Il Governo Conte ha aumentato il fondo per le fusioni, risolvendo il problema del mancato trasferimento ai nuovi comuni dell’intero bonus spettante per il 2019. Il caso è nato per l’esplosione delle fusioni nel corso del nuovo anno che rendeva insufficiente l’originaria dotazione finanziaria. Il punto è anche di rendere certa negli anni la disponibilità del fondo, in modo da assicurare stabilità delle entrate straordinarie dei comuni.
Nonostante le difficoltà economico-finanziarie in cui versano i comuni italiani – molti dei quali sono in pre-dissesto o in dissesto (più a Sud che a Nord) – c’è una buona notizia che arriva dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto fiscale collegato alla legge di bilancio 2020 (GU n.252 del 26-10-2019).
Si tratta dell’incremento di 30 milioni di euro della dotazione finanziaria del 2019 dei contributi straordinari previsti per le fusioni tra comuni. Nella sostanza delle cose, con l’art. 42 del decreto fiscale il governo aumenta il fondo nazionale a favore delle fusioni per far fronte agli impegni finanziari assunti con i comuni che hanno concluso processi di aggregazione amministrativa.
In Calabria, il provvedimento fiscale interessa i comuni di Corigliano-Rossano e di Casali del Manco, i quali – con quest’ultima tranche – dovrebbero ricevere l’intero bonus annuale per la fusione: 2 milioni di euro per Corigliano-Rossano e circa 1,86 milioni di euro nel caso di Casali del Manco.
Si tratta di fondi che i due comuni riceveranno per 10 anni a partire dalla loro istituzione e che si aggiungeranno ai trasferimenti statali ordinari. Essendo fondi straordinari e addizionali, dovrebbero essere utilizzati dalle nuove amministrazioni per obiettivi straordinari: utilizzare il bonus fusione per finanziare attività “ordinarie” non è funzionale al contributo che l’ente locale può dare allo sviluppo del territorio di riferimento. L’uso appropriato è quello che supporta la visione di medio periodo che il nuovo comune deve avere, in assenza della quale si riproporranno tra qualche anno i vincoli gestionali cui erano sottoposti i comuni prima della fusione.
È come se si dovesse essere abili per dar vita a due momenti della vita amministrativa dei due comuni. Il primo momento riguarda la gestione ordinaria delle attività del comune – che deve essere affrontata esclusivamente con strumenti ordinari. Il secondo momento si basa sull’identificazione di un percorso di crescita che deve essere attivato e sostenuto con idee, volontà e strumenti straordinari.
In altre parole, Corigliano Rossano e Casali del Manco devono interrogarsi su quello che vorranno essere nei prossimi 10 anni e operare per conseguire i macro-obiettivi che definiscono il nuovo assetto istituzionale di governo del territorio.
Questo processo impone una radicale rivisitazione dei modi in cui la politica e le comunità possano incidere sui processi di cambiamento. In questa fase iniziale della vita dei due nuovi comuni, la politica di quartiere deve essere marginalizzata e il chiacchiereccio sulle questioni -spesse volte sterili e spicciole – della gestione ordinaria di un’amministrazione comunale deve essere risolto nelle appropriate sedi istituzionali. Si deve lasciare spazio ad un patto sociale – che oggi manca in entrambi i comuni – orientato a capire qual è il modo più appropriato per sfruttare le potenziali vocazioni dei territori.
La sfida dei prossimi anni è di pensare e attuare un diverso modello organizzativo della vita amministrativa delle due comunità che necessariamente deve essere in linea con la domanda di cambiamento espressa dal territorio. È in questo ambito che le due amministrazioni comunali guidate da Flavio Stasi e da Nuccio Martire devono canalizzare i fondi straordinari del bonus fusione che servono, quindi, per sostenere finanziariamente una condivisa idea di sviluppo.
Questa nota è stata pubblicata sul Quotidiano del Sud (edizione del 30 Ottobre 2019) con il titolo “Una boccata di ossigeno per ripensare le fusioni”