Le nazionalità presenti in Italia sono poco meno di 200, le collettività che contano il numero maggiore di residenti sono: Romania (paese che è entrato nell’Ue nell’aprile del 2007), Albania, Marocco, Cina, e Ucraina. Con riferimento alla distribuzione sul territorio, in generale la presenza straniera si concentra nelle regioni Centro-Nord, il 58% è insediato al Nord (perdendo l’0,76% rispetto al 2014). Ne Centro Italia l’incidenza resta invariata rispetto al 2014. Le regioni che contano maggiori presenze in valore assoluto sono: Lombardia: 1.149.011, Lazio: 645.159, Emilia Romagna 533.479. In quest’ultima regione si riscontra l’incidenza più elevata di cittadini stranieri sulla popolazione: 12 ogni 100 abitanti. La Calabria si colloca al 13 posto, scalando 2 posizioni tra il 2014 ed il 2015.
L’immigrazione in Calabria Al 1° gennaio 2016 i cittadini stranieri residenti in Calabria sono circa 97mila e rappresentano il 4,9% dell’intera popolazione residente. Tra il 2014 e il 2015 sono aumentati del 6,1% (passando da 91.354 a 96.889), un incremento superiore alla media nazionale (ch è dello 0,2%). Questo aumento è verosimilmente imputabile alle due componenti principali del bilancio demografico: il tasso di crescita naturale pari a 9,6 per mille e al tasso migratorio con l’estero pari a 82,8 per mille. La suddivisione dei residenti stranieri per aree di provenienza indica che l’Europa, l’Africa e l’Asia rappresentano (in ordine decrescente: 58.223, 21.210 e 15.086) i primi tre continenti di origine. E’ utile dire che da un lato si nota come l’incidenza degli europei residenti in Calabria diminuisca dal 70% nel 2014 al 60% nel 2016, mentre dall’altro lato si registra un incremento dell’incidenza percentuale degli africani e degli asiatici. I principali paesi di partenza sono la Romania con 33.137 residenti, il Marocco (la collettività di più antica immigrazione in Calabria) con 14.058, l’Ucraina con 6.458, la Bulgaria con 6.274 e l’India con 4.315. Gli stranieri residenti in Calabria sono soprattutto concentrati nelle province di Cosenza (31.790), Reggio Calabria (30.257) e Catanzaro (17.163); seguono con numeri nettamente inferiori Crotone (10.356) e Vibo Valentia (7.323). La popolazione straniera è costituita soprattutto dalla popolazione in età attiva (15-64 anni), rappresentando l’83% della popolazione totale residente in Calabria, degli 80.048 lavoratori stranieri il 60% è costituito dal contingente delle prime 25 generazioni (15-39 anni), mentre la popolazione attiva italiana è costituita dal 53%, dalle 25 generazioni anziane (40-64 anni). Inoltre, negli ultimi 10 anni si registra un decremento demografico della popolazione attiva autoctona pari a -5,09 per mille. Ciò è verosimilmente imputabile a due motivi: decremento delle nascite e ripresa dei flussi emigratori dei giovani italiani verso il Nord Italia e soprattutto verso il Nord Europa. Secondo i dati dell’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (A.I.R.E), al 31 dicembre 2015 sono residenti all’estero quasi 400mila calabresi con un incremento rispetto al 2014 di 11.000 persone in più, mentre nello stesso periodo si ha un incremento pari a 121,09 per mille della popolazione attiva straniera (questo aumento è legato all’incremento dei flussi immigratori). Attraverso i dati ISTAT si riscontra un ulteriore dato per la Calabria: al 31 dicembre 2014 si sono registrati i seguenti flussi emigratori della popolazione residente italiana: più di 3mila cancellazioni per l’estero e più di 31mila per l’Italia. Inoltre, i flussi migratori in entrata sono modesti, essendo, oggi, pari al 4,9% la quota di stranieri sul totale della popolazione. Di fronte a questi dati sarebbe saggio puntare i riflettori su questo silenzioso flusso in uscita della popolazione calabrese, che sta via via crescendo, determinato dalla scarsa capacità del mercato del lavoro di creare opportunità occupazionali; il tasso di disoccupazione in Calabria al 31 dicembre 2015 è pari a 22,9%, ossia dieci punti percentuali in più rispetto alla media nazionale (11,9%).
Il futuro è poco roseo Dai dati analizzati, si evince che l’immigrazione in Calabria è un fenomeno strutturale. Infatti, nel periodo 2004-2016 la popolazione straniera residente è cresciuta notevolmente, facendo registrare un tasso di crescita pari a 101,99 per mille. Ciò impone ai policy maker la predisposizione di politiche sociali finalizzate all’inclusione ed all’integrazione delle diverse etnie (all’1 gennaio 2016 risultano essere 152 le nazionalità presenti in Calabria), alla pianificazione di interventi che abbiano come obbiettivo quello di soddisfare i bisogni specifici di tale contingente e l’implementazione di strumenti di monitoraggio delle condizioni di vita delle popolazioni migranti. Anche per i flussi emigratori dei giovani calabresi occorre più attenzione. La Calabria sta vivendo non solo un invecchiamento demografico, ma anche un decremento, determinato dalla riduzione delle nascite e dai flussi in uscita dalla nostra regione. Sulla base delle previsioni ISTAT, considerando lo scenario centrale , nel 2030 ci sarà verosimilmente un decremento non solo della popolazione in età attiva pari a meno 184.720, ma anche di quella dei giovanissimi (0-14 anni), pari a meno 54.591. Inoltre, si verificherà un ulteriore invecchiamento demografico, l’indice di vecchiaia sarà pari a 223,1%. La Calabria tra il 2016 ed il 2030 si troverà a dover far fronte ad un notevole incremento della popolazione in età non attiva (65+ e 0-14 anni) che aumenterà di 84mila persone alimentato sostanzialmente dalla demografica degli anziani. Parallelamente, la popolazione in età attiva subirà un decremento pari a più di 184mila individui, con evidenti ripercussioni molto sia economiche (decremento della forza lavoro, decremento di alcuni tipi di consumi che sono più indirizzati ai giovani e/o adulti) sia socio-sanitarie (incremento dei costi socio-assistenziali). La dinamica demografica delineata per i prossimi anni in Calabria, pone dei problemi attuali e prospettive di flessibilità e di pianificazione nella gestione delle risorse umane autoctone, le quali tenderanno a diminuire. Tutto ciò pone l’esigenza di adottare politiche economico-sociali che puntino ad investire maggiormente sui giovani e ad incrementare la partecipazione femminile nel mondo del lavoro. L’obiettivo condivisibile è di far crescere non solo l’ammontare della forza lavoro, ma anche di far crescere i livelli di fecondità, poiché la partecipazione femminile al mercato del lavoro costituisce, a differenza del passato, un elemento di stimolo nei riguardi della fecondità. Inoltre, è cruciale coinvolgere fino in fondo “i nuovi italiani” nella nostra società, esattamente come i francesi, gli argentini, gli statunitensi o i belgi coinvolsero nella loro vita i nostri bisnonni, i nostri nonni e i nostri padri.
Bibliografia
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Roberta Saladino, 2016 – “Capitolo: Calabria – Rapporto Immigrazione 2016”. “Dossier Statistico Immigrazione 2016” a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS in partenariato con la rivista Confronti, Roma, ottobre 2016 e 2015 – pp. 420-423