La sintesi della discussione su Agricoltura: ripartire con un nuovo modello di sviluppo è a cura di Francesco Cufari (Presidente Federazione degli Ordini dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Calabria).
Rende – 15 maggio 2020 – La Calabria è stata solo sfiorata dall’emergenza COVID19 rispetto ad altre aree del Paese e del Mondo e in questo “tempo fermo” abbiamo compreso che il Mondo è cambiato, alcune cose non torneranno più come prima e ci sarà bisogno di un nuovo modello di sviluppo, più sostenibile e capace di garantire cibo, valore aggiunto ed equità.
I territori caratterizzati dalla piccola agricoltura tradizionale, e talvolta marginale, hanno risposto bene e un numero sempre maggiore di persone riconosce il vantaggio di questo sistema, che promuove da sempre il settore biologico, coltivazione rispettosa dell’ambiente e del paesaggio, producendo impatti economici di rilievo sul territorio. In questo modo, si permette agli agricoltori di spuntare prezzi più alti e agli stakeholder di avere un prodotto più sano e sicuro.
Su tutto il territorio nazionale, si stanno organizzando Task-Force per gestire la Fase 2 e la ripresa del comparto produttivo, ma purtroppo, si trascura ancora una volta, il coinvolgimento dei naturalisti, dei biologi, degli agronomi e forestali, degli ecologi, dei geologi, che hanno le competenze specifiche per valutare la sostenibilità ambientale di un modello di sviluppo favorendone uno caratterizzato dalle sue eccellenze e peculiarità.
Ri-progettare lo sviluppo economico partendo dall’ambiente e dai limiti imposti dalla sua salvaguardia, rappresenta una potenzialità e non un freno per garantire una crescita complessiva della società e permettere il potenziamento di un sistema produttivo basato sulla tutela della salute, della qualità della vita dei cittadini e sulla promozione dei territori e dell’occupazione.
La terza edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) ci dice che c’è ancora tanto da fare per la Calabria, siamo infatti, penultimi in Italia. Se però analizziamo tutti 17 Goals (SDGs) e i 169 target specifici, declinati per la nostra regione, notiamo alcuni valori molto positivi quali percentuali pari al più del doppio di quelle nazionali riguardo la superficie agricola utilizzata (SAU) investita da coltivazioni biologiche e quantitativi di fertilizzanti e fitofarmaci di circa la metà più bassi (target 2.4.1). Inoltre, abbiamo valori nettamente migliori rispetto alle medie nazionali per quantità di superficie di aree forestali in rapporto a quella totale terrestre (Coefficiente di boscosità pari a 44,1 rispetto a quello italiano di 36,8) e una maggiore percentuale di superficie destinata a Aree protette (26,6%).
È di particolare importanza, quindi, che i Decisori puntino su tutto ciò anche perché, ad esempio, le indicazioni più importanti contenute nella Strategia sulla biodiversità che la Commissione europea dovrebbe presentare il 20 maggio, prevedono di destinare il 30% delle terre e dei mari a aree protette, tagliare l’uso degli agro-farmaci del 50% e quello dei fertilizzanti del 20%, e aumentare le superfici agricole coltivate con metodo biologico dall’8% ad almeno il 25%.
Francesco Cufari