Turismo in Calabria: tra reale e potenziale

E’ ampiamente condivisa l’opinione che il turismo possa essere uno dei pochi settori su cui la Calabria dovrebbe puntare nel brevissimo periodo per uscire dalla fase di bassa crescita che da decenni ne caratterizza lo sviluppo. La recente pubblicazione del XV Rapporto sul Turismo 2018, a cura dell’Assessorato al Turismo della Regione Calabria, offre la possibilità di approfondire alcuni aspetti del sistema regionale di servizi turistici. In particolare, è utile capire la struttura del mercato di chi domanda e di chi offre servizi di alloggio a pagamento e valutare il (dis)equilibrio di questo mercato.

Il sistema di offerta in pillole In Calabria nel 2017 le strutture ricettive sono pari a 3361 con una capienza potenziale di 193518 posti letto. Si tratta di valori superiori a quelli registrati nel 2015 (2931 esercizi e 187764 posti letto) e nel 2016 (3117 strutture ricettive e 188524 posti letto). Si osserva, quindi, un tendenziale aumento della capacità ricettiva della regione e una riduzione della dimensione media delle strutture: il rapporto posti letto/esercizi era pari a 64 nel 2015, 60,5 nel 2016 e 57,6 nel 2017. Analoghi risultati si ottengono se si disaggregano i dati per tipologia di struttura ricettiva: gli alberghi aumentano in numero (da 810 nel 2015 a 840 nel 2017) e in potenziale di posti letto (da 102mila nel 2015 a 104mila nel 2017), ma la loro dimensione media registra una leggera riduzione (da 126 a 124 posti letto per struttura). Nel biennio 2015-2017, le strutture complementari (alloggi agro-turistici, alloggi in affitto, campeggi e villaggi, case per ferie, ostelli, rifugi e B&B) passano da 40 a 35 posti letto per esercizio, anche se esse aumentano numericamente da 2121 nel 2015 a 2521 nel 2017.

Il potenziale “quantitativo” del sistema di ricezione turistica. Questi dati consentono di ottenere una grossolana stima del numero totale di turisti che il sistema regionale di offerta ricettiva potrebbe accogliere per unità di tempo (settimana, mese, anno). Si è detto che nel 2017 i posti letto delle strutture alberghiere sono 104334: in altre parole, il potenziale di ospitalità giornaliera è superiore a 100mila persone. Immaginando che gli alberghi siano aperti 8 mesi all’anno e che la loro capacità di carico sia del 90%, i turisti che potrebbero essere accolti in queste strutture sono 22,5milioni di turisti (=104334*240*0,9). Limitando a 4 mesi all’anno il pieno esercizio dei 139 campeggi/villaggi (con 65736 posti letto) e a 6 mesi l’utilizzo delle altre strutture complementari, i turisti potrebbero essere 7milioni nei campeggi/villaggi e 3,8milioni nelle altre strutture. In sintesi, nell’auspicabile scenario di “piena occupazione” delle strutture, l’offerta ricettiva regionale è in grado di assorbire circa 34 milioni di presenze turistiche all’anno (è chiaro che le strutture ricettive sono state finanziate e costruite con l’obiettivo di massimizzarne l’utilizzo).

La domanda di servizi turistici. Dal lato della domanda, i turisti che sono arrivati in Calabria nel 2017 sono stati di poco inferiori a 1,8milioni, di cui 317mila stranieri (il 17,6% del totale). Poiché nel 2016 gli arrivi nelle strutture ricettive sono stati 1,6milioni, l’incremento registrato nel 2017 è di circa 200mila persone (pari al 12,2%). Questa variazione annuale positiva replica la crescita degli arrivi che si è osservata nel corso degli ultimi 4 anni (nel 2014 gli arrivi erano 1,4milioni, mentre nel 2015 sono stati poco meno di 1,5milioni) ed è dovuta sia alla componente di turisti italiani (1,16milioni del 2014 e 1,48milioni nel 2017) sia alla componente estera (241mila nel 2014 e 317mila nel 2017). Gli arrivi nel 2017 hanno generato 9milioni di presenze presso le strutture ricettive, di cui 2milioni sono legate ai soggiorni degli stranieri. Anche in questo caso si registra un incremento del fenomeno in esame rispetto agli anni immediatamente precedenti: nel 2016 le presenze sono state 8,5milioni, nel 2015 8,1milioni e nel 2014 7,7milioni. Dal 2014 al 2017 l’incremento delle presenze è stato, quindi, di circa 1,26milioni (+16%), di cui 860mila (+14%) di italiani e circa 400mila unità (+24%) di stranieri. Sebbene i volumi dei movimenti turistici siano relativamente bassi, l’analisi di questi dati segnala la presenza di qualche forma di dinamismo nel settore.

La misura del disequilibrio del mercato. Non è immediato prevedere quanto potrà essere l’apporto del turismo alla produzione di ricchezza regionale in un ipotetico equilibrio di lungo periodo, ma è certo che oggi esiste una significativa distanza tra la produzione effettiva generata dal settore e quanto potrebbe realizzare in presenza di un buon funzionamento del mercato. Per dare una misura dei margini di miglioramento del settore, si pensi che i posti letto disponibili in Calabria (193518) sono in grado di soddisfare in meno di due giorni la domanda proveniente dai turisti stranieri osservata nel corso di tutto il 2017 (317mila persone). Le presenze effettive del  2017 ammontano a 2 milioni, ossia la 17-esima parte di quelle potenziali (34milioni di presenze). Oppure, immaginando che solo una parte delle strutture sia “dedicata” ai turisti stranieri (diciamo 70000 posti letto) e supponendo 100 giorni di “piena” attività delle strutture, le presenze di stranieri potrebbero essere 7milioni, equivalenti a più del triplo di quelle (2milioni) registrate nel 2017.

Qualche implicazione. Pur nella loro semplicità, questi esercizi numerici segnalano quanto intensa e variegata debba essere l’azione di chi opera nel settore per tentare di colmare la distanza che si registra tra l’attuale funzionamento del mercato turistico e quello potenziale. E’ certo che in Calabria non abbiamo vincoli di offerta e, quindi, è poco opportuno investire ulteriori risorse pubbliche per aumentare l’offerta ricettiva. Piuttosto, su questo fronte, l’azione istituzionale deve essere orientata al controllo e all’indirizzo degli standard qualitativi dei servizi offerti nelle varie strutture, in modo da soddisfare la domanda sempre più articolata proveniente dai turisti. La storia recente indica anche che l’azione di promozione non deve essere affidata solo al settore pubblico, ma deve essere non generalista e, soprattutto, deve coinvolgere i privati. Questi ultimi hanno un ruolo determinante non solo nella fase dell’offerta di servizi altamente professionali, di qualità e a prezzi equi, ma anche nella fase di costruzione delle identità dei luoghi, che oggi caratterizzano tutti i sistemi territoriali a maggiore attrattività e che sono in grado di intercettare quote importanti dei flussi turistici mondiali (anche di quelli di nicchia). In estrema sintesi, per colmare i ritardi del settore, la semplice regola da seguire potrebbe essere la seguente: al pubblico si affidino solo le pre-condizioni per lo sviluppo (meglio se eco-sostenibile) dei contesti locali, ai sistemi integrati e alle reti tra privati si affidi tutto il resto.


(questo saggio è stato pubblico sul Quotidiano del Sud (edizione del 16 Giugno 2018)


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