionamento settoriale si osserva anche facendo riferimento alla SAU, che in 10 anni è diminuita di ben -47%, passando da 556 ettari nel 2010 a 293 ettari nel 2020. La contrazione settoriale in termini di numero di attività con impianti a nocciolo e della superficie a coltura ha fatto sì che la dimensione media delle aziende calabresi registrata nel 2020 (1,5 ettari) sia rimasta pressoché uguale a quella (1,45 ettari) del 2010. Questi dati segnalano implicitamente che in Calabria le opportunità che offre la produzione di nocciole possono essere sfruttate su fattori diversi da quelli legati alla dimensione produttiva aggregata del comparto regionale.

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