Studiare in Calabria? lo rifarei

La quasi totalità dei laureati negli atenei calabresi (91,6%) è molto soddisfatta dell’esperienza complessiva maturata e circa l’80% si riscriverebbe nello stesso ateneo. Questo è uno dei risultati emersi dal XXII Rapporto sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati condotto dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea. L’indagine ha coinvolto più di 650 mila laureati di 76 Università italiane ed è stata presentata pochi giorni fa presso la sede del MUR.

A livello nazionale i dati evidenziano una maggiore regolarità degli studi, con un abbassamento dell’età media alla laurea, ed un incremento del tasso di occupazione. Facendo riferimento ai laureati nelle università calabresi, l’indagine AlamaLaurea fornisce importanti dettagli sulla loro esperienza formativa. A tale scopo si fa riferimento ai 6.819 laureati che hanno conseguito il titolo nel 2019 (3.923 di primo livello, 1.626 magistrali biennali, 1220 a ciclo unico, i restanti corsi sono pre-riforma). Il 43,4% dei laureati termina l’Università in corso. L’età media al traguardo è di 26.2 anni. È un dato che risente del ritardo nell’iscrizione al percorso universitario, poiché non tutti i diplomati si immatricolano subito all’Università. Il voto medio è 100,1 su 110.  Il 53,4% dei laureati ha svolto attività di tirocinio e il 5,9% ha compiuto un’esperienza di studio all’estero (Erasmus in primo luogo).

Il 47,4% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari, contro una media nazionale del 65,2%. Questo gap occupazionale segnala le più difficili condizioni che i giovani calabresi incontrano sul mercato del lavoro locale e viene confermato anche dopo gli anni dell’università. Una delle caratteristiche più interessanti dell’indagine Almalaurea è, infatti, quella di fornire un quadro abbastanza aggiornato della condizione occupazionale dei laureati ad uno e a cinque anni dal conseguimento della laurea. Il tasso di occupazione ad un anno dalla laurea per i laureati “triennali” è del 60%. Il tasso di occupazione per i laureati di secondo livello a cinque anni dalla laurea è di circa il 76% con un incremento di circa il 2% rispetto agli intervistati dell’anno precedente.

Occorre anche rilevare che dall’indagine Almalaurea del periodo marzo-giugno 2020 si ottiene, rispetto alla rilevazione del 2019, un calo nel tasso di occupazione. È un risultato che evidentemente risente degli effetti legati all’emergenza sanitaria del Coronavirus. Nei primi mesi del 2020, si registra, inoltre, una forte contrazione delle acquisizioni dei curricula della banca-dati AlmaLaurea, che riguarda tutti i tipi di corso (sia di primo sia, soprattutto, di secondo livello) e tutte le aree del paese.

Dall’indagine AlmaLaurea si ricava, quindi, un quadro di luci e di ombre. Se da un lato, nel 2019 si è registrato un trend positivo nel tasso di occupazione dei laureati calabresi, dall’altro lato esso resta al di sotto di quello registrato dagli studenti degli atenei del Centro-Nord.

Dato l’elevato tasso di soddisfazione riguardo il percorso di studi universitari e considerato che gran parte degli occupati (più del 70%) ritiene che la laurea conseguita sia estremamente utile per il lavoro che sta svolgendo (dato al di sopra della media nazionale), appare ragionevole pensare che il minor successo occupazionale non sia legato ad una peggiore preparazione degli studenti negli atenei della nostra regione. Al contrario, i risultati dell’ultimo Rapporto AlmaLaurea confermano che i laureati calabresi, pur essendo altamente specializzati, hanno difficoltà di entrare nel mercato del lavoro regionale a causa della debolezza dell’economia calabrese.

Si tratta di un fenomeno che, evidentemente, genera elevati costi sia per gli individui sia per la collettività. L’unica soluzione è accettare anche in piena crisi Covid la sfida della modernizzazione e specializzarsi nella produzione di beni e servizi ad elevato contenuto tecnologico che, in quanto tali, richiedono forza lavoro altamente qualificata. È in questa direzione che occorre intervenire oggi per pensare di avere tra 5-10 anni un sistema di imprese in grado di offrire serie prospettive occupazionali ai laureati che desiderano lavorare e vivere in Calabria.


Questa nota è stata pubblicata sul Quotidiano del Sud (Edizione del 16 giugno 2020)


 

 

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