La nuova via della seta: Gioia Tauro assente

I porti commerciali di Venezia e di Trieste diventeranno il terminale della “Nuova Via della seta Marittima”: ambizioso progetto infrastrutturale, commerciale, militare e strategico che collega la Cina con l’Europa. Quando verrà ultimata sarà la più importante via commerciale di collegamento tra l’Oriente e l’Occidente. Per realizzare il grandioso progetto, il governo cinese ha già stanziato 1,4 trilioni di dollari, quaranta miliardi di dollari sono già stati raccolti. La Cina è fortemente impegnata nella realizzazione di due corridoi commerciali, uno marittimo e l’altro ferroviario (“One Belt, One Road”) che, quando terminati e se completamente realizzati, potrebbero spostare il baricentro economico e politico verso Est. L’obiettivo è quello di far raggiungere più facilmente le merci cinesi a poco costo sui mercati dell’Europa centrale.

Il porto di Gioia Tauro non è presente tra le destinazioni e gli investimenti pubblici della Cina. Una folta schiera di influenti politici italiani sta promuovendo il futuro scalo merci marittimo di Venezia, mentre Gioia Tauro non viene considerato. La parte terrestre del progetto cinese, quello ferroviario, termina in Germania. Il panorama è chiaro: l’Italia del Sud è esclusa dal più grande investimento infrastrutturale e strategico del globo. Per ospitare le maxi navi porta container (portata 18.000 TEU) bisognerà costruire a Venezia un nuovo porto commerciale: i cinesi sono pronti ad investire cifre considerevoli circa 2 miliardi di euro e, inoltre, sono ben disposti anche a gestirlo.

Il percorso ferroviario parte da Xian (zona in cui si produce materiale elettronico) attraversa la Cina rurale, quella più povera ed isolata, tocca Teheran, arriva ad Istanbul transita per Mosca, e ha come terminale in Europa la città tedesca di Duisburg. Una ventina di giorni per collegare la Cina con il cuore dell’Europa, non senza difficoltà. Infatti, lo scartamento dei binari è differente e l’attraversamento di zone fredde obbliga a utilizzare vagoni climatizzati, soprattutto per non danneggiare il sensibile materiale elettronico. Il braccio ferroviario della Nuova Via della Seta è già una realtà: alcuni spedizionieri italiani offrono il passaggio delle merci lungo la nota rotta.

La parte marittima della Nuova Via della Seta non è solo un progetto commerciale, ma è un investimento da parte del Governo di Pechino anche militare e strategico. Le rotte marittime devono essere sicure e, quindi, la Cina sta investendo in armamenti. Il piccolo stato di Gibuti, da cui si controlla l’accesso a sud del Canale di Suez, è stato già stato “acquistato” dai cinesi, lì stanno costruendo (con capitali pubblici cinesi) porti, ferrovie e aeroporti.  A Gibuti è in corso di realizzazione la prima base navale militare al di fuori del territorio cinese. Più a nord in Egitto, a Port Said si registrano molte interessenze cinesi, in Grecia il porto del Pireo è cinese. Importanti investimenti sono in corso in Turchia (Mersin International Port), Iran (Chabahar Port), Israele (Porto di Haifa), Algeria e Spagna

Il governo cinese attraverso le sue società controllate sta acquisendo importanza all’interno del bacino del Mediterraneo. Recentemente è stato siglato un importante accordo commerciale con la Cosco (la più importante società marittima cinese) e lo scalo di Vado Ligure. In sintesi, la strategia del governo cinese è chiara: conquistare l’Europa e conquistare il bacino del Mediterraneo con importanti investimenti in opere marittime e logistiche, escludendo il porto di Gioia Tauro.

L’implicazione di questa esclusione è facilmente prevedibile. Il porto calabrese sarà escluso dalle più importanti rotte di navigazione Far East-Europa con evidenti ripercussioni sul volume di traffico contanierizzato e sui livelli occupazionali (diretti e indiretti) legati alle attività di transhipment.

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