Reddito di cittadinanza e povertà in Italia: attenti ai dati. L’analisi congiunta dei dati sulla povertà pubblicati due giorni fa dall’Istat e quelli sul Reddito di Cittadinanza dell’INPS consente di formulare qualche riflessione sull’efficacia dello strumento di aiuto al reddito familiare che il Governo Conte ha attuato per contrastare i disagi delle famiglie povere italiane. Se da un lato si osserva che il 64% delle famiglie povere in senso assoluto riceve il Reddito di Cittadinanza, dall’altro lato questo dato non è interpretabile come misura dell’efficacia delle politiche di contrasto alla povertà. Al meglio, è una misura del grado di copertura del reddito di cittadinanza. D’altra parte, l’ISTAT rileva che da 2018 al 2019 la povertà è sì diminuita, ma di pochi punti percentuali. I dati regionalizzati mostrano anche che esiste una bassa correlazione tra gli importi medi mensili del Reddito di Cittadinanza e la diminuzione della povertà relativa osservata dal 2018 al 2019, mentre la correlazione è elevata con il “livello” della povertà relativa del 2019. E’ anche utile osservare che gli importi del Reddito di Cittadinanza sono sempre inferiori delle soglie di povertà assoluta e, quindi, è difficile poter sostenere la tesi che si è avuta un’uscita dallo status di povertà a causa del RdC. Ora, è altamente probabile che il reddito di cittadinanza abbia determinato una riduzione dei disagi delle famiglie povere in Italia, ma è altrettanto vero che una valutazione puntuale di questo effetto necessita di analisi più approfondite: il giudizio al momento è sospeso.
La povertà in Italia. Rispetto al 2018, nel 2019 in Italia è diminuita sia la povertà assoluta sia quella relativa. La prima è passata dal 7% del 2018 al 6,4% del 2019. Oggi in condizioni di povertà assoluta si trovano 1,7 milioni di famiglie, cui corrispondono circa 4,6milioni di italiani. La povertà relativa è diminuita dall’11,8% del 2018 all’11,4% del 2019. Le famiglie povere in senso relativo sono passate da 3,05milioni del 2018 a 2,97milioni nel 2019. Nel 2019 le persone povere in senso relativo sono 8,8milioni.
Sebbene la povertà assoluta del 2019 sia ancora molto più elevata rispetto a quella osservata (3,6%) nel 2005, la riduzione del 2019 interrompe il tendenziale incremento che si è registrato negli ultimi 5 anni. Tuttavia, la riduzione della povertà assoluta non è uniforme nel paese. Nelle regioni settentrionali l’incidenza della povertà assoluta rimane dal 2018 al 2019 al 5,8%, ma aumentano da 716mila a 726 mila i nuclei familiari poveri. Nelle altre aree del paese diminuiscono sia le famiglie povere in senso assoluto (da 284mila a 242 mila nel Centro Italia e da 822mila a 706mila nel Mezzogiorno) sia l’incidenza della povertà assoluta (da 5,3% a 4,5% nel Centro e da 10% a 8,6% nel Mezzogiorno). Le differenze territoriali sono marcate anche se si fa riferimento alla povertà relativa. Nel 2019, nel Mezzogiorno d’Italia ci sono 1,7 milioni di famiglie povere (quasi il 60% delle famiglie povere italiane) che determinano a Sud un’incidenza della povertà relativa pari al 21,1% (nel 2018 era del 22,1%). Nelle regioni del Centro, la povertà relativa è pari al 7,3% (7,8% nel 2018) e le famiglie povere sono ora 389mila (nel 2018 erano 414mila). A Nord sono aumentate sia le famiglie povere (da 821mila del 2018 a 843mila nel 2019) sia l’incidenza della povertà relativa (dal 6,6% al 6,8%).
Povertà e reddito di cittadinanza. Nel report di presentazione dei dati della povertà pubblicato il 16 Giugno 2020 dall’ISTAT si legge che in Italia “l’andamento positivo della povertà si è verificato in concomitanza dell’introduzione del Reddito di cittadinanza”. Nello stesso documento si nota che le condizioni che identificano lo status di povertà assoluta sono sovrapponibili alle condizioni per accedere al reddito di cittadinanza e, quindi, gli insiemi di riferimento (famiglie povere e percettori del RdC) tendono a coincidere. La tabella 1 fornisce qualche dato sulla “copertura” del RdC e della PdC: in Italia le famiglie che ricevono questi aiuti sono il 64% delle famiglie povere in senso assoluto e il 36% delle famiglie povere in senso relativo. Si noti come la “copertura” sia diversa tra le diverse aree del paese: se si considera la povertà assoluta, nel Mezzogiorno si ha che le famiglie con RdC/PdC sono quasi la totalità (94%) delle famiglie povere. Nelle regioni del Centro questa quota è pari al 66%, mentre a Nord è del 35%.
Questi dati non consentono, però, di affermare che il RdC/PdC è stato efficace nel determinare l’uscita dei beneficiari dallo stato di povertà (abbiamo visto, peraltro, che l’incidenza della povertà tra il 2018 e il 2019 è sì diminuita, ma di pochi punti percentuali). Essi, al meglio, sono da intendere come un indicatore della potenziale copertura del sistema di aiuti al reddito delle famiglie povere.
Per poter esprimere un giudizio sull’efficacia del RdC/PdC servono, oltre a robusti metodi di valutazione, molte altre informazioni, tra cui, per esempio, l’ammontare medio mensilmente percepito dai beneficiari e le soglie di povertà. Dai dati INPS si ricava che ogni famiglia beneficiaria del RdC ha ricevuto in media 552 euro al mese (che diventano 512 euro quando si considerano anche le pensioni di cittadinanza). L’importo medio mensile del RdC/PdC per nucleo familiare è 439 euro a Nord, 471 euro a Centro e 549 euro nel Mezzogiorno d’Italia. Si tratta di valori medi inferiori alle soglie della povertà assoluta. Queste soglie dipendono dalla residenza e dalla composizione del nucleo familiare. Per esempio, se consideriamo una famiglia composta da 1 individuo (scenario ottimistico), la soglia di povertà assoluta nei comuni fino a 50000 abitanti è di 754 euro a Nord, 715 euro nel centro e 566 nel Mezzogiorno (soglia che aumenta a 839 euro, 803 euro e 623 per chi vive nelle aree metropolitane del Nord, Centro, Sud rispettivamente). Per una famiglia di 2 adulti e 1 ragazzo (11-17 anni) che vive in un comune fino a 50000 abitanti, la soglia di povertà assoluta aumenta a 1347 euro a Nord, 1254 euro nel Centro e a 1071 euro nel Mezzogiorno.
Poichè l’Istat fornisce anche i dati regionali della povertà relativa, è possibile proporre una mera analisi descrittiva delle correlazioni esistenti tra gli importi medi mensili del RdC/PdC e l’incidenza della povertà relativa (figura 1) e le variazioni tra il 2018 e il 2019 della povertà relativa (figura 2).
I valori più elevati del RdC/PdC si hanno in Campania (589 euro mensili), Sicilia (566 euro), Puglia (525 euro) e Calabria (513 euro). All’estremo opposto, l’importo medio mensile è 375 euro in Trentino Alto Adige, 388 euro in Friuli Venezia Giulia e 391 euro in Valle d’Aosta. La figura 1 indica la presenza di una forte correlazione positiva tra gli importi medi mensili del Reddito/Pensione di Cittadinanza e l’incidenza della povertà regionale. La figura 2, invece, mostra una debole correlazione negativa tra i valori medi del Rd/PdC e la variazione annuale (2018-2019) della povertà regionale.