L’insostenibile lentezza della Calabria

Spesso, nei dibattiti, si parla di Calabria 2.0 senza, però, considerare che uno dei problemi atavici che hanno pesato sulla Calabria negli ultimi anni è la straordinaria lentezza nella programmazione e attuazione delle politiche. Quando si tratta di programmare, o di decidere, o di realizzare qualcosa in Calabria, i tempi si allungano in maniera esponenziale. Il paragone plastico di questo stato delle cose può essere offerto dalla velocità con cui i giapponesi ricostruirono il sistema autostradale dopo il sisma del 2011, riuscendo in sei giorni a ricostruire interamente il tratto più danneggiato di 150 metri e riparando in poco meno di un mese quasi mille km di autostrada e la situazione della Salerno Reggio Calabria dove dopo oltre 20 anni i lavori sono ancora in corso e dove basta una semplice nevicata, neanche tanto eccezionale quanto a quantità,  a tagliare in due la regione.

Qualcuno può essere tentato a guardare a questa lentezza con una certa dose di rassegnazione, in fondo in fondo nessuno ha mai neanche lentamente immaginato di poter pretendere un’efficienza giapponese in terra calabra, o con una certa dose di ironia che trova una delle sue più significative espressioni nel detto dialettale reggino: “Chisti Simu”, che potremmo tradurre facendo riferimento alla favola di Esopo dello scorpione e della rana: lo scorpione punge la rana che lo stava aiutando ad attraversare il fiume e alla domanda di quest’ultima che gli chiede il motivo di quell’atto che avrebbe condannato entrambi  a morte certa, risponde che questa, purtroppo, era la sua natura.

La lentezza del processo decisionale e del processo di attuazione delle decisioni è però un problema esiziale in un mondo in cui ormai la velocità è fondamentale. Troppo spesso ci riempiamo la bocca di parole come smart city, banda ultralarga, innovazione, start up che però suonano abbastanza strane, se non addirittura ridicole, in un contesto in cui per realizzare qualunque decisione non si ragiona nell’ottica delle ore, come vorrebbe un sistema smart, ma addirittura si ha come orizzonte temporale il decennio. Se guardiamo le grandi opere infrastrutturali programmate in Calabria negli ultimi anni (decenni) non troviamo esempi virtuosi. Senza soffermarci sull’ormai arcinota Salerno Reggio Calabria, la Trasversale delle Serre è un’opera progettata negli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso, il tratto calabrese della statale 106 è un cantiere continuo che non dà risultati concreti, i nuovi quattro ospedali hanno un decennio alle spalle e ancora non è stata posata la prima pietra e lo stesso discorso per le metropolitane di superficie di Cosenza e Catanzaro che migrano da una programmazione all’altra senza vedere la luce. A Gioia Tauro, che dovrebbe essere il volano della Calabria e che si confronta con un mercato globale, sono stati necessari solo quindici anni per indire la gara d’appalto del Gateway ferroviario, l’interporto dopo 20 anni è ancora una chimera, il Piano Regolatore Portuale ha impiegato dieci anni per essere approvato nel 2010 dal Comitato Portuale per poi perdersi per altri 6 anni nel tragitto fra Gioia Tauro e Catanzaro.

Che dire, infine, dei bandi di attuazione dei vari Programmi Operativi il cui ciclo completo è superiore alla durata del periodo di programmazione.

In un mondo in cui la velocità è tutto, in cui la rapidità è un fattore critico di successo, la Calabria si presenta con un processo di decisione/attuazione, lento, farraginoso ed elefantiaco.  Un pachiderma che deve competere in una gara di velocità con lepri e gazzelle.

Velocizzare i processi e le decisioni è, tuttavia, solo un problema organizzativo. Non servono nuove risorse o nuovi investimenti: la burocrazia regionale costa già 100 milioni di euro l’anno, al netto dei pur rilevanti  costi della politica.  La cura è semplice e immediata, basta introdurre intelligenze, competenze e una buona dose di cultura organizzativa all’interno del sistema decisionale regionale. Ma intelligenza e competenza fa rima con merito e questo è stato sempre il grande assente nei palazzi regionali. Organizzazione fa rima con efficienza ed efficacia, termini questi sconosciuti alla burocrazia calabrese.

Presto e bene, raro avviene era un vecchio proverbio che cercava di giustificare una certa lentezza delle decisioni. Questo proverbio è fuorviante perché, oggi, fare presto e bene è una necessità di sopravvivenza nella competizione globale.  In Calabria troppo spesso non solo non facciamo presto e bene, ma addirittura la norma è quella del tardi e male!

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