La nuova auto-imprenditorialità nel Mezzogiorno

Che qualcosa stia cambiando nelle regioni del Meridione dopo anni di dura crisi emerge chiaramente dalle elaborazioni fornite nel 2017 dalle Camere di commercio, a cui tuttavia poca enfasi e diffusione mediatica è stata data nelle testate giornalistiche nazionali. La ripresa si è percepita principalmente dal numero di nuove attività, da una maggiore partecipazione femminile e da un aumento significativo di nuove imprese digitali.

Boom di imprese nel Mezzogiorno – Analizzando i dati elaborati da Unioncamere-Infocamere nel 2017, colpisce come nel complesso le regioni del Sud presentino un saldo positivo nettamente più alto rispetto a quelle del Centro-Nord (+27.195 contro + 18.516), con Campania (+9.472) e Sicilia (7.518) che guidano la classifica delle regioni più dinamiche. Buone performance anche da parte della Calabria con (+2.182) soprattutto tenuto conto della popolazione residente rispetto alle altre regioni meridionali più popolose.

Molto interessante è, inoltre, il dato sulle nuove imprese degli under 35. Anche in questo caso il tasso di iscrizione, ovvero la percentuale di imprese iscritte su quelle registrate l’anno precedente, è più alto nelle regioni meridionali rispetto a quelle nel Nord. Secondo i dati riferiti a giugno 2017, il saldo tra aperture e chiusure è stato positivo per 63.646 aziende ed anche in questo caso, le regioni del Sud hanno contribuito in modo significativo con 26mila imprese, rispetto alle 14 mila del Nord Est, e di 13mila del Nord Ovest. Tra le province del Sud che hanno fatto registrare le migliori performance, con incrementi anche superiori all’8%, troviamo Nuoro, Oristano, Sassari, Matera, Potenza e Cagliari. Questi dati sembrano particolarmente interessanti anche alla luce del fatto che per molto tempo il Sud è stato rappresentato come il luogo in cui la ricerca del cosiddetto “posto fisso” fosse un imperativo imprescindibile per tutte le generazioni di giovani lavoratori.

Nuove imprese al femminile – Secondo i dati forniti dalle elaborazioni di Infocamere, a marzo 2017 le imprese femminili presenti nel Mezzogiorno erano oltre 474mila, con il tasso di imprese “rosa” (frutto del rapporto tra il totale delle imprese e la componente femminile) pari a circa il 24% (quasi 1 su 4). Questo dato è particolarmente sorprendente se lo si paragona al dato medio nazionale che si attesta attorno al 22,7% e, soprattutto, rapportato al dato del Nord-Est con un 20,03% e Nord-Ovest con il 19.92%. Tra le regioni “più rosa” ritroviamo il Molise (9.853 imprese guidate da donne, pari al 28,11% del totale), la Basilicata (15.956, 26,71%), e l’Abruzzo (37.916, 25,78%). Questi risultati sono certamente frutto di una serie di incentivi fiscali portati avanti in questi anni dai differenti governi, ma sono senza dubbio il segno che qualcosa nella mentalità meridionale stia cambiando, con la necessità di rendere sempre più protagonista, non solo nella famiglia, ma più in generale nella società e nell’economia il ruolo della donna. Secondo l’ultimo rapporto Confcooperative-Censis[1] nella sezione del registro delle imprese che riguarda le start-up innovative si contano, al primo trimestre 2017, 918 imprese a prevalenza femminile su un totale di 6.880, pari al 13,3% sul totale. Le donne si occupano prevalentemente di produzione di software, consulenza informatica, ricerca e sviluppo e servizi ICT. Nelle recenti iniziative dedicate alla creazione di impresa e gestiti da Invitalia come il programma Smart and Start, su 2.184 nuove imprese finanziate nel 2016, il 43% (940) è costituito da imprese femminili. Il 91% di quelle guidate da donne ha sede nel Mezzogiorno, avendo le diverse iniziative di finanziamento e agevolazione diretto la propria azione soprattutto nelle regioni meridionali.

Nuove imprese digitali – Sempre nell’ultimo Rapporto Censis Confocooperative si evince come, nei primi mesi del 2017 in Campania, Sicilia e Puglia le imprese digitali – quelle dedite alla produzione di software, consulenza informatica, elaborazione dati, portali web – sono cresciute ad un ritmo maggiore rispetto alle regioni settentrionali. In particolare, “in Campania le imprese digitali sono cresciute del triplo rispetto al Piemonte. Staccate del 10% Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia”. Il rapporto smentisce il luogo comune che vede il Sud indietro rispetto alle regioni del Nord anche nello sviluppo delle tecnologie digitali. Tra il 2011 e il 2017, la crescita maggiore di queste imprese si è riscontrata appunto in Campania con un incremento del 26,3%, subito dopo in Sicilia con il 25,3%, ed in Puglia con il 24,2%. Tutti dati che confermano come i processi di sviluppo basati sul digitale trovino terreno fertile anche in aree spesso ai margini della dinamica economica e produttiva intesa in senso tradizionale. La nuova capacità di fare impresa passa necessariamente da una nuova rivoluzione in senso digitale della produzione. La significativa diffusione della banda ultra larga nelle regioni meridionali alimenterà senza dubbi questo processo, favorendo la crescita economica delle imprese.

Sintesi – Certamente i buoni risultati di questi ultimi anni non bastano, troppi sono stati i punti di valore aggiunto persi in sette anni, e si dovrà certamente lavorare ancora, e più duramente nel futuro, per rendere i segnali della ripresa sempre più robusti ed omogenei tra i diversi tessuti imprenditoriali e tra le fasce della popolazione. Molto c’è ancora da fare, ad esempio, per quanto riguarda l’occupazione, soprattutto quella giovanile che nel Sud presenta numeri drammatici.[2] La misura del bonus fiscale del 100% per le assunzioni a tempo indeterminato nel Meridione per tre anni a partire dal primo gennaio 2018 và in questa direzione. Occorre investire maggiormente nella formazione del capitale umano, aumentando gli investimenti nelle Università e Centri di Ricerca in modo da arrestare l’emorragia di giovani che si trasferiscono al Nord o all’estero per cercare lavoro. Diversi sono i fronti su cui operare, tuttavia un dato sembra consolidarsi: il Sud si è rimesso in moto, e questo è un bene non solo per il Mezzogiorno, ma per tutta l’Italia.


[1] Rapporto Confcooperative-Censis “4.0 la scelta di chi già lavora nel futuro”

[2] Nel Sud  il tasso di disoccupazione degli under 35 raggiunge il 40%.

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