“Le fusioni, roba da economisti”. Massimo Clausi intervista Francesco Aiello

Intervista di Massimo Clausi Cosenza. Si intensifica il dibattuto sulle fusioni fra comuni. Sul sito della Regione Calabria in questi gironi sono stati pubblicati gli atti del convegno organizzato sul tema lo scorso 15 Maggio. Fra i relatori c’era anche Francesco Aiello, professore ordinario di Politica Economica all”Unical che ha messo in piedi “Open Calabria”  un laboratorio di idee sull’economa e lo sviluppo sulla Calabria.

Perchè si è messo a studiare le fusioni? Non le sembra un argomento da giuristi più che da economisti?

E’ vero che il riassetto del governo locale necessita di regole, ma la normativa nazionale esiste già e delimita il perimetro di azione entro cui finalizzare una fusione. Fissate le regole, il successo di un processo di aggregazione dipende molto, però, dalla capacità di mettere a sistema un approccio multidisciplinare che interessi soprattutto aspetti socio-economici. Questa multidisciplinarietà deve essere alla base dell’azione di riforma nella fase pre-fusione e in quella successiva alla nascita del Nuovo Comune. In questa direzione, gli economisti possono fornire il loro contributo per capire i vantaggi e gli svantaggi associati a diversi scenari.

In che modo?

L’economista cerca di rispondere a domande che investono la sostenibilità economico finanziaria di medio periodo, quali, per esempio: Che cosa succede nel medio periodo se i comuni rimangono indipendenti? Cosa succede in caso di fusione? La fusione è lo strumento più idoneo per recuperare efficienza nell’offerta dei servizi comunali? Se si, in quale settore? Che implicazioni ha un recupero di efficienza sul bilancio comunale e, in particolare, sul livello corrente e futuro della tassazione e dell’indebitamento? Sono aspetti che hanno poco a che fare con la visione ragioneristica degli studi di fattibilità di cui sento genericamente parlare in ogni dove.

Ci dice allora come fare per evitare che le fusioni si riducano solo ad un accaparramento dei fondi aggiuntivi statali, drogando magari i bilanci che  finiti i “bonus” di collassare… 

Gli incentivi alle fusioni possono cambiare in modo radicale l’efficacia dell’azione del comune. Poiché oggi i comuni hanno risicati margini di azione, con la fusione si potrebbero attuare politiche di rilancio dei territori. In questa direzione, il premio aiuta molto. Tuttavia, le fusioni sono convenienti anche in assenza di bonus. L’economia spiega come la riorganizzazione della macchina amministrativa ottenuta passando da comuni piccoli a comuni più grandi, possa essere fonte di vantaggi legati al recupero di efficienza. In moltissimi casi, questo fenomeno dipende dall’operare delle economie di scala, i cui effetti prescindono dai fondi aggiuntivi. Sul portale di OpenCalabria dimostriamo che le fusioni sono vantaggiose, indipendentemente dalla premialità statale.

Un comune con un bilancio sano perchè dovrebbe fondersi con uno che presenta vistosi buchi di bilancio?

La contingenza di avere i conti in ordine può dipendere da molte ragioni e, quindi, occorre capirne la sostenibilità di medio periodo. Un bilancio può essere sano perché, per esempio, si è fatto ricorso a prestiti, che, sebbene siano sostenibili in termini di servizio, non è detto che possano essere replicati in futuro. In modo analogo, è verosimile che la contribuzione pubblica si stabilizzerà ad un livello più basso di quello che oggi consente di avere i conti in ordine. Infine, guardare solo ai bilanci è un’attività priva di senso, perché un comune può avere i conti in ordine semplicemente perché riduce i servizi.

E allora cosa dovrebbero guardare i cittadini?

In tal caso, i conti sono in ordine, ma i servizi ai cittadini sono pochi. L’analisi che deve essere fatta è, quindi, globale e deve essere basata sul confronto tra lo scenario di comuni indipendenti e lo scenario con fusione, anche con chi oggi è finanziariamente a rischio. È ovvio che serve regolamentare la gestione post-fusione delle posizioni finanziare pregresse, ma è certo che la fusione cambia le prospettive di crescita. Con una cautela: tutto dipende da come verrà gestito il nuovo comune.

Incognita mica da poco. Non crede che prima di arrivare al referendum i cittadini abbiamo diritto di sapere gli effetti in termini di tassazione, ad esempio?

La tassazione è solo uno dei molteplici tasselli di questa trasformazione: in linea molto generale, la fusione consente di recuperare efficienza nella gestione della spesa in servizi e questo può tradursi in una riduzione del carico fiscale. Ma io non sottovaluterei lo scenario alternativo di avere un Comune che offre qualche servizio in più, anche se questo può significare un incremento del carico fiscale pro-capite. Si comprende come non esista una posizione valida in assoluto. La scienza economica permette di ragionare sempre in termini relativi, che è quello che serve quando occorre valutare il riassetto del territorio.

Che ne pensa della fusione avviata ai Casali del Manco che ha aperto il grosso problema della democrazia

Credo che l’esperienza dei Casali del Manco sia una sana espressione di partecipazione democratica della società civile che da anni ha promosso e portato a termine la creazione del nuovo comune. E’ opinione largamente condivisa che in assenza del Movimento Presila Unita, il comune di Casali del Manco non sarebbe stato istituito. L’azione dirompente di quel processo di partecipazione dal basso si sta diffondendo in Calabria, tant’è che ad esso fanno riferimento molte altre comunità che stanno valutando l’avvio di un processo di fusione. Sul paventato problema di democrazia posso dire che le modifiche introdotte dal Consiglio Regionale a fine 2016 si sono rilevate un errore perché non hanno fissato i dettagli normativi su ciascuna specifica fattispecie di esito referendario. In tale direzione, quelle modifiche hanno consentito di trattare la materia così come disciplinato dalle norme più generali. Su questa questione penso che la posizione degli esperti di fusioni sia molto bizzarra, poiché hanno preso coscienza del tema solo a fine Marzo 2017, mentre potevano attivarsi molto prima.

Secondo lei una delibera di consiglio comunale può essere sovraordinata alla volontà popolare…..

Lei continua a pensare che la fusione sia materia esclusiva dei giuristi. In questa chiacchierata sto tentando di convincerla del contrario, ossia che il gioco di avere buone norme è di facile soluzione ed è quello meno importante. Tuttavia, non mi sottraggo alla domanda: la Regione Calabria deve fissare delle regole in modo che le comunità sappiano ex-ante che cosa succede subito dopo la conclusione del referendum consultivo. In tal modo, non esisterà alcun conflitto tra la volontà popolare e il consiglio comunale. Poichè questi aspetti sono ben disciplinati in altre regioni, è sufficiente copiarli, possibilmente senza commettere errori. Il punto critico di questo ragionamento è che le regole deve fissarle il Consiglio Regionale, i cui membri devono capire che, nella stragrande maggioranza dei casi, le fusioni in Calabria sono un’opportunità per le comunità di riferimento, anche se esse rompono gli equilibri nel supermercato della politica locale. Occorre chiarire che l’interesse da tutelare non è quello del singolo che fa politica, ma delle comunità. È chiaro che non ha alcun senso mantenere comuni indipendenti, ma inefficienti, in uno scenario di politiche orientate a massimizzare l’efficienza della spesa pubblica. Pertanto, la logica cui deve essere ispirata la normativa regionale è quella di fissare un’architettura istituzionale che promuova le fusioni, piuttosto che scoraggiarle.

Cosa ne pensa della proposta di legge di Greco e Sergio

Credo di aver già implicitamente risposto a questa domanda. Non credo che ci sia un apporto di originalità in quella proposta, anche guardando a quello che succede in altre regioni (in primis in Emilia Romagna e in Lombardia). Ha però un grosso vincolo, che è di limitare il tema delle fusioni alla soluzione dell’assetto normativo. È il limite di chi pensa alle fusioni solo in termini giuridici, dimenticando che è la multidisciplinarietà a dover indirizzare i processi. Mi auguro, quindi, che quella proposta di legge venga stravolta in consiglio regionale, anche sapendo che il consiglio ha il mero compito di legiferare, mentre è la Regione Calabria che deve riappropriarsi del ruolo di guida del riassetto istituzionale del territorio.


*Questa intervista del giornalista Massimo Clausi a Francesco Aiello è stata pubblicata sul Quotidiano del Sud (Edizione del 9 Giugno 2017).


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