Tra le funzioni fondamentali di cui sono titolari i comuni italiani vi è la progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali, nonché l’erogazione delle relative prestazioni ai residenti. Di fatto i comuni sono le istituzioni più prossime ai cittadini ed è per questo che la funzione sociale è affidata a loro, per raggiungere la vita quotidiana delle persone attraverso un’erogazione dei servizi sociali il più possibile vicina alla popolazione. Le aree di utenza di tali servizi sono le famiglie, i minori, persone con disabilità, individui con dipendenze o con problemi di salute mentale, gli anziani, gli immigrati e gli adulti che vivono in condizioni di povertà e disagio, privi di una dimora (Istat, 2021.a). La tipologia dei servizi sociali offerta è volta ad eliminare o mitigare la condizione di disagio, attraverso misure di sostegno economico e di supporto nei vari ambiti della vita dell’individuo, ma anche prevenire il disagio, cercando di intervenire prima che un individuo si trovi in una situazione di difficoltà. È il ruolo, ad esempio, degli sportelli di ascolto o di mediazione sociale e delle azioni di sensibilizzazione.
Il recente articolo di Giorgia Marinuzzi e Walter Tortorella (Fondazione IFEL) pubblicato su Regional Economy intende evidenziare le differenze territoriali della spesa sociale dei comuni, in particolare tra Nord e Mezzogiorno. Tali gap, anche alla luce delle lezioni apprese dalla pandemia da Covid-19, sottolineano l’esigenza di un welfare che sia sempre più di prossimità, in grado cioè di cucire una risposta su misura rispetto ai bisogni di ogni comunità e con la capacità di collaborare con i diversi livelli istituzionali (Federsanità, 2021). La riduzione del divario di cittadinanza in termini di accesso ai servizi sociali è anche una priorità trasversale del PNRR che cita esplicitamente tra le riforme da realizzare «la definizione del livello essenziale delle prestazioni per alcuni dei principali servizi alla persona» (Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2021), al fine di garantire una omogenea fruibilità dei servizi sociali sull’intero territorio nazionale.
I dati elaborati da Marinuzzi e Tortorella evidenziano che nel 2019 la spesa dei comuni per i servizi sociali per abitante è pari in Italia a 126 euro (era di 114 euro pro capite nel 2013), con differenze molto ampie a livello di ripartizione geografica: nel Mezzogiorno è pari a 80 euro, poco meno della metà del dato registrato al Nord (154 euro).
I divari a livello territoriali appaiono strutturali, con un Nord sempre al di sopra del resto del Paese, un Centro che insegue ed un Mezzogiorno perennemente in affanno, con valori sempre inferiori agli 80 euro pro capite, ad eccezione proprio dell’ultimo anno.
In particolare, scendendo a livello regionale, si riscontrano risultati molto eterogenei: in Calabria la spesa per servizi sociali è pari 24 euro per abitante, ossia più di 5 volte inferiore alla media nazionale (126 euro), 16 volte più bassa della spesa (399 euro) del Trentino Alto Adige.
Approfondimenti nel saggio “La spesa dei comuni per i servizi sociali: dinamiche e divari territoriali” di Giorgia Marinuzzi e Walter Tortorella (Regional Economy, Volume 6, Q2, 2022)