Sport invernali in Calabria: il caso Lorica

Problemi e prospettive

Lorica gode del vantaggio legato alla presenza di neve naturale per molti mesi all’anno. Una stagione “lunga” in cui il periodo di utilizzo degli impianti di risalita può raggiungere 120 giorni per stagione. Una particolarità che dovrebbe essere intesa come l’opportunità per lo sviluppo di un intero territorio montano. Nel 2018, tra l’instabilità gestionale e l’assenza di un sistema integrato di attività private, gli accessi unici giornalieri sono stati meno di 20000. Pochi, tant’è che in 100 giorni di utilizzo delle strutture, le perdite oscillano tra 220mila e 400mila euro. Per rendere sostenibile la gestione degli impianti e per promuovere lo sviluppo dell’area, si deve fissare come obiettivo la vendita di 60mila accessi unici giornalieri per stagione. Per conseguire questo target di mercato occorre modificare radicalmente gli assetti organizzativo-gestionali degli impianti e rendere meno attendista e conservativo il sistema di offerta di servizi privati. 

Una lunga stagione invernale. A Lorica, la stagione sciistica 2018-19 è iniziata il 29 Dicembre 2018 ed è durata fino all’1 Maggio 2019. Gli impianti sono rimasti aperti ben 124 giorni. Si tratta di una stagione relativamente “lunga”, che sarebbe stata più lunga se a Dicembre 2018, nonostante le forti nevicate, non ci fossero stati lunghi periodi di chiusura per manutenzione degli impianti (si è iniziato tardi, perché la manutenzione è stata fatta quando era già nevicato).

E’ anche utile dire che non si è sciato sempre, perchè gli impianti sono rimasti chiusi 16 giorni a causa di forti raffiche di vento. Inoltre, si sono avute anche 10 aperture in ritardo/chiusure in anticipo per lo stesso motivo o per forti nevicate. Al netto di tutto ciò, a Lorica si è potuto sciare più di 100 giorni.

Il carico degli impianti.  Nel periodo considerato, si sono registrati 19368 accessi unici giornalieri. Si tratta del numero degli ingressi negli impianti, previo pagamento di un biglietto. E’ come se si fossero venduti 19368 biglietti di diversa tipologia (abbonamenti, giornalieri o ingressi di mezza giornata).

Se da un lato la media è di circa 190 accessi al giorno, dall’altro lato la loro distribuzione è fortemente variabile e concentrata: il valore massimo di accessi/biglietti è pari a 1587 registrato il 27 gennaio 2019, seguito da 1344 (20 gennaio 2019), 1343 (13 gennaio 2019) e da 1177 accessi del 17 febbraio 2019). All’estremo opposto, in 44 giornate gli accessi unici sono stati inferiori a 50 (in ben 16 casi, i biglietti venditi sono stati addirittura inferiori a 10). La figura 1 fornisce qualche informazione sulla concentrazione degli accessi in pochi giorni: il 50% degli accessi totali della stagione è concentrato in 10 giornate. Se a queste se ne aggiungono altre 17, si ottiene che in meno di 30 giorni si è raggiunto l’81% degli accetti totali.

Figura 1

La distribuzione degli accessi per giorno della settimana indica che a Lorica il turismo invernale è concentrato nel fine settimana: gli arrivi di Domenica sono stati 9727, più del 50% del totale. Poiché gli accessi totali di Sabato sono stati 4826 –  equivalenti al 24,9% del totale – si ottiene che tre quarti delle presenze si sono avute nei fine settimana.

Figura 2

La sostenibilità finanziaria della struttura: alcune stime In assenza di dati ufficiali sui ricavi e sui costi degli impianti di Lorica, è difficile pervenire ad una valutazione puntuale sulla sostenibilità economico-finanziaria delle attività direttamente legate agli impianti di risalita.

Tuttavia, è possibile fare alcune stime sulla profittabilità della stagione sciistica 2018-2019. Assumendo che il prezzo medio per “accesso giornaliero” sia pari a 25 Euro, i ricavi ammonterebbero a circa 484mila Euro (19368 accessi x 25 Euro). Se il prezzo medio fosse pari a 30 euro per accesso, i ricavi totali aumenterebbero a 581mila euro(1). Dal lato dei costi, le voci di spesa da considerare sono numerose: le più importanti sono quelle energetiche, per le risorse umane, il costo del carburante, i costi delle squadre di evacuazione e soccorso e i costi annuali di manutenzione. I costi totali oscillano tra 8000 e 10000 euro al giorno. Pertanto, considerando solo i giorni di effettivo utilizzo degli impianti, l’attività nel 2018-2019 ha generato una perdita che oscilla tra 220mila e 400mila euro (2). Si tratta di un servizio che genera perdite, senza mercato e che non riceve l’attenzione da parte dei privati.

Discussione. Non è una novità che le attività direttamente legate agli impianti di risalita generino perdite di esercizio. Accade spesso e ovunque, ma qualche soluzione esiste.

A Lorica, il risultato finanziario di una stagione sciistica sarebbe meno disastroso se gli accessi unici fossero 60mila all’anno (nel 2006-2007 si sono venduti 40 mila ingressi per stagione). Per raggiungere buone prestazioni finanziarie determinate dal target di 60mila utenti, si dovrebbe evitare di registrare mancati ricavi in presenza di elevato innevamento: è il caso verificatosi nel dicembre del 2018 quando gli impianti sono rimasti chiusi per manutenzione. Evidentemente, la manutenzione dovrebbe essere fatta in altri mesi. Una buona pratica gestionale eviterebbe anche il ritardo dell’apertura della struttura per motivi legati all’indefinita governance degli impianti. Qui, la responsabilità è delle istituzioni locali (regionali e comunali). Indipendentemente dalla presenza di innevamento naturale, la data di apertura della stagione 2019-2020 dovrebbe essere nota già da mesi, così come accade ovunque: difficile che gli operatori privati programmino le loro attività in assenza di alcuna informazione ufficiale sull’apertura della stagione. Evidentemente, qualsiasi sia stato il problema, la Regione Calabria e il Comune di Casali del Manco dovevano risolverlo nei mesi scorsi per dare priorità all’annuncio (credibile) sull’apertura degli impianti. Il punto è, quindi, fare capire che la neve è l’opportunità di quel territorio.

Prospettive. Più che raddoppiare gli accessi unici richiede uno sforzo non indifferente (a parità di altre condizioni, dovrebbero essere venduti 5-600 biglietti in ciascun giorno feriale), tant’è che l’obiettivo di 60mila accessi stagionali è incompatibile con l’attuale configurazione della gestione pubblica degli impianti e con la presenza di un frastagliato sistema privato di offerta di servizi legati agli sport invernali.

Da un lato, la gestione pubblica ha pochi incentivi e poca specializzazione per aggredire i mercati di riferimento ed attrarre nuovi clienti. Dall’altro lato, i privati assumono comportamenti di attesa, subiscono l’azione e l’incertezza del pubblico e “aspettano” gli arrivi di chi sceglie spontaneamente di recarsi a Lorica. Pochi sono coloro che vanno alla “ricerca” di nuovi clienti, magari in Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania.

Le soluzioni sono due. La prima soluzione è di mantenere in essere l’attuale separazione della gestione pubblica degli impianti da tutte le altre attività private. In tal caso, i privati dovrebbero consorziasi, creare un sistema integrato di offerta di servizi e aggredire i mercati per attrarre nuovi clienti e generare profitti. L’incremento degli accessi ridurrebbe/annullerebbe le perdite di esercizio legate alla gestione delle strutture. Il grosso inconveniente di questa soluzione è che il “Sistema Lorica” continua ad essere soggetto alle instabilità gestionali del pubblico.

La seconda soluzione è di privatizzare la gestione della struttura, assegnandola a consorziati operatori locali e ad investitori che hanno qualche interesse economico nel’area di riferimento. In tali circostanze, gli obiettivi sono condivisi tra chi gestisce gli impianti e chi opera nella filiera dell’offerta di servizi turistici. Tutti hanno lo stesso obiettivo, che è quello di vendere la “destinazione Lorica”.


Note:
(1) Le ipotesi sul prezzo del singolo accesso tengono conto dei prezzi effettivi praticati dal gestore della struttura e della distribuzione delle presenze durante la settimana.
(2) L’esercizio di stima tiene conto solo delle 102 giornate in cui gli impianti erano fruibili agli utenti. I costi totali aumentano se si considerano i 16 giorni in cui gli impianti sono rimasti chiusi per le cattive condizioni climatiche.


 

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