La produttività del Mezzogiorno: qualche luce, tra molte ombre. Qualche giorno fa l’ISTAT ha pubblicato i risultati economici delle imprese relativi al 2016. Si tratta di una ricchissima base dati che consente di ritornare a discutere di un tema che da anni riceve molta attenzione da parte di osservatori e istituzioni. Si tratta dello sviluppo del Mezzogiorno d’Italia, che – rispetto al resto del paese – sconta un ritardo economico che e’ non solo ampio, ma e’ anche persistente. Facendo riferimento alle informazioni disponibili a livello di Sistemi Locali del Lavoro (SLL), questa nota presenta un’analisi descrittiva dei differenziali di produttività che si osservano nel 2016 nei 610 SLL del paese. Sebbene i dati confermino alcune evidenze ben note (in media la produttività del lavoro è più bassa nel Mezzogiorno d’Italia e nei servizi rispetto all’industria), la geografia dei divari territoriali di sviluppo è molto variegata: in un congruo numero di SLL del Sud, la produttività del lavoro è maggiore di quella che si osserva in alcuni SSL delle regioni centro-settentrionali. Poichè i dati si riferiscono a SLL, si può dedurre che si tratta di fenomeni di concentrazione geografica di imprese che per scelte tecnologiche, specializzazioni settoriali e mercati di sbocco delle produzioni locali determinano insiemi produttivi ad alta produttività. Come dire, non tutto il Mezzogiorno è incastrato nella trappola della bassa crescita.
La produttività del lavoro per area e per regione. Considerando il rapporto tra il valore aggiunto e gli occupati dei 610 SSL italiani, si ottiene che nel 2016 la produttività del lavoro (PL) è pari in Italia a 35929 euro. Nelle regioni del centro nord la PL e’ uguale a 42875 euro, mentre nel Mezzogiorno si attesta a 27773 euro. In media, il valore della produzione di un occupato meridionale e’ il 53,37% piu’ basso del valore medio ottenuto in una delle regioni centro settentrionali (figura 1).
La figura 2 conferma che tutte le regioni meridionali registrano valori medi della PL inferiori alla media nazionale. All’estremo opposto, le regioni a piu’ elevata produttività sono Trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Il rapporto tra il valore massimo della PL regionale (48879 euro in Trentino Alto Adige) e il malore minimo (24592 euro in Calabria) è uguale a 1,98: nel 2016, il valore aggiunto per addetto in Calabria è il 98% più basso di quello osservato in Trentino Alto Adige.
La distribuzione della PL per sistema locale del lavoro. La figura 3 riporta la distribuzione della PL per area geografica. Emerge con chiarezza che la PL varia moltissimo nelle diverse aree del paese. Esistono SSL a bassa produttività nelle regioni settentrionali, così come esistono SLL ad alta produttività nel Mezzogiorno d’Italia. Nel centro-nord, la distanza tra la PL (91 mila euro) di Pomarance – in Toscana – e quella (19 mila euro) di Cascia – in Umbria – è pari a ben 72 mila euro. Anche nelle ricche regioni del centro nord si annidano sacche d bassa produttività: in trenta SSL centro settentrionali, la PL del 2016 è minore di 30 euro. [1]
A sud la distanza tra gli estremi della distribuzione della PL è pari a 54 mila euro e si riscontra quando si confrontano i SLL di Augusta (in cui il valore aggiunto per addetto è pari a 68 mila euro ) e quello di Caronia (14 mila euro), entrambi in Sicilia.
Il sud che supera il centro nord. Dalla figura 3 è possibile individuare i casi in cui la PL è maggiore a Sud rispetto al centro-nord. Si tratta di 51 SLL del Sud a “elevata” produttività, che rappresentano il 18,4% dei 281 SLL meridionali. In altre parole, poco meno del 20% dei sistemi produttivi del Mezzogiorno non sembra soffrire la localizzazione a Sud. I primi 5 SSL meridionali a maggiore produttività sono i seguenti: Augusta (68 mila euro), Melfi (60 mila euro), San Salvo (51 mila euro), Brindisi (46 mila euro) e Atessa (44 mila euro). La PL è compressa tra 40 e 42 mila euro in 10 SLL meridionali: Milazzo, Positano, Capri, Cagliari, Pescara, Nocera Inferiore, Chieti, Guardiagrele, Ortona Teano.
In Calabria ci sono 44 SLL e tra quelli a più elevata produttività (con più di 30 mila euro di valore aggiunto per addetto) sono i seguenti: Catanzaro, Cosenza, Crotone, Lamezia Terme, Petilia Policastro, Praia a Mare, Reggio Calabria e Vibo Valentia. All’estremo opposto, i SLL di Cetraro, Bianco, Marina di Gioiosa Ionica, Oppido Mamertina, Sant’Eufemia di d’Aspromonte, Taurianova, Mesoraca, Serra San Bruno e Soriano Calabro registrano i valori più bassi della PL, che sono compresi tra il minino (17,7 mila euro) registrato a Sant’Eufemia di d’Aspromonte e il massimo (19,9 mila euro) di Soriano Calabro.
La rilevanza dei settori. Dalle informazioni rese disponibili dall’Istat, è possibile ottenere la produttività del lavoro nell’industria e nei servizi. In estrema sintesi, si noti il vantaggio (atteso) del Centro Nord rispetto al Sud in entrambi i settori (parte alta della figura 4): il valore aggiunto per addetto nell’industria del Sud ammonta a 35,6 mila euro, mentre è uguale a 54,4 mila euro nel centro nord. La produttività dei servizi è, in media, uguale a 24 mila euro a Sud e 34,4 mila euro nel resto d’Italia. Si osservi, infine, come la produttività del lavoro nel settore dei servizi sia meno variabile rispetto a quella dell’industria. Un risultato che vale in entrambe le aree del paese.
[1] Cascia, Santa Maria Maggiore, Acquapendente, Pitigliano, Cagli, Monte Argentario, Manciano, Fondi, Fanano, Norcia, Orbetello, Terracina, Finale Ligure, Formia, Diano Marina, Asiago, Montepulciano, Ayas, Montalto Di Castro, Pievepelago, Marciana Marina, Auronzo di Cadore, Sora, Viterbo