Valutare il POR Calabria non è una sanzione, ma un’opportunità

La discussione di questi giorni relativa alla valutazione dell’impatto reale delle politiche pubbliche è pregevole, poiché pone in evidenza molti spunti che meritano qualche  approfondimento. L’esito della discussione è meritorio, se non altro perché assolve alla necessità di fare un po’ di divulgazione della cultura della valutazione in Calabria. Questa nota riprende solo tre questioni che il Dott. Praticò (Dirigente Generale del Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaira della Regione Calabria) ha inteso porre nella primissima parte del suo intervento pubblicato sul Quotidano del Sud, a mò di replica al contributo “L’impatto del POR Calabria: una valutazione poco smart“.

La novità della valutazione e i valutatori

La prima esplicitazione tenta di capire se la valutazione è o non è un novità per i programmi dei fondi strutturali.  A parole non lo è. Nei fatti lo è.  In altri termini, qualcuno può dire qual è stato l’apporto addizionale determinato da una singola misura del POR Calabria 2007-2013?  Se la valutazione non fosse una novità, questa domanda avrebbe un elevato numero di risposte (almeno pari al numero di interventi ricadenti nel ciclo di programmazione 2007-2013). E’ anche importante ragionare sul brevissimo passaggio legato a chi deve fare la valutazione. L’idea che le “piccole società di ricerca”, non solo le Università (io aggiungerei anche le grosse società di consulenza), debbano occuparsi di valutazione è abbastanza ovvia e, quindi, condivisibile. Tuttavia, a parità di competenze, la condizione da salvaguardare è che, se sono regionali e se la politica è locale, le “piccole società di ricerca” devono, garantire l’indipendenza. Non devono esistere legami diretti e/o indiretti tra proprietà/management privato e la Regione Calabria. Questa indipendenza non deve essere solo formale, ma deve essere valutata nella sostanze delle cose, esprimendo giudizi di opportunità.

I giudizi di un tribunale

Il terzo elemento, a mio parere, di forte criticità è basato sull’assunto che l’esito della valutazione possa essere usato dai policy maker e possa generare ”discussione aperta” se riguarda lo studio di “tematiche di interesse” e non si limita “all’applicazione di metriche e approcci metodologici equiparati al giudizio di un tribunale”.  In base a questa ipotesi, sembrerebbe che chi fa valutazione di impatto con l’approccio controfattuale focalizzi l’attenzione su temi di scarso interesse e produca incontrovertibili sentenze, frutto di chissà quali alchimie metodologiche. Non è cosi. Alcuni esempi aiutano a capire di cosa stiamo parlando (i numeri sono casuali). Non è chiaro perche non dovrebbe essere una “tematica di interesse” capire se, e in che misura, l’occupazione di ricercatori nelle imprese dipende da una specifica azione del POR Calabria. E’ di interesse sapere che questa misura ha causato un incremento del 10% dei ricercatori nelle imprese, per esempio, della rete dei Poli rispetto alle imprese non appartenenti ad alcun regime di aiuto? In modo analogo, è di interesse sapere se un ipotetico aiuto al reddito dei disoccupati calabresi di lungo periodo ha determinato una ricollocazione nel mercato del lavoro del 75% dei beneficiari  (rispetto ai disoccupati esclusi dalla politica)? E’ utile capire se un corso di formazione professionale genera occupazione dei corsisti ad un tasso del 40% in più rispetto ai non corsisti? E’ utile o banale sapere se le innovazioni di prodotto e/o di processo delle imprese calabresi aumentano del 60% in più rispetto alle imprese escluse dal bando di “sostegno all’acquisizione dei servizi innovativi”? Gli esempi potrebbero essere innumerevoli, cosi come innumerevoli sono i bandi che la Regione Calabria attiva in ogni ciclo di programmazione. Fornire risposte a questi quesiti è estremamente utile, non solo perché si tratta di “tematiche di interesse” per l’intera collettività, ma anche perché avere misure quantitative dell’impatto della politica serve al policy making per comprendere e validare le scelte passate e ri-indirizzare (se necessario) i successivi interventi. La valutazione non è una sanzione. Non è una minaccia. E’ la fase che chiude un intervento di politica economica, traducendone in numeri la rilevanza per il territorio.

La metrica sul passato, per il futuro

Numeri e grandezze misurabili. Ecco cosa restituisce al policy making la valutazione di impatto col metodo del controfattuale. Misure e valori relativamente semplici da comprendere. Non interessa conoscere il processo per arrivare a quel risultato: la metrica serve per produrlo e nulla ha a che vedere con il “giudizio di un tribunale”. Essa è uno strumento che l’analista utilizza per rispondere ad un quesito di generale utilità. Può impiegare mesi e mesi e utilizzare metodi complicati per giungere ad una conclusione, ma ciò che rende attraente quel mondo è la semplicità del risultato che genera. Semplice e comprensibile ai più. E’ una metrica che prende seriamente in considerazione il quesito “che cosa sarebbe successo in assenza della politica?”. Se a questa domanda si rispondesse che, in assenza della politica, le dinamiche che osserviamo si sarebbero comunque realizzate (e il controfattuale può fornire simili risposte), allora la “tematica” inutile sarebbe tutta la programmazione. In tal caso, non si tratterebbe di andare in tribunale, ma più realisticamente di prendere coscienza del fatto che qualcosa in passato non ha funzionato, o ha funzionato poco, e che, quindi, occorre introdurre modifiche per evitare che gli errori persistano.  Cose semplici, condivise in questa settimana anche dal commissario europeo alle politiche regionali, Corina Cretu, quando auspica che la «Campania, Sicilia e la Calabria apprendano dall’esperienza del passato» [1]; [2].  Una bordata, direi, da parte di un’autorità di peso nello scacchiere comunitario all’operato della Regione Calabria. L’ennesima. Il punto è che la Calabria conosce pochissimo “se” e “quanto” hanno funzionato le passate politiche. La grossa novità per gli attuatori del POR Calabria 2014-2020 sarebbe, quindi, quella di individuare una corretta procedura per ottenere credibili misure del reale impatto delle politiche regionali dei prossimi 5-6 anni. Una rivoluzione di metodo e di merito, su cui sarebbe importante continuare la discussione.


Questo contributo è sato pubblicato sul Quodidinao del Sud (Calabria) il 12 Ottobre 2016

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