Le esportazioni della Calabria del secondo trimestre 2019 ammontano a 109 milioni di euro (meno dello 0,1% delle esportazioni nazionali). Nel corrispondente trimestre del 2018 la Calabria esportava 153 milioni di euro. Pertanto, dal 2019 al 2018 la variazione congiunturale delle esportazioni regionali registra una contrazione di 44 milioni di euro, equivalenti a -40%.
Il primo semestre 2019. Nel primo semestre 2019, le esportazioni italiane sono aumentate del 2,7%, il cui esito è legato al buon andamento delle esportazioni del Centro (+17,4%) e del Mezzogiorno d’Italia (+4%). Contenuto è l’aumento avutosi nel Nord est (+1,5%), mentre il Nord Ovest registra una riduzione pari a -1.1%.
La riduzione delle esportazioni calabresi del II trimestre 2019 si aggiunge a quella osservata nel I trimestre 2019, a segnalare come il 2019 tenda a caratterizzarsi come un anno crudele per le esportazioni della Calabria. Ciò anche in considerazione del fatto che il buon andamento delle esportazioni del 2018 è stato determinato dagli incrementi dei volumi osservati nei primi 6 mesi dell’anno rispetto al corrispondente periodo del 2017.
Su base regionale, nel primo semestre 2019 la Calabria fa registrare la peggiore performance tra le regioni italiane: nei primi sei mesi dell’anno, le esportazioni calabresi sono diminuite del -22%. Questa variazione congiunturale si contrappone a quella registrata nel Lazio, in Molise e in Toscana, le cui esportazioni sono aumentate del +26,9%, +24,6% e +17,9% rispettivamente. L’incremento del 4% delle esportazioni meridionali è il risultato dei differenziati andamenti delle esportazioni delle singole regioni: forti incrementi si sono registrati in Molise (+24,6%), Campania (+10,4%) e in Puglia (+10,1%). Oltre che in Calabria, negativa è la dinamica congiunturale anche in Sicilia (-17,3%) e in Basilicata (-19%).
Alcuni dettagli sul caso calabrese. Nel primo semestre del 2019, le esportazioni calabresi sono diminuite sia nei mercati extra-UE (-31,8%) sia in quelli dell’UE (-8,6%).
Facendo riferimento ai settori economici, si noti come molti comparti calabresi non abbiano raggiunto “la metà dell’ordine minimo considerato” dall’ISTAT per essere contabilizzati. In altre parole, il volume delle esportazioni calabresi è residuale nel contesto nazionale: basti pensare che appena lo 0,1% delle esportazioni italiane proviene da produzioni calabresi.
Ciò detto, un dato che merita un approfondimento è di capire la dinamica dei settori che strutturalmente “contano” nel paniere delle esportazioni regionali. Per individuare questi settori, si fa riferimento alla quota regionale sul totale nazionale dei vari settori: tanto piu’ elevata è questa quota, tanto maggiore è il peso delle esportazioni regionali sul dato nazionale. Seguendo questo criterio, i comparti produttivi più importanti nella composizione dell’export calabrese sono i seguenti: “Prodotti dell’agricultura, della silvicoltura e della pesca” (la quota regionale fluttua attorno allo 0,5% del totale nazionale), “Prodotti alimentari e bevande e tabacco” (0,4%), “Sostanze e Prodotti Chimici” (0,4%) e “Legno e prodotti in legno e sughero (esclusi i mobili)” (0,2%). Nel primo semestre 2019, le variazioni congiunturali delle esportazioni di questi 4 importanti settori economici sono variegate. Le esportazioni di “Prodotti dell’agricultura, della silvicoltura e della pesca” sono diminuite del 7,1%, a cui si contrappone l’incremento (+6,4%) registrato nel settore dei Prodotti alimentari, bevande e tabacco. Diminuiscono sia le esportazioni di “Sostanze e Prodotti Chimici” (-2,2%) sia del settore del “Legno e prodotti in legno e sughero, esclusi i mobili “(-16%).
Discussione. Le esportazioni sono un buon indicatore dello “stato di salute” di qualsivoglia sistema economico. Facendo riferimento al caso regionale, i volumi delle esportazioni calabresi segnalano, in media, bassi livelli di competitività delle produzioni locali sui mercati internazionali. Tra le numerosissime cause che aiutano a spiegare questo risultato, è ragionevole pensare che il basso livello di innovatività sia uno dei motivi più rilevanti: la Calabria investe in ricerca e innovazione solo lo 0,52% del proprio PIL e, quindi, non ha alcuna possibilità nè di scalare la catena del valore nè di acquisire competitività sistemica nei mercati internazionali. Esistono casi aziendali con produzioni ad elevato contenuto tecnologico che sanno vincere le sfide della concorrenza mondiale, ma si tratta di poche eccellenze. In media, la Calabria è una regione poco orientata ai cambiamenti imposti dalle innovazioni e poco incline a qualsiasi forma di modernizzazione.