Parliamo di Covid-19 nei talk show? No, grazie. Alimentano fake news

La divulgazione scientifica merita appositi spazi di approfondimento

È passato ormai molto tempo da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19. Essa ha proiettato l’umanità in una dimensione nuova, che è inesplorata per molte generazioni.

La risposta da parte del mondo scientifico è stata straordinaria. Tutti hanno affrontato con determinazione il virus, ottenendo in breve tempo ragguardevoli traguardi: essere riusciti in circa 18-20 mesi non solo ad ottenere un vaccino, ma ad immunizzare, almeno nel caso dei paesi più avanzati, più del 70% della popolazione over 12 è un risultato prodigioso.

Anche la ricerca scientifica ha fatto enormi passi in avanti con l’avvento dei farmaci a mRNA e con l’utilizzo sempre più diffuso degli algoritmi di intelligenza artificiale, tant’è che grazie al Covid-19 la medicina ha fatto un balzo in avanti di 10 anni. Si tratta di processi favoriti anche dagli ingenti investimenti che sono stati erogati alla ricerca in campo medico sotto la spinta della paura collettiva generata dalla pandemia.

La cattiva comunicazione. Tuttavia, non si può non riconoscere a consuntivo che tutti questi enormi successi sono stati comunicati poco e male. Negli ultimi giorni diversi autorevoli articoli del New York Times hanno richiamato l’attenzione sul fatto che “18 mesi di messaggi pandemici in continua evoluzione hanno lasciato gli americani arrabbiati, esausti e scettici sui consigli sulla salute pubblica”.

I talk show alimentano il caos. L’immagine e l’idea completamente sbagliata che i mass media e i social hanno trasmesso in relazione al dibattito scientifico è stata, e purtroppo lo è ancora, quello di una scienza che non ha le idee chiare su molti punti. Questo drammatico fallimento comunicativo ha dato fiato e forza a tanti estremismi che, per motivi diversi e con eterogenee finalità, hanno proposto teorie fantasiose e prive di ogni fondamento scientifico, affermando, ad esempio, che il Covid-19 non esiste, che le morti sono un‘invenzione cinematografica, che i vaccini altro non sono che dei chip che vengono impiantati nella popolazione per meglio controllarli. Dai No-Vax al complotto delle Big Farma è tutto un florilegio di tesi complottistiche e pseudoscientifiche che hanno un unico comune denominatore costituito dall’ignoranza elevata a sistema. Il tutto è stato amplificato dai social media che hanno dato tribuna a chi, incapace di fornire contenuti, ha contribuito a diffondere fake news.

Facendo una valutazione pacata, ma seria, non possiamo non riconoscere che una delle cause di questa situazione sta nel cattivo uso della comunicazione scientifica durante la pandemia e su questo sarebbe utile che tutti i media cominciassero a fare una seria autocritica.

Il dibattito scientifico. La divulgazione di informazioni su teorie scientifiche consolidate da un lato e la descrizione del processo di ricerca per fare nuove scoperte dall’altro sono due aspetti diversi che non possono avere lo stesso codice comunicativo. La scienza, quando si muove alle frontiere della conoscenza, come nel caso del Covid-19, va avanti per ipotesi, per tentativi ed errori, cercando di imparare ogni giorno dagli errori di ieri. Questo dibattito scientifico deve rimanere confinato all’interno dei laboratori o, se deve essere comunicato al grande pubblico, lo si deve fare con grande rigore e molta professionalità.

Non si può – come purtroppo si è stato fatto e come si continua a fare – portare il dibattito scientifico dentro i talk show per fare audience. È già difficile discutere all’interno dei talk show di teorie scientifiche consolidate, perché in quel guazzabuglio di nani, ballerine, politici e personaggi in cerca di autore lo scienziato vero si sente fuori posto e, soprattutto, la sua opinione autorevole viene contrapposta a quella dell’ultimo opinionista che ha studiato il canovaccio cinque minuti prima di entrare in scena per fare semplicemente spettacolo.

La divulgazione scientifica ha bisogno di spazi e di momento appropriati. L’utilizzo del talk show come agorà nella quale contrapporre le diverse opinioni degli scienziati in quella fase delicata in cui la ricerca scientifica si scontra con un fatto nuovo e sconosciuto e comincia faticosamente a fare uno sforzo costruttivista di ipotesi, verifiche, errori e nuove ipotesi, è profondamente sbagliato e deleterio. Vedremo, quindi, i cosiddetti esperti accapigliarsi fra di loro, sostenendo ognuno le proprie tesi e spesso contraddicendosi fra di loro. Questo fa parte della normale “dialettica di laboratorio”, ma è una dialettica che non può essere portata all’esterno, perché genera la convinzione in chi ascolta che gli esperti siano in contrasto e che, quindi, la scienza non sia in grado di offrire certezze. Se la disputa fra gli esperti nei talk show viene, poi, “condita” con la presenza di politici di diversi orientamenti, pronti a sposare una tesi non per la sua fondatezza, ma per avere vantaggi nel mercato elettorale e nei sondaggi, la confusione diventa totale e il pubblico si convince che non esiste una verità scientifica, ma esistono solo opinioni non vincolanti rispetto alle quali ognuno si può sentire più o meno libero di aderire.

Se, per ipotesi, si dovesse affrontare una nuova pandemia nei prossimi anni, una delle prime politiche di contrasto da mettere in campo dovrà essere quella della corretta comunicazione, affidata non a programmi di intrattenimento, ma a veri programmi di divulgazione scientifica, seri e rigorosi, che siano in grado di presentare il dibattito scientifico nei termini corretti. La cattiva informazione sul Covid-19 ha creato gravi danni ed è stata un’alleata della diffusione del contagio da SARS COV 2.

La scienza non è democratica nel senso che la verità scientifica non la decide il parere della maggioranza, la scienza è un processo rigoroso e controllato che conseguire dei risultati perché si segue un metodo. La scienza non può essere messa alla mercé dell’audience e non può essere dibattuta all’interno dei contenitori televisivi e dei social dove contemporaneamente può essere vero tutto e il contrario di tutto, perché se è vero che lo scienziato ha da tempo scelto di abbandonare la sua turris eburnea, non per questo il sapere scientifico deve essere svilito e squalificato in dibattiti senza alcun costrutto. Neque mittatis margaritas vestras ante porcos, ne forte conculcent eas pedibus suis!


 

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