La crisi da Covid e la BCE: lavori temporanei per la stabilità dei prezzi

C’è un fatto che con certezza ci attende. L’Italia e gli altri paesi dovranno fronteggiare una dura recessione, che produrrà decine di milioni di nuovi disoccupati ed un’esplosione del debito pubblico italiano e non solo. In questo scenario, gli strumenti di politica monetaria della Banca Centrale Europea saranno ancora più inadeguati di quanto lo siano stati finora per perseguire la stabilità dei prezzi attorno al 2% come fissato nello statuto della BCE.

L’articolo 127 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea stabilisce che l’obiettivo primario della Banca Centrale Europea (BCE) è quello di mantenere la stabilità dei prezzi, cioè un tasso d’inflazione nell’Area euro nel medio periodo vicino al 2%. Prima del coronavirus le previsioni della BCE indicavano una riduzione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo nell’Eurozona dall’1,2% del 2019 all’1,1% nel 2020, nonostante negli ultimi anni la BCE abbia adottato politiche convenzionali e non convenzionali per riportare l’inflazione nell’Area euro vicina al 2%. Con le conseguenze del coronavirus, l’obiettivo della BCE sarà ancora di più un miraggio. Il coronavirus renderà ancora più evidente che la BCE è out of ammo, per riprendere il titolo di un articolo di The Economist del 2016.[1] Per raggiungere la stabilità dei prezzi è, quindi, necessario pensare nuovi e più efficaci strumenti di politica monetaria, diversi dai tassi negativi, dall’offerta di liquidità alle banche o dal quantitative easing.

Un nuovo e più efficace strumento di politica monetaria potrebbe essere quello in cui la BCE fissa un salario al quale finanziare lavori temporanei offerti dagli Stati membri a tutti coloro che desiderano lavorare a quel salario. Ad esempio, la BCE potrebbe annunciare che è disposta a finanziare al salario netto orario di 7 euro per 35 ore lavorative settimanali[2] lavori offerti dagli Stati membri nei vari settori di competenza dell’amministrazione pubblica. L’organizzazione, il monitoraggio e la valutazione di questa politica potrebbero essere implementati interattivamente tra Stati membri e la Commissione Europea, in modo analogo a come vengono attuate le politiche strutturali dell’Unione Europea; mentre la BCE manterrebbe l’indipendenza e la sovranità nel determinare l’ammontare e le condizioni per l’impiego, nonché l’autorità di monitorarne l’attuazione, per impedire frodi e abusi.

In pratica, i lavori temporanei aumenterebbero o si ridurrebbero in funzione rispettivamente di una contrazione o espansione della domanda di lavoro nel settore privato, consentendo di ottenere livelli più elevati di produzione e occupazione compatibili con la stabilità dei prezzi. In questo modo, il salario fissato dalla BCE sui lavori transitori diventerebbe l’àncora dell’euro, al quale tutti gli altri salari e prezzi continuamente farebbero riferimento.

Questo strumento di politica monetaria sarebbe più efficace per raggiungere la stabilità dei prezzi[3], poiché ridurrebbe la caduta dei prezzi quando il settore privato rallenta, mentre favorirebbe l’aumento dei prezzi nella ripresa, in quanto le imprese preferiscono occupare persone che già lavorano piuttosto che disoccupati. Viceversa, oggi la BCE, per raggiungere il livello di disoccupazione compatibile con la stabilità dei prezzi (NAIRU) deve affidarsi a meccanismi indiretti di trasmissione, che più volte si sono rivelati inefficaci e non meno costosi di un finanziamento diretto dell’occupazione. Questo meccanismo potrebbe essere anche meno costoso per la stessa BCE. Attualmente, quest’ultima acquista titoli di stato sul mercato secondario a prezzi di mercato. Un aumento degli spread per paesi come l’Italia o la Spagna potrebbe rendere ancora più oneroso salvare questi paesi da attacchi speculativi dei mercati. Viceversa, il costo del finanziamento dei lavori temporanei non sarebbe esposto ai venti dei mercati.

In altri termini, la BCE, invece di perseguire attraverso l’acquisto di titoli sul mercato secondario o altri strumenti di politica monetaria il tasso di disoccupazione compatibile con la stabilità dei prezzi (NAIRU), potrebbe raggiungere prima e più facilmente questo obiettivo fissando il salario minimo al quale finanziare i lavori temporanei, poiché la domanda aggregata si adeguerebbe in poco tempo al livello compatibile con la stabilità dei prezzi. Senza contare che quest’ultimo strumento consentirebbe anche di eliminare l’economia sommersa. È sempre più evidente che non sarà un quantitative easing rafforzato a salvare paesi altamente indebitati come l’Italia, se la recessione manterrà a lungo i tassi di crescita dell’economia inferiori ai tassi d’interesse sul debito pubblico.

È opportuno sottolineare che questa proposta, pur essendo non convenzionale, è compatibile con l’attuale quadro normativo che definisce gli obiettivi e il comportamento della BCE. D’altra parte, con le attuali regole dell’Unione Europea sarebbe impossibile con gli strumenti della politica fiscale per molti Stati membri raggiungere l’obiettivo di un livello di occupazione compatibile con la stabilità dei prezzi.

La proposta di perseguire la stabilità dei prezzi mantenendo un pool di lavori temporanei aggiungerebbe un nuovo strumento di politica monetaria agli attuali strumenti adottati dalla BCE. Comunque, l’evidenza empirica e la prossima recessione, che si prospetta ancora più severa di quella iniziata nel 2007-2008, impongono alla BCE ed alle Istituzioni europee di cercare vie nuove per uscire da questa situazione.


Note:
[1] The Economist (2016). Out of ammo? February 20th.

[2] La proposta di 7 euro netti per i lavori temporanei è solo indicativa, e nasce dal fatto che, anche le imprese private dovrebbero uniformarsi a questo salario. Fissare un salario troppo alto avrebbe effetti anti competitivi. D’altra parte, costringere il lavoro nero ad emergere sarebbe anche un modo per incrementare le entrate fiscali e dare più dignità ai lavoratori invisibili.

[3] Mosler e Silipo (2017), Maximizing price stability in a monetary economy, Journal of Policy Modeling, Vol. 39 (2), p. 272-289, usano un modello previsionale per confrontare gli effetti del quantitative easing e della proposta qui riportata, dimostrando che il finanziamento dei lavori transitori ad un salario minimo è più efficace per raggiungere la stabilità dei prezzi, rispetto all’acquisto mensile di 60 miliardi di titoli sul mercato secondario da parte della BCE.


 

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